Separazione carriere e sentenze divisive: scontro a tutto campo

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


Giustizia

di Ivano Tolettini





Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Il tema della giustizia rimane centrale in Parlamento e nel Paese. Sia che si parli di separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, sia che l’opinione pubblica discuta sentenze che sono divisive: dallo sconto dell’ergastolo al duplice assassino che va “umanamente” capito, al ragazzo assolto per avere ucciso con decine di coltellate il padre padrone che angariava la madre. Si dirà che non potrebbe essere diversamente in uno Stato di diritto, dove l’osservanza delle regole e le modalità di applicazione vanno a braccetto in una democrazia ordinata, dove nessuno è al di sopra delle norme (legibus solutus), sia che le applichi sia che le subisca.

GIUDICI E PUBBLICI MINISTERI – È la riforma tanto cara a Forza Italia, e al fondatore Silvio Berlusconi, che potrebbe vedere la luce per prima rispetto all’Autonomia e al Premierato, gli altri due cavalli di battaglia del centrodestra: mastice del programma elettorale. Se le toghe con il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario sono pronte allo sciopero per rafforzare la loro contrarietà, il governo Meloni va avanti per la propria strada forte di una maggioranza che condivide il nuovo perno giudiziario. “Siamo grati alla Costituzione e la difenderemo – spiega Santalucia – non ci faremo scrupolo di scioperare se servirà a rendere più forte una voce di contrarietà”. Replica il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, per il quale “ Santalucia non riesce a spiegare perché prevedere due Consigli superiori della magistratura, uno per i Pm e uno per i giudici, dimezzerebbe le loro garanzie di autonomia e di indipendenza”. E incalza Santalucia perché ritiene che il suo discorso sia “capzioso e specioso”. Da parte sua l’Anm replica che di fatto la separazione delle carriere è nei fatti, visto che soltanto pochi magistrati passano ogni anno da un ruolo all’altro, e c’è il rischio che con la riforma si crei una Superprocura, che per attenuarla tra qualche anno il governo la porterebbe sotto l’ombrello del potere esecutivo. “Si sta facendo un processo alle intenzioni. Pensavo si fosse estinto con l’Unione sovietica, ma forse mi sbagliavo”, controbatte sul punto il sottosegretario Del Mastro.

SENTENZE E ALLARME – Il verdetto che fa più discutere è senz’altro quello della Corte d’Assise di Modena che ha inflitto 30 anni di reclusione a Salvatore Montefusco, anziché l’ergastolo, perché gli sono state concesse le attenuanti generiche. Tra le attenuanti considerate, quella che le vittime “lo umiliavano e agì per motivi umanamente comprensibili”. La reazione della politica è stata unanime, da destra a sinistra. La ministra Roccella parla di “un danno alla lotta contro i femminicidi”, mentre Carolina Morace del M5S sottolinea “il grave passo indietero, la violenza di genere è ancora imperante in Italia”. E Mara Carfagna (Noi Moderati) osserva che “questa è la logica che può portarci alla riabilitazione del diritto d’onore”. Tant’è che l’associazione “Donne in Rete” ieri sottolinea: “È importante premettere che la Cedu, la Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo, ha condannato l’Italia per la resistenza di stereotipi e pregiudizi di stampo sessista e per un linguaggio che non ha riconosciuto i diritti delle donne e ha rappresentato le relazioni tra uomini e donne secondo schemi che dovrebbero essere superati. Sono proprio questi gli aspetti che ritroviamo nelle motivazioni della sentenza di Modena e si può verificare, in diversi passaggi, che la sentenza adotta completamente il punto di vista del femminicida, lo comprende, lo asseconda, mentre manca la lettura dell’asimmetria di potere”. Quanto ad Alex Cotoia di Torino, assolto dall’accusa di patricidio per legittima difesa, la madre sospira: “Ringrazio i giudici di avere capito che sarei stata l’ennesima vittima di un femminicidio, se Alex non mi avesse salvata. Senza di lui io sarei morta”. E Martina Semenzato, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, analizza che ci sono “avvilenti dicotomie nei giudizi della magistratura. Un passo in avanti con la sentenza di Torino a favore di Alex Cotoia, un deciso passo indietro con la sentenza della Corte di Assise di Modena”.


Torna alle notizie in home





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link