Nuova crisi a Trieste, l’U-blox (cellulari) annuncia la chiusura: in 200 verso il licenziamento

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Dopo i recenti casi di Wartsila, Tirso e Flex, su Trieste si abbatte una nuova crisi con altri duecento posti di lavoro a rischio. Questa volta tocca U-blox di Sgonico. La multinazionale svizzera delle telecomunicazioni ha ufficializzato la decisione di dismettere il ramo internazionale della telefonia cellulare: una decisione che a Trieste comporterà il licenziamento di tutti i 197 dipendenti, attivi non nella produzione ma nell’ambito ricerca&sviluppo.
La strategia del gruppo U-Blox è contenuta in una comunicazione ufficiale, in cui l’azienda annuncia «la decisione strategica di eliminare gradualmente la telefonia cellulare». La società che fornisce tecnologie e servizi di comunicazione wireless spiega di volersi concentrare piuttosto sui sistemi satellitari globali di navigazione, «sfruttando le sue risorse tecnologiche e affrontando le opportunità in espansione nel mercato del posizionamento globale, inclusi veicoli autonomi, Internet of thing e applicazioni di tracciamento. Si prevede che questa strategia rafforzerà la posizione di U-blox come fornitore leader di livello mondiale. Dopo un’attenta valutazione, U-blox ha concluso che la graduale dismissione dell’attività Cellular è la soluzione più praticabile per garantire l’attenzione strategica a lungo termine e l’efficienza operativa dell’azienda».

Il ramo dei cellulari conta oltre 200 dipendenti nel mondo, pressoché interamente concentrati a Trieste. La società chiarisce che questo settore, nel primo semestre 2024, ha prodotto una perdita Ebit di circa 16 milioni di euro. Il ceo Stephan Zizala afferma che «i nostri sforzi per trovare un percorso praticabile per il business Cellular non hanno funzionato, inclusa l’esplorazione di una potenziale vendita, portandoci alla decisione di eliminare gradualmente questo business. Faremo del nostro meglio per supportare i nostri dipendenti, clienti e partner interessati da questa decisione. U-Blox avvierà la transizione immediatamente. Si prevede che la maggior parte delle azioni di riduzione dei costi saranno eseguite nel 2025».

La notizia è arrivata senza alcun preavviso di crisi per il sito di Sgonico. «Siamo in una fase interlocutoria – spiega l’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen – e stiamo cercando di comprendere le dinamiche che guideranno il percorso dell’azienda. L’impegno è massimo». Le crisi aziendali si moltiplicano, ma Rosolen ritiene che «il problema non è il territorio: il settore telecomunicazioni sta mutando radicalmente e i movimenti del mercato da parte di operatori internazionali ricadono purtroppo sui territori».

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Il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti sottolinea che «anche per questa crisi vedremo la migliore possibilità di gestione, d’intesa con la Regione. Ora cercheremo di capire la situazione e le competenze dei dipendenti». Rispetto alle difficoltà emerse sul territorio, Agrusti dice che «non esiste un destino di declino per Trieste, ma siamo davanti a crisi che covavano da tempo e che sono singolin casi congiunturali: per Tirso una soluzione pare alla portata e per Flex stiamo lavorando».

Oggi, mercoledì 15 gennaio, un consulente dell’azienda ha comunicato le decisioni ai sindacati, senza chiarire i tempi della dismissione e le modalità che saranno prescelte per accompagnare l’uscita dei dipendenti. La Rsu del sito è interamente nelle mani dell’Usb, che rileva in una nota come «fino a dicembre l’azienda parlava di un piano di recupero, ma alla fine della procedura rimarrà un manipolo di lavoratori. Attendiamo convocazione formale dell’azienda tra due settimane per iniziare un percorso di confronto in rispetto di leggi e contratto collettivo. Il nostro territorio sta avendo una debacle industriale sempre più profonda: non è ancora entrato nel vivo della discussione il tavolo ministeriale di Flex ed ecco che si affaccia oggi la crisi U-Blox».

La Fiom Cgil chiede con Antonio Silvestri e Chiara Lucchetto che «il possibile licenziamento di circa 200 lavoratori e ricercatori qualificati, eccellenza nel territorio nazionale, deve essere smentito e rientrare dentro una logica che salvaguardi professionalità, intelligenze e preziosi posti di lavoro. Va aperta una discussione profonda a Trieste: bisogna fermare l’emorragia di posti di lavoro e non è più rinviabile affrontare quale futuro si possa immaginare per la città». Per il collega della Uilm Antonio Rodà, «l’annuncio della crisi in U-blox conferma il quadro precario nel quale versa il tessuto industriale del territorio. Privi di una politica industriale che metta al riparo settori strategici della nostra industria, la situazione non può che continuare a peggiorare».



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