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Il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ha annunciato durante una conferenza stampa a Doha che Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco all’interno dei negoziati, mediati dal suo paese, che in questi giorni erano alle ultime fasi. Al-Thani ha detto che il cessate il fuoco comincerà domenica 19 gennaio, a un orario ancora da definire, e prevede tre fasi.
Nel pomeriggio rappresentanti di Hamas avevano detto a vari media internazionali che il gruppo aveva accettato le condizioni, comunicandolo ai mediatori. Anche alcuni funzionari israeliani avevano confermato ai media locali i progressi sull’accordo, ma l’ufficio del primo ministro, Benjamin Netanyahu, avevo detto con un comunicato che restavano alcuni dettagli da definire, e che si aspettava ciò avvenga in serata. Israele deve ancora accettare formalmente l’accordo, con un voto del governo. Al-Thani ha detto che entrambe le controparti hanno accettato le condizioni.
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar, che era in visita diplomatica in Italia, tornerà in anticipo nel paese per partecipare alla riunione e al voto del governo sull’accordo, previsto giovedì mattina. Per diventare effettivo, l’accordo dovrà essere approvato sia dal più ristretto gabinetto di sicurezza (di cui fanno parte tra gli altri, oltre a Benjamin Netanyahu, i ministri della Difesa e degli Esteri) sia dai ministri del governo israeliano.
Anche funzionari del governo degli Stati Uniti, uno dei paesi che hanno partecipato ai negoziati come mediatori, avevano detto che l’accordo era imminente, e l’aveva dato per fatto anche il presidente eletto Donald Trump con un post sui social in cui ha sostenuto che gli ostaggi «saranno liberati presto». Mercoledì sera il presidente uscente, Joe Biden, ha confermato l’accordo dicendo che è il risultato di un impegno diplomatico statunitense «ostinato e minuzioso». In un discorso Biden ha poi detto che «non c’era un altro modo in cui questa guerra poteva finire senza un accordo sugli ostaggi» e, definendo «un inferno» la situazione a Gaza, che «troppe persone innocenti sono morte».
Il governo di Gaza, guidato da Hamas, ha detto agli abitanti della Striscia di attendere la proclamazione ufficiale del cessate il fuoco prima di spostarsi. In varie parti di Gaza ci sono già stati festeggiamenti. A Tel Aviv c’è stata una manifestazione delle famiglie degli ostaggi per chiedere al governo di approvare l’accordo.
L’accordo prevede una prima fase in cui sarà in vigore per 42 giorni un cessate il fuoco, durante il quale Hamas dovrebbe liberare 33 ostaggi vivi tra cui principalmente donne, bambini, anziani e civili feriti. Israele dovrebbe a sua volta liberare centinaia di prigionieri palestinesi e ritirare le proprie truppe dalle aree più densamente abitate della Striscia. Dovrebbe inoltre permettere ai civili palestinesi di tornare nel nord della Striscia, cosa che da mesi sta sistematicamente impedendo. Infine sempre Israele dovrebbe permettere un aumento delle consegne di aiuti umanitari: fino a 600 camion al giorno dovrebbero poter entrare nella Striscia per consegnare beni di prima necessità.
Nella prima fase del cessate il fuoco però le truppe israeliane potranno continuare a occupare il corridoio Philadelphi, sul confine sud della Striscia (vicino all’Egitto), ma riducendo progressivamente la loro presenza militare. Dovranno ritirarsi invece dal corridoio Netzarim, che si trova a sud della città di Gaza e attraversa la Striscia da ovest a est.
I dettagli delle due fasi successive non sono ancora chiari. L’accordo dà comunque diverse indicazioni su quello che dovrebbe succedere: nella seconda fase Hamas dovrebbe rilasciare tutti gli altri ostaggi in cambio di altri prigionieri palestinesi detenuti in Israele, e Israele dovrebbe completare il ritiro di tutte le sue truppe dalla Striscia. Infine, nella terza fase Hamas dovrebbe consegnare i corpi degli ostaggi morti durante la prigionia e cominciare l’attuazione di un piano per la ricostruzione di Gaza (ancora da definire).
L’accordo è stato negoziato da mediatori di vari paesi, tra cui appunto il Qatar (dove in questi giorni si stanno svolgendo gli incontri) e gli Stati Uniti. Agli incontri più recenti ha partecipato anche Steve Witkoff, l’inviato per il Medio Oriente scelto dal prossimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
La guerra nella Striscia di Gaza prosegue da oltre un anno: era iniziata il 7 ottobre del 2023 con l’attacco terroristico senza precedenti di Hamas in territorio israeliano. Successivamente decine di migliaia di civili palestinesi sono stati uccisi dai bombardamenti e dagli attacchi israeliani, e gran parte delle abitazioni e delle infrastrutture della Striscia è stata distrutta. Le negoziazioni per un cessate il fuoco andavano avanti da mesi, ma finora si erano sempre concluse con un nulla di fatto.
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