17 miliardi risparmiati in 5 anni da usare per sanità, scuola, tasse

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Avanti con «costanza e determinazione». Senza cambi di rotta, tantomeno di squadra. È una Giorgia Meloni soddisfatta quella che a metà pomeriggio decolla verso Abu Dhabi, dove questa mattina parlerà di come «ripensare la sicurezza energetica attraverso connessioni intercontinentali», prima di un bilaterale con lo Sceicco Mohamed bin Zayed. Lo è soprattutto per un motivo: le «buone notizie» sul fronte di immigrazione e conti pubblici. Successi riconosciuti come tali anche «dagli organi di stampa», dice Meloni ai colleghi in apertura del Cdm. Il calo dello spread, che farà risparmiare «10,4 miliardi di euro» nel prossimo biennio «rispetto a quanto avevamo previsto». E soprattutto il crollo dell’immigrazione clandestina, con i numeri degli sbarchi tornati «al livello più basso dal 2021», quando «i flussi risentivano ancora della pandemia». Risultati di cui, esulta Meloni elogiando il lavoro fatto, «dobbiamo essere fieri».

L’AVVISO

Parole che gli altri membri dell’esecutivo non possono che condividere, tanto più che i traguardi vengono presentati come «frutto della credibilità e dell’affidabilità» di tutta la squadra. Ma che a molti dei presenti suonano come un avviso ai naviganti. Un altolà indiretto, ma comunque deciso, rispetto a chi più o meno velatamente suggerisce che la premier potrebbe coinvolgere maggiormente i suoi ministri, condividendo oneri e onori più di quanto fatto finora. Specie sulle partite che contano. Ma quello di Meloni viene letto soprattutto come un nuovo stop alle ambizioni di chi come il vicepremier leghista Matteo Salvini non nasconde di sperare oggi o domani in un rimpasto. Un rimescolamento delle carte, che lo issi di nuovo in sella al Viminale.

Non avverrà, sembra mettere in chiaro ancora una volta la premier. La leader di Palazzo Chigi elogia «l’inversione di tendenza che abbiamo impresso nel governo dei flussi migratori». Un cambio di scenario, rispetto all’impennata di sbarchi del 2023, che si deve quasi interamente al «calo degli ingressi sulla rotta del Mediterraneo centrale», dunque al crollo di partenze da Libia e Tunisia. Due dei Paesi che il governo e Meloni in prima persona, col supporto della Farnesina di Antonio Tajani ha messo al centro della strategia del piano Mattei. Ma se anche gli arrivi su altre rotte come quella balcanica sono diminuiti, per Meloni la ragione va sempre cercata nel «grande lavoro che il nostro governo ha intrapreso in questi anni, e che sta dando ottimi risultati», a cominciare dalla “moral suasion” sulla Commissione Ue per mettere il contrasto all’immigrazione illegale al centro dell’agenda. Corollario: il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sta lavorando bene, per la premier. E se mai qualcuno nutrisse ancora dei dubbi non c’è ragione di pensare a cambiamenti.

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L’altro motivo di soddisfazione su cui Meloni si sofferma in cdm è il calo dello spread. Il differenziale coi titoli di stato tedeschi infatti è risultato «inferiore in media di 30 punti l’anno rispetto a quanto previsto nel Piano strutturale di bilancio 2025», avverte Meloni citando i dati dell’ufficio parlamentare di Bilancio. Con un risparmio stimato in più di 17 miliardi in cinque anni. Soldi che ora potranno essere investiti «nella sanità, nella scuola, nel sostegno dei redditi più bassi, nel taglio delle tasse, negli investimenti nelle infrastrutture», elenca.

La premier è insomma convinta che i risultati degli sforzi stiano cominciando ad arrivare. Sul piano economico come su quello diplomatico, con l’Italia mai così vicina alla nuova amministrazione americana. Ed è su questo doppio fronte che la premier intende continuare a spingere, a cominciare dalla missione di oggi negli Emirati. Per Meloni è il terzo viaggio in due anni, dopo che i rapporti erano stati rinsaldati nel 2023 da una visita definita da entrambi i lati «oltre le aspettative». E chissà che alla riuscita della nuova trasferta non contribuisca anche il fatto che la premier festeggerà qui il suo 48esimo compleanno, evento che di certo oggi non verrà ignorato dallo Sceicco bin Zayed. Abu Dhabi del resto è un partner strategico, per Roma. Per le politiche energetiche (oggi Eni firmerà un’intesa), per l’interscambio, ma anche per il piano Mattei, volto a favorire gli investimenti in Africa.

 





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