Qual è la verità delle modifiche del Tfr? La principale modifica che interessa il Tfr è il silenzio-assenso, che non è stato inserito in Manovra ma potrebbe arrivare in corso d’anno con un apposito decreto
La proposta permette ai lavoratori dipendenti che lasciano il proprio Tfr in azienda per un tempo di sei mesi di scegliere se continuare a versalo lì o se preferiscono destinarlo al fondo di categoria. Se durante questo periodo, il lavoratore non dichiara nulla, diventa silente e il Tfr passa automaticamente nel fondo pensione.
Si tratta, però, di una modifica di cui, in realtà, non beneficerebbero i lavoratori. Cerchiamo di seguito di spiegarne il motivo.
- Chi ci guadagna realmente con le ultime modifiche del Tfr
- Per riassumere…
Chi ci guadagna realmente con le ultime modifiche del Tfr
La proposta (della Lega) di destinare automaticamente un quarto del Tfr alla previdenza integrativa, per un modesto aumento della pensione finale penalizzerebbe, in realtà, i lavoratori, soprattutto i più fragili e le imprese, assicurando, però, maggiore liquidità allo Stato, trasferita dalle casse aziendali.
Come spiegato su lavoce da Simone Ferro, ricercatore presso il Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Milano, il trasferimento automatico del 25% del Trattamento di fine rapporto alla previdenza integrativa riguarderebbe gli accantonamenti successivi all’introduzione della norma e non quelli già versati, sarebbe obbligatorio per i neoassunti, interesserebbe i lavoratori del settore privato, quindi non tutti, e non comporterebbe alcun esborso da parte dello Stato.
La pensione integrativa viene, infatti, completamente finanziata dagli stessi lavoratori e la modifica servirebbe proprio per garantire loro pensioni più alte. Ma in realtà l’aumento sarebbe irrisorio.
Prendendo, per esempio, il caso di un lavoratore di 56 anni che ha un reddito lordo annuo di 30 mila euro e a cui mancano dieci anni alla pensione, il Tfr accantonato sarebbe di circa 2 mila euro annui, mentre i contributi pensionistici di circa 10 mila euro.
Secondo la nuova proposta, si dovrebbe destinare un quarto dell’accantonamento, cioè 500 euro annui nell’esempio, alla pensione integrativa e questo trasferimento, al momento della pensione, comporterebbe un aumento di appena 23 euro al mese lordi.
Non sembra, dunque, molto conveniente, gli incrementi sarebbero molto bassi.
Bisogna poi considerare, come secondo elemento importante da non trascurare, che il Tfr rappresenta una liquidità immediata quando cessa un rapporto di lavoro, per qualsiasi motivo ciò accada, se per dimissioni, per licenziamento o per pensionamento, perché viene interamente liquidato.
Inoltre, su richiesta del lavoratore, il datore di lavoro può anche anticipare parte del Tfr per una serie di motivi previsti dalla legge.
Se, però, il Tfr viene destinato ad un fondo pensione, non si può sempre riscuotere interamente. L’esperto ha, infatti, spiegato che è vero che molti casi si possono riscattare i contributi versati per la pensione integrativa, ma in maniera molto più lenta rispetto all’anticipo del Tfr da parte del datore di lavoro, e solo in casi specifici, per esempio per l’acquisto o la ristrutturazione di casa, per nascita di un figlio, ecc, è anche vero che non si può convertire l’intera somma versata nella previdenza complementare in capitale.
La modifica al Tfr avrebbe, infine, conseguenze anche sulle piccole e medie imprese, che possono utilizzare gli accantonamenti Tfr come fonte di liquidità contro il riconoscimento di un interesse per il lavoratore.
La proposta del silenzio-assenso ridurrebbe tale liquidità trasferendola ai fondi pensione, che, dal canto loro, investono largamente in titoli di stato italiani e contribuiscono, dunque, al finanziamento della spesa pubblica.
Per riassumere…
Dunque, il vero vantaggio della nuova proposta non sarebbe tanto assicurare pensioni più alte ai lavoratori dipendenti, e gli aumenti sarebbero comunque irrisori con il trasferimento di parte del Tfr ad un fondo pensione, ma il guadagno dello Stato, perché il trasferimento di liquidità dalle imprese ai fondi pensione andrebbe a sostegno della spesa pubblica.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link