Le start up italiane tornano a crescere

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Crescono gli investimenti nelle start up – Archivio

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È stato un 2024 particolare per le start up italiane. Basti pensare che, dopo quasi 12 anni dallo Startup Act – il primo decreto sulle aziende innovative emanato nel 2012 dal governo Monti – il Mimit-Ministero delle Imprese e del made in Italy ha pubblicato in Gazzetta ufficiale la nuova legge sulla concorrenza, contenente un rinnovo del quadro legislativo delle imprese che guardano al futuro. Il pacchetto di regole è denominato Scaleup Act. Obiettivo: far crescere le start up innovative. E si prospetta anche un testo unico di regole e un garante. Favorire un nuovo e corretto approccio culturale agli investimenti, accrescere la competitività dell’Italia in Europa e dell’Ue sulla scena globale, adottare condizioni di investimento vantaggiose per i nuovi imprenditori. Il nuovo progetto, fortemente voluto dal ministro Adolfo Urso, riscrive il perimetro di azione e definisce le regole e le condizioni, in linea con le pratiche internazionali più mature, che le start up devono soddisfare per essere supportate.

L’anno scorso gli investimenti in Italia ammontano a circa 1,493 miliardi di euro, registrando una buona ripresa (+32%) rispetto al valore totale consuntivo del 2023 (1,131 miliardi), pur risultando tuttavia ancora ben al di sotto del consuntivo record del 2022 (2,160 miliardi). È quanto emerge da una ricerca dell’Osservatorio Startup & Scaleup Hi-Tech del Politecnico di Milano. Gli investimenti da parte di attori formali, tra cui fondi venture capital indipendenti, fondi corporate venture capital aziendali e fondi governativi, mostrano un’ottima crescita (+42%) rispetto al 2023. Il dato conferma il ruolo infrastrutturale assunto dal comparto formale, sia a livello istituzionale che indipendente. In ripresa anche gli investimenti corporate, strutturati o meno all’interno di fondi di corporate venture capital, a testimonianza del maggior coinvolgimento delle imprese consolidate. Nel 2024, la percentuale di round che hanno coinvolto le corporate è cresciuta significativamente.

I finanziamenti da attori informali, che includono venture incubator, family office, club deal, angel network, independent business angel, piattaforme di equity crowdfunding, aziende non dotate di fondo strutturato di corporate venture capital e nuove forme di venturing quali Startup Studio e Venture Builder, risultano la seconda componente per valore complessivo e mostrano una ripresa più contenuta rispetto al 2023 con una crescita del +10%. La ripresa più limitata è strettamente collegata alla situazione contestuale, dove l’aumento dei tassi di interesse ha penalizzato il profilo rischio-rendimento delle startup come asset class (in particolare, si rileva un trend negativo rispetto al segmento dell’equity crowdfunding).

I finanziamenti internazionali, terza e ultima componente, mostrano una leggera ripresa (+30%) dopo il crollo del 2023. In ripresa anche la presenza di investitori internazionali nei principali round di finanziamento, un segnale di fiducia nei ‘campioni’ dell’ecosistema italiano. Tuttavia, è importante sottolineare che anche a livello europeo il mercato è in una fase di transizione, con una scarsità dei finanziamenti.

Premio Miotto, aperte le iscrizioni

Sono aperte le iscrizioni per la nuova edizione del Premio Start Up d’Impresa Luciano Miotto, iniziativa ideata da t2i – Trasferimento Tecnologico e Innovazione, società consortile partecipata dalle Camere di Commercio di Treviso-Belluno | Dolomiti, di Verona e di Venezia-Rovigo, in ricordo dell’ingegnere Luciano Miotto, imprenditore visionario, aperto al futuro e all’innovazione, prematuramente scomparso nell’estate del 2018.

Il progetto nasce con l’obiettivo di promuovere la digitalizzazione e l’innovazione italiana, incoraggiando la sinergia tra start up, centri di ricerca e imprese, favorendo in particolar modo le giovani startup innovative con il maggior potenziale di crescita. Una missione che, da sempre, vede impegnata t2i tramite l’azione dell’Incubatore Certificato, il primo Incubatore certificato pubblico partecipato completamente dal sistema camerale veneto (accreditato presso il Mimit): nel 2023 sono state infatti 47 le start up e le pmi innovative incubate, 600 i colloqui di orientamento e 600 le ore di consulenza personalizzata per l’avvio di nuove imprese, il tutto per un capitale erogato di oltre 700mila euro.

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Aperto a progetti imprenditoriali provenienti da tutta Italia, il bando è rivolto a singole persone, team di progetto o nuove imprese che offrano o intendono offrire soluzioni innovative nei seguenti settori: Hitech&Digital; industria 5.0 e intelligenza artificiale; innovazione sociale ed economia circolare; tecnologie e innovazione per l’internazionalizzazione; sostenibilità ambientale, economica e sociale; Green economy.

Sempre nell’ambito di questa edizione, torna anche il Premio Speciale Startup Femminile, nato per conferire un riconoscimento alle giovani imprese il cui nucleo (soci e quote di partecipazione) è composto almeno al 51% da donne. Novità di quest’anno, invece, il Premio Miglior Team di impresa non ancora costituita, istituito per riconoscere i valori, le competenze e l’idea di un team, oltre alla loro capacità innovativa, competitività e di impatto sociale.

I soggetti interessati possono presentare la propria candidatura entro il 14 febbraio 2025, compilando l’apposito form scaricabile al seguente link: https://www.t2i.it/le-iniziative/4872508_premio-startupdimpresa-luciano-miotto-2024/ e inviandolo all’indirizzo mail: incubatore@t2i.it.

Entro 30 giorni, i progetti saranno valutati da una giuria tecnica composta da rappresentanti del mondo imprenditoriale, associativo, di t2i, nonché da esperti di Invitalia, che selezioneranno le otto start up finaliste, di cui le prime due classificate, la vincitrice del premio femminile e quella del premio miglior team di impresa non ancora costituita, saranno premiate in occasione di un evento organizzato in collaborazione con Confindustria Veneto Est.

Il Premio Start Up d’Impresa Luciano Miotto prevede la collaborazione tecnica di Invitalia per t2i, partner del Sistema Invitalia Startup, la collaborazione con Confindustria Veneto Est e la sponsorizzazione di Imesa Spa e Asac srl, società fondate e guidate per lungo tempo da Luciano Miotto.

Anche per quest’edizione, grazie al sostegno di Imesa Spa, per i due finalisti, per il progetto vincitore del Premio Speciale al femminile e quello del Premio Miglior Team di impresa non ancora costituita, sono previsti anche premi in denaro: al primo classificato sarà assegnato un premio del valore di 3.500 euro e un contratto di sei mesi di incubazione domiciliare gratuita presso l’Incubatore Certificato t2i, grazie alla quale sarà affiancato in tutte le fasi di sviluppo della startup: dalla costituzione allo sviluppo del business plan, dall’attività di networking alla promozione, al marketing e ai social media, fino al supporto informativo per l’accesso a finanziamenti pubblici.

Al secondo classificato sarà invece conferito un premio del valore di 1.500 euro e avrà a disposizione un incontro dedicato alla valutazione dei fabbisogni, digitalizzazione e allo sviluppo/review del modello di business. Anche ai progetti vincitori del Premio Speciale Startup Femminile e a Premio Miglior Team di impresa non ancora costituita, sarà conferito un premio del valore di 1.500 euro, oltre a un contratto di sei mesi di incubazione domiciliare gratuita presso l’Incubatore Certificato t2i.

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Ai vincitori, Invitalia offre infine un servizio di orientamento e accompagnamento per presentare domanda di finanziamento per gli incentivi gestiti dall’Agenzia.

I dati principali del 2024

Al termine del terzo trimestre 2024, il numero di start up innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese ai sensi del decreto-legge 179/2012 è pari a 12.842, in diminuzione di 29 unità (-0,23%) rispetto al trimestre precedente.
Possono ottenere lo status di startup innovativa le società di capitali costituite da meno di cinque anni, con valore della produzione
annuo inferiore a cinque milioni di euro, non quotate, in possesso di determinati indicatori relativi all’innovazione, previsti dalla
normativa nazionale. Tra le circa 388.582 società di capitali presenti in Italia alla fine del trimestre del 2024 e ancora in stato attivo, il 3,30% è registrata come start up innovativa alla data della rilevazione. Il capitale sociale totale dichiarato complessivamente dalle startup risulta in diminuzione rispetto all’ultimo trimestre (-114 milioni di euro circa, -9,97 in termini percentuali) attestandosi a quota 1.031.376.293 euro. La capitalizzazione media delle start up innovative risulta quindi in diminuzione, pari a circa 80mila euro per start up (9mila euro in meno rispetto all’ultima rilevazione). Dunque, la tendenza demografica negativa delle startup innovative, iniziata nel 1° trimestre 2023, si conferma anche in questo terzo periodo del 2024. Tuttavia, tale dato è mitigato da almeno due fenomeni paralleli: innanzitutto, l’aumento delle pmi innovative (+5mila unità nel 2024 rispetto all’ultima rilevazione), che rappresentano lo stadio successivo di evoluzione economica delle start up innovative. Si può, infatti, ragionevolmente supporre che un buon numero di startup si siano tramutate in pmi innovative, vista la crescita ininterrotta di quest’ultime. Secondariamente, i trend positivi della capitalizzazione totale e media delle start up che continuano ad aumentare, dati confortanti rispetto alla solidità del settore.

Per quanto riguarda la distribuzione per settori di attività, il 78,77% delle start up innovative fornisce servizi alle
imprese
(in particolare, prevalgono le seguenti specializzazioni: produzione di software e consulenza informatica, 43,09%; attività di R&S, 14,64%; attività dei servizi d’informazione, 7,84%). Il 13,49% opera nel manifatturiero (su tutti: fabbricazione di
macchinari, 2,56%; fabbricazione di computer e prodotti elettronici e ottici, 1,94%;). Infine, il 2,81% opera nel commercio.
In alcuni comparti l’incidenza delle startup innovative sul totale delle nuove società di capitali (con meno di cinque anni e
meno di cinque milioni di € di fatturato annuo) appare rilevante. È una start up innovativa l’8,61% di tutte le nuove società che
operano nei servizi alle imprese; per il manifatturiero, la stessa percentuale si attesta al 5,52%. Inoltre, in alcuni specifici settori,
come definiti dalla classificazione Ateco 2007, la presenza di imprese innovative è particolarmente elevata: è una startup
innovativa il 66,06% del totale delle nuove società di capitali nel settore con codice M 72 (ricerca e sviluppo), il 45,68% di quelle
con codice J 62 (produzione di software) e il 40,82% delle nuove aziende con codice C 26 (fabbricazione di computer).

Guardando alla composizione delle compagini sociali), le start up innovative con una prevalenza femminile – ossia, in cui le quote di possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne – sono 1.828, il 14,23% del totale: incidenza inferiore rispetto al 19,70% osservato prendendo in esame l’intero universo delle neo-società di capitali a prevalenza femminile. Il valore percentuale delle startup innovative a prevalenza femminile è leggermente diminuito rispetto al trimestre precedente (-0,03%), così come è parallelamente diminuito il loro valore assoluto (-7). Le startup innovative in cui almeno una donna è presente nella compagine sociale (startup innovative con presenza femminile) sono 5.792, il 45,10% del totale, valore in aumento dello 0,10%. Infine, la quota di startup con presenza femminile rispetto al totale delle startup si conferma ancora superiore di 2,45 punti percentuali rispetto a quella fatta registrare dalle nuove società di capitali nel loro complesso (42,65%).

Le start up innovative a prevalenza giovanile (under 35) sono 2.208, il 17,19% del totale. Dato in aumento rispetto al trimestre
precedente, +0,52 in termini percentuali e +63 in valore assoluto. Quanto al confronto con le società di capitali neocostituite, si
tratta di un dato di quasi 5 punti percentuali superiore rispetto a quello riscontrato tra le nuove aziende in generale (12,76%).
Ancora maggiore è la differenza se si considerano le aziende in cui almeno un giovane è presente nella compagine sociale: queste
rappresentano il 40,66% delle star tup (5.222 in tutto), contro il 29,28% delle nuove imprese di capitali in genere.

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Le start up innovative con una compagine sociale a prevalenza straniera sono 519, il 4,04% del totale, una quota
complessivamente in linea con quella rilevata nel precedente trimestre ma ancora notevolmente inferiore a quella osservata tra
le nuove società di capitali in genere (12,22%). Per contro, le startup innovative in cui è presente almeno un cittadino non italiano
sono il 16,13% (2.071), proporzione non molto lontana da quella riscontrata tra le società di capitali in genere (18,49%).

Analizzando la distribuzione geografica del fenomeno, la Lombardia si conferma, ancora una volta, la regione che conta il maggior numero di start up innovative: 3.436, pari al 26,76% del totale nazionale. Seguono il Lazio (1.510, 11,76% del totale) e la Campania con 1.505 start up (11,72% del totale). In quarta posizione figura l’Emilia-Romagna con 903 startup (7,03%) e, al quinto posto, il Veneto (802 unità, 6,25% del totale nazionale). In coda figurano la Valle d’Aosta con 17 (0,13%), il Molise con 71 (0,55%) e la Basilicata con 119 (0,93%) start up innovative. Nel corso del terzo trimestre dell’anno, comunque, la Basilicata si attesta come la regione con la più elevata incidenza di start up innovative in rapporto al totale delle nuove società di capitali, scalzando dalla testa di questa classifica il Molise. In particolare, in Basilicata il 4,39% delle nuove società di capitali è una start up innovativa. Al secondo posto troviamo il Friuli-Venezia Giulia (4,28%), che precede di poco la Lombardia (4,24%), il Trentino- Alto Adige e l’Umbria (3,89%). Chiudono la classifica la Sardegna, il Lazio e la Calabria (tutte tra
il 2% e il 2,8%).

Milano rimane la provincia con il maggior numero di startup innovative in Italia: alla fine del terzo trimestre 2024 erano 2.506, il 19,51% del totale nazionale. Al secondo posto si piazza Roma, unica altra provincia oltre quota mille (1.351 startup, 10,52% sul totale). Tutte le altre province maggiori rimangono piuttosto staccate: nella top-5 figurano, nell’ordine, Napoli (836, 6,51%), Torino (518, 4,03%) e Bari (312, 2,43%). La top-10 è completata da Bologna, Catania, Brescia, Salerno e Palermo. Le ultime dieci province dell’elenco, invece, contano meno di 16 start up. Il record negativo spetta al Verbano Cusio Ossola, seguita da Vercelli, dove sono localizzate rispettivamente solo due e tre start up innovative. Se si considera il numero di start up innovative in rapporto al numero di nuove società di capitali attive nella provincia, al primo posto L’Aquila (con il 6%) scavalca Trieste (5,55%). Seguono Terni (5,49%), Milano (5,47%%) e Potenza (5,28 %). All’estremo opposto, la provincia con la minore incidenza di startup sul totale delle nuove società di capitali è il Verbano Cusio Ossola (con lo 0,43%).

Sotto il profilo occupazionale – i cui dati fanno riferimento al secondo trimestre 2024 – il totale dei dipendenti delle start up innovative è pari a 17.371, dato in sensibile calo (-294 occupati) rispetto all’ultima rilevazione. Al contrario, il numero di
startup innovative con dipendenti, in controtendenza rispetto al trimestre precedente, risulta in aumento, attestandosi a 5.106
unità (+169 imprese rispetto alla fine del primo trimestre 2024). Ne consegue una media di 3,40 addetti per start up innovativa,
e un valore mediano di 2 addetti. Il primo valore risulta in calo rispetto all’ultima rilevazione (-0,18 addetti), mentre il secondo
rimane stabile. Tra le metriche delle nuove società di capitali, si nota un valore medio di addetti superiore rispetto alle start up
innovative, 5,22 per impresa, per quanto il valore mediano risulti invece identico.





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