Generali-Natixis, il negoziato per un polo da 1.800 miliardi nel risparmio gestito potrebbe chiudersi prima del piano industriale del Leone

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Verso la nascita di un polo del risparmio da 1.800 miliardi di masse gestite. Molte le incognite: ci vorrà il via libera di Ivass, della Banca d’Italia, l’ok sul golden power. A Trieste si lavora per un accordo di massima con i franesi entro 15 giorni

Accelera il cantiere tra Generali e la francese Natixis per costruire una piattaforma europea nell’asset management, seconda solo alla francese Amundi, in virtù di masse gestite per oltre 1.800 miliardi di euro. La squadra di manager tra Trieste e Parigi punterebbe a chiudere l’accordo prima della presentazione del nuovo piano industriale, fissata per il 30 gennaio. L’idea sarebbe di annunciare un’intesa di massima la settimana precedente — dopo il via libera del board — e finalizzare l’accordo nei mesi successivi. Obiettivo, inglobare nel piano del Leone anche questa operazione nell’asset management che sarà uno dei cardini del nuovo piano. La gestione del risparmio sarà infatti un capitolo al centro della strategia del gruppo e del ceo Philippe Donnet, candidato, anche se non ancora formalmente, a guidare le Generali nel prossimo triennio. È chiaro che un’operazione di tale entità dovrebbe passare attraverso un iter autorizzativo articolato. Ci vorrà il via libera dell’Ivass, della Banca d’Italia, l’invio agli uffici competenti della presidenza del Consiglio (che la girerà al Mef) della comunicazione relativa all’operazione in virtù della legge sul golden power, il nulla osta dell’Antitrust. Un percorso che dovrebbe replicare anche Natixis in Francia con le rispettive autorità competenti.

Lo schema

Lo schema al quale si lavora è che Generali conferisca all’interno della nuova società circa 650 miliardi di asset, cioè solo una parte del suo portafoglio complessivo che ne vale 843 (dati al terzo trimestre 2024). Dal perimetro sarebbero esclusi gli attivi che fanno riferimento a Banca Generali. Natixis conferirebbe asset attorno a 1.200 miliardi, pari al doppio rispetto a Trieste. L’asimmetria sarebbe legata alla redditività delle due società e alla capacità di attirare nuovi clienti delle Generali, anche grazie all’ingresso recente dell’americana Conning nel perimetro italiano.




















































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L’attenzione del governo

L’attenzione del governo italiano è alta su questo dossier che tocca il risparmio nazionale. Il negoziato è in pieno svolgimento ma la governance verte su una trazione italiana, visto che la guida operativa sarebbe affidata a Woody Bradford, ceo di Generali investment holding. Il board dovrebbe essere diviso in modo paritetico tra italiani e francesi che, se il progetto andrà a buon fine, avranno il 50% a testa della nuova aggregazione. Quanto alla futura strategia di allocazione, non cambierebbe l’approccio rispetto alla situazione attuale. Ognuno dei due partner continuerebbe ad avere titolo per decidere sugli investimenti delle masse che conferisce alla piattaforma. Sulla base della semestrale 2024, Generali ha in portafoglio quasi 36 miliardi di Btp, 21 miliardi in titoli di Stato francesi, 20,8 miliardi in quelli in Bonos spagnoli, a seconda del paese di provenienza della compagnia; con la nuova entità. Natixis non ha alle spalle una compagnia di assicurazioni e la liquidità proviene dall’istituto bancario che deriva da realtà regionali e da significative gestioni per clienti terzi (istituzionali e retail). Natixis da tempo è alla ricerca di un partner in un’industria che in Europa si concentra per aumentare le dimensioni e spalmare costi su una base di ricavi più ampia e fare crescere le commissioni. Assieme, con regole precise, italiani e francesi potrebbero andare a formare una realtà maggiormente in grado di competere con i colossi nord americani.

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14 gennaio 2025



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