Addio a Furio Colombo, il giornalista morto a 94 anni. Tra i fondatori del Fatto, fu direttore de L’Unità, inviato Rai e parlamentare col Pd

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Addio a Furio Colombo. Il giornalista è morto all’età di 94 anni. “Nella mattinata di oggi è deceduto all’età di 94 anni Furio Colombo, assistito dalla moglie Alice e dalla figlia Daria”, spiega una nota della famiglia. I funerali si svolgeranno al Cimitero Acattolico di Roma domani, mercoledì 15 gennaio alle ore 15.

La nota della famiglia – “Intensissima la sua attività di giornalista – ricorda ancora la nota – che lo ha visto inviato della Rai e corrispondente dagli Stati Uniti, editorialista di Repubblica, direttore de L’Unita, fondatore del Fatto Quotidiano. Parlamentare per tre legislature per i Ds, L’Ulivo e il Pd. Ha svolto un’intensa attività culturale come autore di testi letterari e cinematografici e diretto per tre anni l’Istituto di Cultura di New York, nonché titolare di cattedra alla Columbia University. Ha svolto anche incarichi aziendali prima alla Olivetti e poi come Rappresentante Fiat negli Stati Uniti”.

Chi era Colombo – Nato in Val d’Aosta, a Châtillon, nel 1931, Colombo aveva cominciato a lavorare in Rai negli anni ’50, dopo essersi laureato in Giurisprudenza a Torino. Autore di programmi e documentari, insieme tra gli altri a Umberto Eco e Piero Angela, fu tra i fondatori del Gruppo ’63, un movimento culturale di neoavanguardia, nato a Palermo nel 1963. Giornalista professionista dal 1967, Colombo fu anche professore al Dams di Bologna, che contribuì a fondare. Sua l’ultima intervista a Pier Paolo Pasolini, pubblicata su La Stampa il giorno prima dell’omicidio dello scrittore. Corrispondente dagli Stati Uniti de La Repubblica, ha scritto anche per il New York Times e la New York Review of Books. Oltreocenano è stato anche presidente di Fiat Usa e dirigente della Olivetti. Tornato in Italia, fu eletto alla Camera con i Ds tra il 1996 e il 2001, anno in cui fu scelto come direttore de L’Unità, riaperta dopo il fallimento dell’anno precedente. Guidò lo storico giornale fondato da Antonio Gramsci fino al 2005, quando passò la direzione al suo condirettore, Antonio Padellaro. Nel 2006 tornò in Parlamento, prima al Senato e poi di nuovo a Montecitorio, nei ranghi del Pd. Nel 2011, i dati di OpenParlamento lo indicavano come i deputato col numero più alto di voti “ribelli“: per 633 votò in senso contrario alle indicazioni del suo partito. Nel frattempo, nel 2009, aveva partecipato alla fondazione del Fatto Quotidiano, insieme a Padellaro, a Marco Travaglio, a Peter Gomez e a Marco Lillo. Rimase editorialista di punta del giornale per 13 anni, fino al maggio del 2022, quando decise di interrompere la collaborazione in disaccordo con le scelte editoriali sulla guerra in Ucraina.

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Il ricordo di Padellaro – Padellaro, che fu suo braccio destro e poi successore nell’avventura a L’Unità, lo ricorda così: “Furio era un grande, l’ho conosciuto all’Unità quando lui si è caricato il peso di riaprire il quotidiano che era chiuso per ragioni economiche. Eravamo nel 2000 e mi volle con sé come condirettore. Quell’Unità di Furio Colombo in breve tempo tornò ad essere un grande giornale e a vendere bene. Era un uomo di multiforme ingegno nel senso che è stato scrittore, giornalista, uomo manager, intellettuale, parlamentare”, dice il fondatore e primo direttore del Fatto. All’epoca, quando “Furio divenne direttore e io condirettore c’erano i Democratici di Sinistra, c’era Fassino, c’era già un’altra fase rispetto a quella del Pci”, continua Padellaro che conclude emozionato: “Con Colombo ho vissuto un’esperienza straordinaria, professionale, umana. Veramente mi mancano le parole per ricordare la grandezza dell’uomo e l’affetto che avevo per lui”.

I messaggi della politica – Numerosi messaggi arrivano anche dal mondo politico. “Esprimo il più profondo cordoglio per la morte di Furio Colombo, una vita al servizio del giornalismo e dell’impegno politico e civile. Direttore storico de L’Unità, parlamentare del Partito Democratico, e ancora grande conoscitore dell’America, intellettuale, con la sua vasta produzione saggistica ha sempre avuto a cuore i problemi dell’informazione e il rapporto tra realtà e mezzi di comunicazione, in una parola la qualità della democrazia. Ci mancherà il suo sguardo lucido e appassionato”, scrive in una nota la segretaria dem Elly Schlein. “Furio Colombo è stato uomo colto e appassionato. Il giornalismo come impegno civile e la politica come azione. Alla sua determinazione dobbiamo la legge sulla giornata della memoria. Un pensiero ad Alice e ai suoi cari”, ha ricordato su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei deputati. Anche la comunità ebraica di Roma ricorda il giornalista e parlamentare, definendolo come un “grande amico del popolo ebraico”. “Nel 2000 fu l’ideatore e primo firmatario della legge 211, da lui voluta – aggiunge la comunità – che istituì il 27 gennaio come Giorno della memoria“. Il post della comunità si conclude con la formula del lutto “Baruch Dayan Haemet”.



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