Renzo Musumeci Greco, il maestro d’armi delle star: «I più bravi a tirare di scherma? Massimo Ranieri e Alessio Boni»

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Francesco Mazzotta

È diventato il re di cappa e spada al servizio di cinema e teatro. «A 6 anni ero sul set di Ben-Hur, mio padre dava il comando degli assalti dal bordo della piscina»

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Una stirpe di schermidori, giunta alla quarta generazione. In famiglia ci sono anche un eroe del Risorgimento in Sicilia, Salvatore Greco dei Chiaromonte, e suo figlio Agesilao, campione mondiale nell’arma bianca, protagonista di duelli cavallereschi. L’ultimo erede di questa dinastia di maestri d’armi è Renzo Musumeci Greco, che sulle orme di papà Enzo è diventato re di cappa e spada al servizio di cinema e teatro. A lui si devono le scene di battaglia de Il corsaro di Giuseppe Verdi che il 17 gennaio inaugura la stagione d’opera del Petruzzelli nell’allestimento di Lamberto Puggelli (ripreso dalla vedova Grazia Pulvirenti) e prodotto dal Carlo Felice di Genova e dal Regio di Parma.

Maestro, come si è sbizzarrito?
«L’opera è strapiena di duelli, battaglie e arrembaggi. Forse la più movimentata tra le tante alle quali ho lavorato. In una scena spettacolare si affrontano quattro corsari e quattro turchi. E se le danno di santa ragione».




















































Ricordi degli esordi?
«Accanto a mio padre, nel 1968. Nel castello di Agliè, vicino Torino, per girare la miniserie “La freccia nera” con Arnoldo Foà. Avevo già iniziato a seguirlo da bambino. Ricordo “Rinaldo in campo” con Modugno, un vero acrobata. Poi ho fatto io stesso il maestro d’armi nel “Rinaldo in campo” con Massimo Ranieri: un fenomeno. A un certo punto mollò per andare al Festival di Sanremo. E vinse con “Perdere l’amore”».

Ritorna quest’anno.
«Qualche sera fa eravamo a cena e mi ripeteva: “nun è cchiù pe’ me”. Lo capisco: in mezzo a tutti quei rapper».

Si ricorda di quand’è stato sul set di Ben-Hur?
«Mio padre dava il comando degli assalti dal bordo della piscina in cui si giravano le scene della battaglia navale, con Charlton Heston che remava legato al galeone. Io gli passavo il megafono. Avevo solo sei anni».

Tutto nasce dalla scherma.
«Una tradizione che in famiglia risale a metà ‘800. A Roma abbiamo tre sale: siamo fortissimi nella sciabola. Sono venute fuori campionesse europee e mondiali. E il paraolimpico Edoardo Giordan, che ha vinto il bronzo a Parigi».

Quando inizia la tradizione di famiglia nella scherma scenica?
«Nel 1936, con la costruzione di Cinecittà. Il regime credeva molto nel cinema per propagandare il superuomo. E chiamarono mio padre per le battaglie nei film d’avventura».

In compenso lei ha lavorato con Ridley Scott.
«Per il film House of Gucci con Lady Gaga. La scena di scherma l’ho preparata portandomi dietro 24 schermidori. Ho anche fatto l’attore di recente, per Verdone: l’ambasciatore italiano a Parigi per una puntata di “Vita da Carlo 3”. È stato molto divertente».

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Tra le sue specialità c’è l’opera lirica.
«Ho lavorato con grandi cantanti, da Placido Domingo e Jonas Kaufman. E mi è rimasto nel cuore il Trovatore di Zeffirelli all’Arena di Verona, l’opera che ho ripreso più volte con Il corsaro che adesso va in scena al Petruzzelli, forse il teatro più bello col San Carlo di Napoli e il Massimo di Palermo. Zeffirelli si sedeva a metà platea, da 50 metri dirigeva le masse e tutto diventava magico. Ricordo anche un Macbeth di Verdi a Roma diretto da Peter Stein con 40 persone a duello mentre la foresta di Birnam avanzava. Una scena altamente pericolosa».

L’attore più bravo a tirare di scherma?
«Massimo Ranieri e Alessio Boni, con il quale ho lavorato alla fiction su Caravaggio. Per tre mesi si è allenato due ore al giorno. Il regista non volle controfigure. Sembra niente. Ma se vieni colpito da un’arma di scena, son dolori».

Ha introdotto all’arte della scherma anche sua moglie, l’ex campionessa di nuoto Novella Calligaris?
«Ha provato. E vedesse com’è grintosa e combattiva».

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12 gennaio 2025 ( modifica il 12 gennaio 2025 | 08:08)

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