Rapallo: “Ecco perché diciamo un no convinto all’asilo nelle serre”

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Progetto di asilo nido al Parco Casale. Dato che a parlare sono capaci tutti, il comitato spontaneo “Amici del Parco Casale” ha coinvolto un tecnico, che si è assunto l’onere di studiare con cura tutta la documentazione del caso. Il tecnico in questione è Massimo Zero, architetto con studio a Genova.

Perché dite no all’asilo nido nel Parco Casale? “Non siamo contrari agli asili, ovviamente. Siamo contrari all’asilo in questo posto. Il Parco Casale è protetto da ben cinque vincoli ambientali: uno di questi è addirittura un vincolo monumentale, che riguarda Villa Tigullio e tutti gli spazi circostanti. C’è anche un vincolo preciso su un cipresso antico e monumentale: e quindi un’area ampiamente tutelata anche da parte dei rapallesi di decine di anni fa. Dovremmo per questo motivo sentirci tranquilli e tutelati, ma purtroppo non è così”.

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Da cosa nasce la minaccia? “Parte tutto dalla coda dell’Amministrazione comunale precedente. Quando è ancora sindaco Carlo Bagnasco, nel maggio 2024, si apre una finestra per accedere ai fondi del PNRR e costruire un asilo nido. Possono arrivare a Rapallo un milione e 440 mila euro, ma i tempi sono strettissimi. Il Comune deve fare una serie di cose per evitare di perdere questo finanziamento. Nonostante i tempi stretti, l’Amministrazione riesce a fare un percorso virtuoso. Fa un progetto preliminare; convoca una conferenza dei servizi, cui tutti gli enti possono intervenire per esprimere il loro parere; fa una variazione del bilancio comunale”.

Perché una variazione del bilancio, visto che i soldi arrivano dal PNRR? “I lavori previsti in realtà costano un milione e 900 mila euro. Dato che dal PNRR arriveranno solo un milione e 440 mila euro, bisogna trovarne altri 500 mila. Il Comune, non so come, riesce a trovare questa cifra ragguardevole nelle pieghe del bilancio comunale. Ma deve fare anche una specie di forzatura”.

In che senso? “Alle spalle di Villa Tigullio c’è una serra, nata originariamente per essere usata dai giardinieri comunali. Negli anni scorsi la serra è stata oggetto di una variazione urbanistica, che ha  cambiato la destinazione d’uso trasformando la serra in una ludoteca. Ovviamente si trattava di un nuovo manufatto da costruire nello stesso luogo della serra a vetri. Per costruire l’asilo nido bisognava fare la stessa cosa, e cioè cambiare la destinazione d’uso, ma non è stato fatto”.

E perché? “Perché un progetto così complesso avrebbe comportato una variante del Piano urbanistico comunale, con una procedura molto più lunga. Per esempio sarebbe stato necessario un coinvolgimento della Regione, con una valutazione ambientale strategica generale della zona. A questo punto però i tempi sarebbero diventati troppo lunghi, incompatibili con l’approvazione del finanziamento PNRR”.

E in cosa consiste la forzatura? “Il Comune ha utilizzato una deroga agli strumenti urbanistici ordinari, che la normativa vigente consente. Per fare questo però è stato necessario convocare un Consiglio comunale specifico, nel quale tutti i consiglieri si sono dovuti esprimere circa il superiore pubblico interesse di questo asilo. Dopo avere certificato in Consiglio comunale la necessità di costruire l’asilo a beneficio della collettività, è stato necessario avviare lo strumento urbanistico per poter realizzare l’asilo nido. Non si è potuto usare l’iter consueto e corretto, che avrebbe dato la possibilità di fare osservazioni a tutti quanti. In pratica: una volta pubblicato il bando sull’albo pretorio, tutti i cittadini avrebbero potuto inviare delle osservazioni e – sulla carta – fermare l’iter di realizzazione. Ipotizzando magari, come sosteniamo noi, danni gravi al Parco”.

Poi cos’è successo? “Per raggiungere l’obiettivo serviva il parere dei vari enti competenti: Vigili del fuoco, Asl, Regione Liguria, Città metropolitana e soprattutto la Soprintendenza. Quest’ultima si è trovata a decidere su un’area sottoposta a cinque vincoli, due dei quali monumentali. Inoltre il coinvolgimento della Soprintendenza ha aperto scenari più complessi”.

Di che tipo? “La costruzione di immobili con fondi PNRR deve avere il benestare da parte della Soprintendenza speciale di Roma, diretta dal Ministero. La Soprintendenza locale ha il compito di fare un’istruttoria per la valutazione della pratica, acquisendo i particolari dei progetti. Dopo la valutazione di massima, deve dare un parere preliminare: che poi trasmette alla Soprintendenza centrale di Roma. A sua volta l’ufficio di Roma, con questi dati in mano, può dare un parere positivo, positivo con prescrizione, o negativo”.

Perché la Soprintendenza locale ha dato parere positivo? “Ce lo stiamo chiedendo da diversi mesi. Ci sono due distinti enti a conoscenza dei vincoli esistenti su quest’area – ci dicevamo – Siamo in una botte di ferro. Purtroppo così non è stato. Abbiamo valutato le documentazioni dell’Albo pretorio, abbiamo scaricato i pareri della Soprintendenza. Abbiamo avuto la conferma del fatto che questo parco è situato nel Piano territoriale paesistico, e che qui ci sono ben cinque vincoli paesaggistici differenti. La documentazione prevede la totale conservazione dello stato dei luoghi. Invece relazioni interne agli Uffici hanno detto si alla costruzione dell’asilo, con la relativa alterazione permanente dei luoghi”.

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Com’è possibile? “E’ stato detto che si tratta di un’alterazione marginale, tale da non avere effetti gravi sull’esistente. Ma è sotto gli occhi di tutti che questo non sarà vero”.

Che prove avete? “Lo stesso parere della Soprintendenza afferma che sono salvaguardati i “cannocchiali visivi” in direzione di Villa Tigullio. Ma se ci mettiamo al Minigolf e immaginiamo un edificio alto sei metri su quella linea, è evidente che Villa Tigullio non si vede più. I cannocchiali visivi non sono salvaguardati per nulla. Il parere dice che il nuovo progetto è contenuto all’interno dello skyline esistente, e cioè il profilo degli edifici costruiti già esistenti. Ma se ci giriamo adesso, davanti a noi ci sono serre alte da 90 cm a tre metri. Il progetto dell’asilo prevede invece che il corpo più basso dell’asilo sarà alto tre metri e mezzo, e 6 metri e 20 il resto. Il corpo principale  ospiterà tre aule da 20 bambini ciascuna: in tutto 60 bimbi. E vogliamo parlare dei volumi?”.

Parliamone. “Anche in materia di volumi il parere preventivo fa una valutazione frettolosa e imprecisa. Si dice che la volumetria del nuovo edificio sarà contenuta in quella già esistente. Ma se la matematica non è un’opinione, non può essere vero. Oggi l’impronta delle serre a terra ammonta a 425 metri quadrati e a 655 metri cubi. Il progetto prevede invece un’impronta a terra di 590 metri quadrati e un volume di 2570 metri cubi: il rapporto delle volumetrie, tra l’esistente e quello che dovrebbe sorgere, è di uno a quattro. Il quadruplo”.

Problema cipresso monumentale. “Il parere preliminare della Soprintendenza locale dice che vengono rispettate le distanze dal cipresso storico. E con una serie di relazioni viene fuori che è sufficiente mantenere una distanza di 10 metri dal tronco, oltre la quale si sarebbe potuto costruire. Dimenticano però quelle che sono le linee guida tecniche redatte dal ministero delle politiche agricole. In queste linee guida si dice chiaramente che in presenza di alberi monumentali il raggio di tutela inderogabile è di 20 metri attorno al tronco: quindi un diametro di oltre 40 metri, più lo spessore del tronco. Il progetto dell’asilo nido è basato su valutazioni edulcorate, superficiali e frettolose, che non hanno considerato la ricaduta del progetto sul parco. La Soprintendenza del PNRR avrebbe potuto ribaltare il parere giunto dall’istruttoria, ma in realtà non lo ha fatto e lo ha confermato in pratica nella sua totalità. Incomprensibile, le normative sono chiare e sono state ignorate. Poi c’è l’altro mistero delle date”.

A che date si riferisce? “La Soprintendenza di Roma ha ottenuto il parere preventivo locale il 3 settembre; ha ottenuto il materiale del progetto il 16 settembre; e ha espresso il proprio parere il 18 settembre 2024. Sono tutte date ufficiali, protocollate, riscontrate agli atti. In pratica la Soprintendenza del PNRR in un giorno e una notte ha capito che il progetto andava bene e che si poteva approvare in toto così com’era. Nessun ulteriore esperimento di accertamenti, nessuna prescrizione ulteriore, nessuna variante del progetto. Ricordiamoci la data del 18 settembre, perché il 2 settembre 2024 era stato convocato il Consiglio comunale speciale sulla vicenda, quello che aveva stabilito il pubblico interesse di questo asilo nido e la conseguente approvazione in deroga agli strumenti urbanistici vigenti. Il 5 settembre la giunta, come prevede la normativa edilizia, approva il progetto: forte del fatto che prima il Consiglio si era espresso in modo favorevole. Viene dato il permesso di costruire e il 10 settembre bandisce la gara pubblica di appalto, cui partecipano otto società. L’appalto viene concesso il 22 ottobre 2024”.

I conti non tornano. “Appunto. Il 10 settembre è stata bandita la gara di appalto, ma il via libera della Soprintendenza speciale del PNRR è arrivato solo il 18, e cioè otto giorni dopo. Mistero”.

Ma a parte le stranezze burocratiche, perché siete così contrari al progetto? “Sostanzialmente questo immobile avrà una pianta di 600 metri quadrati e 2600 metri cubi di volume. Sarà letteralmente incastrato in una fascia. La legge dice che l’edificio deve rispettare alcune distanze: 30 metri dalla rete ferroviaria; 10 metri dai fronti edificati sottostanti; 20 metri dal cipresso monumentale. L’asilo sarà incastrato tra il muro di valle, verso via Casale, e un muro di monte verso la fascia soprastante. A parte la distanza dal cipresso, non rispettata, il progetto è riuscito a incastrare l’asilo in quel buco, ma non si potrà aggiungere nemmeno un mattone. E’ soffocante la sola idea. Problemi di accesso. Il foyer dell’asilo è alla quota di 3 metri e 20 rispetto a via Luigi Casale. Sembra poco, ma non lo è. Per raggiungere la porta di ingresso serve una rampa di accesso in salita lunga parecchi metri. Pensate alle mamme che spingono la carrozzina in salita quando piove. Entrando, si trovano le stanze per gli insegnanti e i bidelli: condivise perché non c’è spazio. C’è un corridoio su cui si affacciano le tre aule da 20 bambini ciascuna. Poi ci sono i servizi collettivi: spogliatoi personali, i servizi igienici, la cucina. Tutto in pochi metri perché lo spazio non c’è e non si può espandere”.

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I bambini però hanno lo spazio necessario. “No. In una stanza destinata ai bambini da tre mesi a un anno ci sono 20 bimbi: che devono mangiare, giocare e dormire nella stessa stanza. Però ci stanno solo 17 culle. E gli altri tre bambini? Li teniamo svegli a forza? Oppure speriamo che ci sia sempre qualcuno malato, che non viene? Per i bambini da uno a tre anni ci sono le altre due aule, per un totale di 40 alunni. Il progetto però prevede solo 15 lettini. Quindi si pensa di ospitare almeno 25 bambini insonni; oppure di svegliare i bambini quando hanno dormito un po’, per fare riposare gli altri. Manca lo spazio per la somministrazione dei cibi. I bambini dovranno mangiare dentro le aule gioco. Stanze che, però, sono esposte a sud: in inverno va bene, ma con la bella stagione diventeranno una serra. Non è prevista una ventilazione meccanizzata: bisognerà fare un ulteriore appalto con ulteriore spesa. Ultima ma non meno importante è l’assenza di verde: lo spazio della fascia è tutto preso dall’edificio. Davanti all’edificio i bambini avranno un muro a scendere verso via Casale. Un muro alto tre metri, non c’è da aggiungere altro”.

Dicevate che manca un parcheggio. “Esatto. Bisognerà fare un altro progetto, con altri soldi pubblici da spendere e altro verde cannibalizzato”.

E quindi? “Sarebbe stato meglio spendere tutti questi soldi per sistemare edifici già in possesso del Comune, o comunque più idonei: tipo Villa Riva, Villa Devoto o Villa Queirolo che già ospitava una scuola e ha un bel giardino”.

L’architetto Massimo Zero

 

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