Intelligenza artificiale, le regole dell’Università di Bologna per studenti e professori: «Si può usare, ma rispettando l’etica»

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di
Marina Amaduzzi

La prorettrice Rebecca Montanari: «È uno strumento che va governato tenendo presente tutti gli aspetti, legali, sociali, etici e tecnologici; faremo iniziative per informare e formare»

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L’intelligenza artificiale non deve essere vista come un mostro tecnologico da temere ma come un’opportunità. «Per incoraggiare nuovi approcci didattici e per migliorare le attività di ricerca, purché nel rispetto della qualità, dell’etica, dell’integrità accademica, della tutela della persona e dell’ambiente». Ecco perché l’Alma Mater ha deciso di adottare una policy per l’uso dell’intelligenza artificiale generativa rivolto a docenti, ricercatori e studenti. «L’intelligenza artificiale generativa va governata — sottolinea la professoressa Rebecca Montanari, prorettrice alla Trasformazione digitale di Unibo — tenendo ben presente tutti gli aspetti, legali, sociali, etici e tecnologici».

Le linee guida

L’intelligenza artificiale generativa, ovvero quegli algoritmi di intelligenza artificiale in grado di produrre automaticamente contenuti sotto forma di testo, immagini, codice, audio e video, pervadono già molti ambiti della vita, anche accademica. La scelta non è stata quella di proibirne o controllarne l’utilizzo, ma di dettare linee guida per il suo utilizzo «etico e responsabile», affidandosi al senso di «responsabilità e consapevolezza» da parte dei membri della propria comunità accademica. «Le Università devono promuovere l’intelligenza artificiale che contribuisce alla ricerca e allo sviluppo a beneficio della società — prosegue Montanari —, l’Università ha un ruolo fondamentale e una responsabilità sociale forte nel governare le trasformazioni». L’utilizzo di questi strumenti può essere dunque un’opportunità «per le attività di didattica e ricerca universitaria in termini di produttività ed efficacia, in particolare può favorire lo sviluppo di percorsi di apprendimento adattabili a diverse esigenze», a cominciare da quelle di persone con disabilità o deficit cognitivi. L’uso dell’IA presenta però «alcuni rischi, legati alla qualità dei dati, all’etica e alla privacy, gli algoritmi utilizzati possono infatti amplificare errori, generare informazioni inesatte o incomplete, creando situazioni indesiderate e potenzialmente dannose». Un fenomeno che l’Ateneo considera «particolarmente critico» è quello delle cosiddette «allucinazioni» che si verificano quando questa tecnologia genera «informazioni fuorvianti o completamente false». 




















































Gli esempi pratici

I principi chiave della policy di Unibo si fondano sulla centralità dell’essere umano (ci deve essere cioè una «supervisione attiva e capacità critica da parte dell’utente»), sull’onestà e trasparenza (richiesto un «esplicito riconoscimento del contributo» della IA nello svolgimento di un’attività), responsabilizzazione, accuratezza, rispetto dei diritti, della società e dell’ambiente. Vengono fatti anche alcuni esempi pratici di utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa. Il docente può farne uso per realizzare bibliografie o liste di letture per gli studenti, per creare materiali di supporto alla lezione, per traduzioni di lezioni destinate a studenti internazionali, per generare esercizi o test a risposta multipla. Lo studente può utilizzarla per cercare il significato di concetti, per riassumere capitoli di libri o fare sintesi di concetti. Il ricercatore per fare selezioni e sintesi di articoli scientifici, per confrontare studi diversi, per valutare la fattibilità di un progetto e molto altro. «La policy non è l’unica azione — conclude Montanari —, avvieremo iniziative per informare e formare la comunità sull’utilizzo di queste tecnologie, perché senza conoscenza non c’è consapevolezza». Il 22 gennaio inizia un ciclo di sette incontri per «fornire le conoscenze di base sulle tecniche di intelligenza artificiale».

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13 gennaio 2025

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