Il Ponte sullo stretto di Messina, croce e delizia degli italiani. Il 2025 potrebbe diventare l’anno della svolta per il collegamento tra Sicilia e Calabria, ma i dettagli da chiarire prima dell’inizio dei lavori non mancano. Tra questi, il ruolo della Commissione europea prima del via libera del Cipess e la definizione puntuale dei costi di un progetto che continua a far discutere. Una sfida infrastrutturale e logistica che coinvolge istituzioni, associazioni e cittadini.
Le criticità ambientali del progetto
Gli effetti sull’ambiente sono uno dei temi più delicati del progetto. Il parere della Commissione Via-Vas del Ministero dell’Ambiente ha individuato criticità in alcune aree tutelate come i Monti Peloritani, la Dorsale Curcuraci, l’Antennamare, la Costa Viola e i Fondali tra Punta Pezzo e Capo dell’Armi.
Questi luoghi, riconosciuti come Zone di Protezione Speciale (Zps) e Zone Speciali di Conservazione (Zsc), ospitano ecosistemi di grande valore. Per mitigare questi rischi, è stata elaborata una Valutazione di incidenza di livello avanzato, accompagnata da precise misure di compensazione. Non si esclude la necessità di ottenere deroghe dalle autorità europee, un processo che potrebbe richiedere tempi lunghi e ulteriori confronti.
Le diverse posizioni sul Ponte sullo Stretto
La società Stretto di Messina ha rassicurato che l’iter procede rispettando tutte le norme previste, con 62 prescrizioni indicate dalla Commissione di Valutazione di impatto ambientale. Dall’altra parte, associazioni come “Invece del Ponte” sottolineano l’assenza di un piano economico-finanziario completo e denunciano criticità ancora irrisolte.
Il confronto tra sostenitori e oppositori del progetto si fa sempre più acceso, con posizioni che rispecchiano visioni opposte sul futuro di quest’opera: da un lato chi vede il ponte come un’opportunità di sviluppo, dall’altro chi teme impatti ambientali e costi insostenibili. Il dibattito è destinato a intensificarsi con l’avvicinarsi delle prossime decisioni istituzionali.
Benefici economici secondo lo studio di Unioncamere
Unioncamere ha commissionato un’analisi che attribuisce al ponte ricadute economiche rilevanti. Si stimano vantaggi netti pari a 1,8 miliardi di euro, generati da risparmi sui costi di trasporto, riduzione dell’inquinamento e potenziamento della logistica.
Durante la costruzione si prevede un incremento del Pil di oltre 23 miliardi e la creazione di circa 36mila posti di lavoro stabili. Un dato che, per i sostenitori del progetto, rappresenta un motore di sviluppo per l’intero Paese. Lo studio analizza anche le ricadute sul sistema turistico e sul traffico merci, indicando un potenziale miglioramento infrastrutturale a livello nazionale.
Stime economiche incerte
Alcune inchieste giornalistiche hanno sollevato dubbi sulle stime economiche ottimistiche riguardanti il Ponte sullo Stretto. Ad esempio, un articolo de L’Espresso di dicembre 2023 ha evidenziato che il finanziamento dell’opera potrebbe avvenire a scapito di altri fondi destinati al Sud Italia, mettendo in discussione la reale sostenibilità economica del progetto.
Inoltre, il recente rapporto Pendolaria di Legambiente ha criticato la concentrazione di risorse sul ponte, sostenendo che potrebbe distogliere l’attenzione dai problemi infrastrutturali quotidiani, come il miglioramento dei trasporti ferroviari per i pendolari nel Sud.
Le critiche dei detrattori
Non tutti vedono il Ponte come il simbolo di progresso, quasi futuristico, che a molti sembra. Alcuni ritengono che i rischi ambientali e i costi dell’opera siano difficili da giustificare. Il ricorso di un gruppo di cittadini contro la società Stretto di Messina, respinto dal Tribunale di Roma per mancanza di un progetto definitivo, ha dato nuovo slancio ai sostenitori del ponte.
Chi critica il progetto mette in luce problematiche irrisolte, dagli espropri alla tenuta economica complessiva del piano, questioni che restano effettivamente ancora col punto interrogativo, in attesa di risposte concrete.
Fasi operative in attesa di conferma
Dopo l’approvazione della Manovra che ha stanziato ancora 1,4 miliardi di euro per il Pont, il progetto attende ancora la definizione esatta del piano esecutivo e il via libera dal Cipess. Bonifiche, indagini tecniche e gestione degli espropri sono passaggi obbligati per avviare i cantieri entro il 2025.
Ogni fase richiede tempi serrati e una collaborazione efficace tra enti locali e nazionali. Inoltre, verifiche archeologiche e studi geologici restano passaggi chiave per iniziare i lavori. Il cronoprogramma si gioca tutto nei prossimi mesi: ogni ritardo potrebbe tradursi in un rinvio ulteriore, mettendo alla prova la fattibilità di questo progetto tanto atteso.
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