“Il ministro Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedini Najafabadi Mohammad”

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(A. Miat,) “Il ministro Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedini Najafabadi Mohammad”, comunica una nota ufficiale del ministero della Giustizia diffusa oggi. Ricordiamo che dopo quasi venti giorni di prigionia nel carcere di Evin (vicino Teheran) in Iran, l’8 gennaio la giornalista italiana Cecilia Sala è tornata a casa. La 29enne si trovava nella capitale iraniana per avere maggiori informazioni sulla condizione delle donne nel Paese degli ayatollah, quando è stata arrestata (prelevata dall’) in albergo dove alloggiava. Fu portata “bendata” durante il viaggio in auto con i “suoi sicari” per “non aver rispettato le leggi locali”, così venne riferito dalle autorità di Teheran alla sventurata e alla nostra ambasciata. Un fatto però stranissimo in coincidenza con l’arresto (o sequestro) dell’italiana fu il fermo dell’iraniano Abedini all’aeroporto di Malpensa, il 16 dicembre 2024, guarda caso tre giorni prima di quello della giornalista bloccata a Teheran. I due casi, dalle indiscrezioni di una certa stampa, anche internazionale, sembravano intrecciarsi con una sostanziale differenza nel merito delle leggi italiana, iraniana e internazionale che non sono in linea con quella ordinaria americana che si crede padrona del mondo. Ad esempio, i crimini commessi da soldati regolari dell’esercito americano in suolo straniero, passati in giudicato, non trovano mai applicazione coercitiva: vedi il caso di piloti imprudenti “acrobati” che hanno tranciato una fune di cabinovia uccidendo decine di turisti, soldati ubriaconi ma assassini o semplicemente troppo zelanti nel premere il grilletto.
Per il caso Sala, l’opinione pubblica ed il Governo hanno mantenuto un livello molto alto di difesa dei diritti civili e della tutela di una propria cittadina. Così pure l’incarcerazione di uno straniero di passaggio in un aeroporto internazionale non si applica con titoli e contenuti generici. Il caso anche plausibile che la situazione sociale e giuridica in Iran va ora combattuta su più tavoli. L’Iran non è più il paese dei tappeti e narghilé, Iranian Loom, ma dei droni e missili…e dell’arricchimento dell’uranio per bombe….della politica degli ostaggi e delle torture. Venirne a capo è un dovere. L’industria militare si avvale di ingenti risorse monetarie e di collaborazioni, formazioni e scambi con altri paesi, compresi i “centri di ricerca” occidentali. Pensate: il 60% dei chip usati dal dipartimento della Difesa Usa viene dalla Cina, perché costano molto meno. Restiamo assai dipendenti dalle catene di approvvigionamento globali. Potremo continuare a gestire l’economia mondiale come abbiamo fatto negli ultimi anni?». (*)
La prima domanda da porsi: “un ingegnere che avrà elaborato sistemi attingendo da altri know how può essere considerato colpevole se un tal giorno un miliziano di un altro paese straniero conduce da remoto un UAV, unmanned aerial vehicle, cosiddetto “DRONE” per attaccare un avamposto militare considerato ostile (il casus belli: un drone che piombò su una base americana in Giordania, uccidendo tre soldati e causando diversi feriti) ? Non ci sembra che gli ingegneri o i soci proprietari delle grandi società americane (turche, cinesi) siano corresponsabili dei crimini che violano il DIU, diritto internazionale umanitario commessi da un esercito o parti di esso. A questo punto, se gli Iraniani hanno violato fragorosamente i diritti umani e dei principi erga omnes anche gli alleati Americani sono andati oltre con la loro richiesta ad personam. Sicuri, forse, che l’Italia avrebbe capitolato, come qualcuno l’avrebbe dedotto.

In forza dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d’America e il governo della Repubblica italiana – si legge nella nota del ministero – possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente. La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di “associazione a delinquere per violare l’Ieepa” non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano; quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di “associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte” e di “fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte”, nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari” conclude la nota.

(*) La nuova lotta di classe è tra istruiti e non istruiti Perciò l’America si chiude Parla Fareed Zakaria, Corriere della Sera,12 Jan 2025. Dalla corrispondente a New York VIVIANA MAZZA

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