Superare la logica dello scontro e abbracciare quella dell’incontro

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Il dialogo è «l’unica via per spezzare le catene di odio e vendetta che imprigionano e per disinnescare gli ordigni dell’egoismo, dell’orgoglio e della superbia umana», radice di «ogni volontà belligerante che distrugge». Queste considerazioni sono stati i momenti centrali del discorso che Papa Francesco ha rivolto ai 184 ambasciatori accreditati presso la Santa Sede per il tradizionale incontro di auguri d’inizio anno. Il Pontefice ha osservato che non possiamo arrenderci all’idea che l’inimicizia e l’odio tra i popoli abbiano il sopravvento, nello spettro di una guerra mondiale, ricomposta nei suoi “pezzi” e divenuta minaccia sempre più concreta. Sono troppi i fronti aperti: dai drammi di Ucraina e Gaza, con bombardamenti ai civili, attacchi a ospedali e infrastrutture, bambini morti di freddo, alla situazione in Siria e Libano; dalle crisi nel Sahel, nel Corno d’Africa, a quelle di Nicaragua, Venezuela, Myanmar e Haiti. Il successore di Pietro ha messo in guardia l’umanità dalle vecchie e nuove minacce: persecuzioni religiose, antisemitismo, pericoli dell’intelligenza artificiale, fake news e cancel culture che «non tollera differenze e si concentra sui diritti degli individui, trascurando i doveri nei riguardi degli altri, in particolare dei più deboli e fragili». Con l’apertura del Giubileo, nel ciclo di catechesi che sono iniziate ieri, il Papa ha evidenziato che ci troviamo dinanzi a un nuovo inizio, una nuova vita, una nuova tappa, con «la possibilità per tutti di ripartire da Dio». L’invito è di fare il salto di qualità proposto dal Vangelo: riconoscerci piccoli per accogliere il Regno di Dio che “tanti Erode” dei giorni nostri ancora contrastano. La speranza è che nel 2025 si possa superare la logica dello scontro e abbracciare, invece, la logica dell’incontro. Le nostre società, seppur sulla carta contrarie alle guerre, rischiano di veder cedere la democrazia e morire lentamente se non nutrono adeguatamente il desiderio di pace. Un’importante sfida della politica è di affiancare ai consueti strumenti di gestione “ordinaria” un’azione radicale di cambiamento al sistema di vita della collettività, che faccia della pace uno specifico campo di azione dell’attività politica e di Governo. Solo costruendo giorno dopo giorno la pace si genera un tessuto sociale positivo, che superi le forze disgreganti, i populismi e le crisi umane e ambientali, in grado di reagire alle spinte violente che scaturiscono dai conflitti sociali ed economici e dalle tensioni delle periferie dell’emarginazione. Tanto più si accetta l’ineliminabilità della violenza, autentico oltraggio alla dignità umana, tanto più si debbono cercare mezzi e regole per una sua governabilità al fine di trasformarla, prima che sfugga completamente al controllo. Sul piano personale viene spesso da domandarsi cosa succeda nell’animo e nel cuore dell’uomo, spesso incline a non cercare percorsi di riconciliazione. Eppure, la vera pace si costruisce a partire dalle mura domestiche e da noi stessi, senza ipocrisie, assumendoci le responsabilità delle piccole ingiustizie della quotidianità dalle quali non possiamo ritenerci del tutto innocenti. Nonostante i limiti e le debolezze i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati a costruire dei ponti verso il prossimo, vicino e lontano, anche semplicemente compiendo dei piccoli gesti di gentilezza, amicizia e fraternità. Molto spesso tali azioni, che non ci costano niente, possono dare speranza, aprire strade, cambiare la vita a una persona che vive nell’invisibilità e addirittura trasformare la nostra esistenza nel confronto con queste realtà. L’indifferenza si vince con la solidarietà e aprendo il cuore, risvegliando l’attenzione al prossimo, a chi è più vicino, e uscendo dalla falsa neutralità che ostacola la condivisione. Solo una società basata sulla pace duratura e la giustizia sociale può definirsi veramente progredita e rispondente ai reali bisogni dell’uomo. Queste condizioni sono il traguardo di un lungo e faticoso cammino verso il benessere di ogni popolo e il presupposto affinché le ricchezze e le meravigliose risorse del creato possano essere fruite da ogni uomo.

*Associazione Comunità

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