Per i furti nelle case ai Bobbiatesi resta, per ora, il mugugno – VareseInLuce.it

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Insolito fermento di persone questa mattina, domenica 12 Gennaio, in piazza Bossi a Varese.

All’uscita dalla Messa delle ore 11, sul sagrato della chiesa, si sono formati diversi capannelli di donne e uomini, prevalentemente di mezz’età, che dialogavano tra loro sul problema che, in questi giorni, più li impensierisce: i furti nelle case.

Da qualche tempo Bobbiate è presa d’assalto da malavitosi che, senza timore, violano proprietà private con la speranza di appropriarsi di chissà quali tesori custoditi nelle abitazioni di cittadini evidentemente ritenuti “Paperon de’ Paperoni” da depredare.

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Di fatto, per raggiungere il loro scopo, questi topi d’appartamento non esitano a provocare anche ingenti danni come è accaduto in via Niccodemi dove hanno sfondato un muro per tentare d’appropriarsi della cassaforte. I vicini di casa, allertati dal rumore, hanno avvisato i Carabinieri che, giunti sul luogo, hanno fatto fuggire i ladri. Pochi giorni dopo, però, i malfattori hanno fatto visita ad altre due case nella stessa via e ad un paio d’altre nell’adiacente via Ferravilla.

Già lo scorso anno erano stati segnalati furti nelle vie Zonda e Niccodemi, proseguiti nei giorni delle festività natalizie e ulteriormente intensificati in questo fine settimana.

Il Controllo di vicinato, da alcuni anni attivo a Bobbiate, ha segnalato nelle ultime 48 ore cinque tentativi di furto. Oltre alle citate Niccodemi, Ferravilla, Zonda, le vie più prese di mira sono Berchet, Duse, Castellini e le strade laterali dell’arteria Giovanni Macchi, che dalla Schiranna sale verso il Centro città.

I discorsi, qui e là afferrati tra i bobbiatesi, oltre alla comprensibile irritazione e alla malcelata preoccupazione, facevano trasparire il forte senso di disapprovazione verso l’Amministrazione comunale che «con un paio di telecamere sistemate lungo le vie Macchi e Daverio sarebbe in grado di controllare il traffico arrivando ad individuare le targhe di veicoli sospetti» (testuale dichiarazione di un signore attempato, particolarmente grintoso e con il capo coperto da una vistosa coppola).

«Andando avanti così saremo costretti a formare dei comitati di sicurezza adeguatamente armati», ha commentato un prestante signore dall’apparente età di 50 anni, subito frenato da una signora più conciliante: «Vale la pena autotassarci e affidare a guardie giurate un servizio di vigilanza».

Ancor più preciso un altro signore che, dichiaratosi bobbiese doc «sono nato e cresciuto qui», ha sottolineato, «ritengo che, per la nostra incolumità, occorra innanzi tutto proteggere le abitazioni con porte blindate, allarmi e telecamere, restando comunque disponibili ad ingaggiare guardie professionali, sopportandone i relativi costi, in modo da mettere in sicurezza l’intero territorio del rione».

I carabinieri, insieme alla Polizia di Stato e a quella comunale, nel corso di una recente riunione del Controllo di vicinato presso la parrocchia, hanno diffuso un agile manualetto con tanto di istruzioni per tutelare le abitazioni e per scongiurare il più possibile i furti. È uno strumento utile, ma l’industria del crimine ha raggiunto ormai livelli di professionalità tali per cui urge alzare ulteriormente l’asticella delle modalità di difesa.

Il Decreto sicurezza 2024, approvato dalla Camera e in attesa dell’ assenso del Senato, potrebbe forse offrire qualche ulteriore strumento di contrasto alla criminalità. Non si comprende però che cosa aspetti Palazzo Madama a votare tale provvedimento legislativo.

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È un dato oggettivo però: la sicurezza non può pesare esclusivamente sulle Forze dell’ordine. Gli enti locali e, in primis i Comuni, possono e devono fare la loro parte, insieme ai cittadini, naturalmente.

Ora la Giunta Galimberti potrebbe cominciare ad illuminare meglio le strade e ad ampliare la sorveglianza con telecamere in ogni rotonda, a partire da quelle che danno accesso alla città dal lungo lago, per esempio.

Non occorre l’intuito del commissario Maigret o l’acume di Sherlock Holmes per insospettirsi di un furgone (o anche di un normale veicolo) che transita, a velocità sostenuta, alle tre della notte, da una strada cittadina e imbocca il lungo lago della Schiranna per prendere l’autostrada.

Un semplice controllo della targa, letta da una telecamera, può sciogliere qualsiasi dubbio all’operatore delle Forze dell’Ordine preposto a quel genere di controllo.

Qualche tempo fa i Carabinieri delle province di Padova, Vicenza e Venezia, dopo minuziose indagini, sono riusciti a sgominare una banda di delinquenti provenienti da un Paese dell’Est che aveva a lungo saccheggiato case, ville e appartamenti. Si trattava di un’organizzazione criminale che aveva osservatori, sentinelle, addetti alla logistica ed esecutori specializzati in effrazione. Una vera e propria impresa con professionisti qualificati nei diversi ruoli.

Difficile non immaginare che qualche cosa di simile stia avvenendo anche nella nostra provincia, considerata opulenta, come quelle depredate nel Veneto.

A Parre, comune della bergamasca, gli abitanti, stanchi di furti, avevano organizzato, tempo fa, ronde notturne con giovanotti muniti di “paga debiti” (nodosi bastoni). In brevissimo sono cessate le ruberie.

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Da varesino plaudo ai bergamaschi.

Didascalia: Riunione del Controllo di vicinato (foto archivio Vareseinluce)



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