Nordio lega l’intreccio tra Abedini, Cecilia Sala e la riforma della Giustizia

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


Sono due vicende parallele ma non congiunte, dice il ministro Nordio al Tg1, alludendo alla carcerazione e poi liberazione di Cecilia Sala in Iran e alla detenzione di Mohammad Abedini, arrestato in Italia. Parallele ma strettamente intrecciate, ammesso che in geometria sia possibile, e al contempo cucite con il filo d’acciaio a quella riforma della giustizia che è la riforma delle riforme, la separazione delle carriere tra chi accusa e chi deve giudicare nel processo penale. Pacchetto completo nelle mani del guardasigilli.

Carlo Nordio lo sa bene, e sa altrettanto bene quale sia oggi il suo ruolo politico. Sul piano nazionale e su quello cosmico, con quella triangolazione che attraversa l’oceano e anche le terre perché, se pure Cecilia è tornata a noi e soprattutto ai suoi cari, l’ingegnere elettronico che viene amorevolmente custodito a Opera, che è pur sempre un carcere, è qualcuno nei cui confronti lo Stato dell’Iran mostra parecchio interesse. Anche gli americani ancora per poco guidati da Joe Biden avevano mostrato attenzione verso l’iraniano residente in Svizzera, tanto da farlo arrestare all’aeroporto di Malpensa quando, chissà perché, si era palesato in transito sul suolo italiano.

Oggetto del desiderio apparente, perché poi gli americani avevano trascurato di mandare alla magistratura milanese, competente per territorio, le scartoffie necessarie per dare consistenza penale alla richiesta di estradizione. E non esiste neppure per ora una rogatoria sul materiale elettronico che la polizia italiana ha sequestrato all’ingegnere al momento del fermo e che potrebbe interessare non solo l’Iran ma anche gli Usa. Tanto che lo stesso ministro Nordio, sulle cui spalle poggia anche la possibilità, prevista dalla legge, di richiedere alla magistratura di scarcerare il detenuto, può dire “noi abbiamo un trattato di estradizione con gli Stati Uniti, però non sono ancora arrivati gli atti relativi alla richiesta, quindi sarà valutata secondo le procedure e quindi attendiamo”.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Un’attesa che ha anche delle date, perché a partire dal prossimo mercoledì 15 gennaio la Corte d’appello di Milano assumerà la decisione sulla custodia cautelare di Abedini. Il suo legale Alfredo De Francesco, che ieri è andato da solo, perché l’ambasciatore iraniano a Roma era impegnato, a trovare il suo assistito a Opera, ha presentato un’integrazione alla precedente richiesta di detenzione domiciliare. Non più in zona consolato milanese, ma in un appartamento scelto dallo stesso avvocato, con cavigliera elettronica e senza nessun permesso di uscita, neppure per le necessità alimentari cui dovrebbe provvedere un’altra persona incaricata. Si vedrà nell’udienza se il procuratore generale Francesca Nanni, che si è già pronunciata in senso contrario alla prima richiesta, si sarà ammorbidita. Certo, se la Corte d’appello dovesse accogliere la proposta di domiciliari per l’ingegnere, il ministro Nordio tirerebbe un bel sospiro di sollievo, per almeno due motivi.

Uno è storico e ricorda il caso dell’imprenditore russo Artem Uss, fatto fuggire dai domiciliari concessi dai giudici nei cui confronti il guardasigilli era ricorso invano al procedimento disciplinare al Csm, che aveva archiviato la pratica. Ma il motivo più importante è che solo un soggetto politico come il ministro è in grado di assumere impegni con altri Stati, e non sappiamo che interlocuzione abbia avuto la premier Giorgia Meloni nel suo viaggio lampo nella residenza di Donald Trump a Mara-Lago. Certamente non avrebbe potuto assumere impegni a nome dei giudici, ma del suo ministro si. E sono in tanti, a partire dalle minoranze parlamentari, ad aspettare il guardasigilli al varco, per poter contestare lo “scambio” tra Abedini e Cecilia Sala. Soprattutto nei giorni in cui il cronoprogramma della riforma sulla separazione delle carriere procede a tappe forzate, con la previsione di approvare il testo, a partire da martedì prossimo, alla Camera entro la fine del mese, poi a marzo al Senato, per arrivare entro settembre al referendum confermativo.

C’è molto ottimismo e fiducia nei cittadini, da parte del governo e della maggioranza parlamentare, su quella consultazione popolare. Che non necessita di quorum e che porta in sé la speranza che si concretizzi in voti quella sfiducia nella magistratura, soprattutto in quella più politicizzata, che viene manifestata in ogni sondaggio d’opinione ormai da qualche anno. Fare presto, è la parola d’ordine. Tanto che sono stati rinviati a leggi ordinarie sia la richiesta di Forza Italia di esonerare dal sorteggio, nella formazione dei futuri Csm, i membri laici in quanto rappresentanti della volontà popolare, sia la richiesta delle opposizioni sulla parità di genere negli stessi organismi. Tutto nelle mani di Nordio, intanto, nella sua veste di amministratore di giustizia ma anche di politica.

Avatar photo

Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link