Erosione costiera, vertice in Sicilia: le zone più colpite e le soluzioni per combatterla

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Non è un mistero che da anni ormai anche dal punto di vista delle mareggiate ci siano elementi che fanno preoccupare

I cambiamenti climatici che stanno flagellando molte aree del pianeta con eventi estremi (vedi la California) interessano anche il nostro emisfero e parte del Mediterraneo. Non è un mistero che da anni ormai anche dal punto di vista delle mareggiate ci siano elementi che fanno preoccupare. Si prendano le zone esposte a nord alla furia delle onde.

La situazione in Sicilia

In  Sicilia recentemente l’amministrazione di Capo D’Orlando col supporto del professore di geologia Giuseppe Randazzo, ordinario all’Università di Messina e tra i massimi esperti di erosione delle coste, ha studiato un sistema di ripascimento che consisterà nel prelevare dai fondali del rinomato paese che si affaccia sul Tirreno parte della sabbia occorrente al ripascimento che sarà trattenuta sulla battigia da un sistema di  barriere in plastica rinforzata che avranno il compito di proteggere la sabbia, barriere che poi all’inizio della stagione estiva verranno rimosse.

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Altre zone soggette alle erosioni del mare sono diverse aree costiere delle isole Eolie. Ancora l’amministrazione di Salina attende il via libera per provvedere ad ottenere il finanziamento per ripascere la rinomata spiaggia di Pollara, immortalata nell’intramontabile film “Il postino ” di Troisi, mentre ad Acquacalda, nell’isola di Lipari, altra zona soggetta a violente mareggiate, dal 2019 si attende un intervento che protegga l’abitato soggetto ogni anno a eventi molto estremi che pian piano stanno danneggiando il lungomare. L’imperativo categorico è fare in fretta.

Proprio per venire incontro alla popolazione ed evitare che accada l’irreparabile l’amministrazione del sindaco Riccardo Gullo ha avuto alcuni giorni fa in teleconferenza una conferenza di servizi con i responsabili della Protezione civile regionale. Al Tavolo era presente, su disposizione del capo della Protezione civile regionale, ing. Salvatore Cocina, il suo collega responsabile della Protezione civile per tutta la costa del Messinese, ing. Bruno Manfrè.

Nel corso della riunione Il Comune eoliano ha esposto il progetto per procedere all’utilizzo del finanziamento di Protezione civile del ministero dell’Ambiente, stanziato dopo la violenta e rovinosa mareggiata del dicembre del 2019 che colpì l’abitato. Ma davanti alla richiesta ed esaminate le carte, la Protezione civile ha chiesto una variazione del progetto che preveda l’utilizzo delle somme stanziate, circa 4 milioni, per lavori di protezione a mare dell’abitato e non per procedere anche alla scarificazione e rifacimento del manto stradale del lungomare, opere che secondo la Protezione civile regionale non rientrerebbero nel novero del finanziamento.

Le parole dell’ingegner Manfrè

“L’amministrazione Gullo ha rappresentato al nostro ufficio la necessità di intervenire con urgenza alla protezione dell’abitato della frazione. Noi siamo assolutamente favorevoli a questa procedura, ma abbiamo dettp agli amministratori che occorre una rivisitazione del progetto presentato – spiega l’ing. Manfrè -. Già nel febbraio scorso avevamo chiesto al Comune di Lipari che il progetto venisse rielaborato sotto alcuni aspetti con finalità più di Protezione civile, prevedendo maggiori opere di protezione dal mare”.

– Quindi Il vostro ufficio ritiene che il piano presentato da Lipari  non corrisponda ai dettati del finanziamento?

“Prevede alcune opere che non possono essere annoverate tra quelle previste dalla Protezione e dal ministero dell’Ambiente che ha in parte finanziato l’intervento. Allora, il progetto prevede il ripristino del muretto a protezione e alcune opere a mare. E questo è possibile. Ma i lavori di pavimentazione e quelli per rifare il cunettone dei sottoservizi non appartengono a questo finanziamento. Bisogna finalizzare maggiormente l’intervento a quelle che sono le necessità a protezione di Acquacalda. Avevamo già sollevato al Comune di Lipari queste osservazioni sia a febbraio che a settembre dell’anno scorso, invitandolo a rivedere il progetto in questi termini. Ora abbiamo notato che il piano presentato è stato rivisto solo parzialmente per cui abbiamo nuovamente chiesto una modifica e da quello che è stato detto sembra che l’amministrazione sia disponibile a procedere si questa linea,  magari con una variante in corso d’opera che finalizi maggiormente le opere alla protezione e non alla sistemazione della strada”.

– Questo cosa significa, appalto dei lavori e poi revisione in corso d’opera?

“E’ possibile modificare il progetto subito dopo che è stato appaltato, magari per non incappare a nuove richieste di visti ambientali. Adesso noi predisporremo la risposta positiva a seguito della conferenza e daremo le nostre indicazioni e penso che in qualche modo l’impasse si sbloccherà”.

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L’ingegnere Manfrè, però, non si è sbilanciato sui tempi di avvio delle opere necessarie. “Il soggetto attuatore è il Comune, non è la Protezione civile regionale. Sono loro che possono appaltare i lavori e decidere come  procedere. Noi chiederemo coerenza sia per quanto riguarda il rispetto dl codice degli appalti sia per quanto riguarda la finalità del finanziamento. Le somme sono state stanziate anche dal ministero dell’Ambiente che un domani, se qualcosa non dovesse corrispondere, potrebbe sollevare più di una eccezione nel finanziare i lavori. Quindi la Protezione civile regionale e lo ripeto, ha  soltanto chiesto di finalizzare maggiormente  le opere a difesa costiera e a mare. Non per ripristinare 775 metri lineari di strada e le opere dei sottoservizi, opere che non possono essere annoverate nel piano finanziato. Noi tra l’altro avevamo già detto a tempo debito al Comune queste cose… “.

L’impressione davanti a questo ennesimo  impasse burocratico è che i tempi di intervento saranno purtroppo ancora lunghi. Intanto il mare scava…    





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