I romani la chiamarono “triumphus”: era la prestigiosissima celebrazione che spettava ai Generali, reduci da altisonanti vittorie, al loro ritorno nell’Urbe. Un po’ quello che accade a Giorgia Meloni, che affronta le “forche caudine” della conferenza stampa annuale proprio il giorno dopo la liberazione di Cecilia Sala, carica delle sue “ornamenta triumphalia”. Una fossa dei leoni improvvisamente trasformata in cassa di risonanza, per dire che anche la fortuna ci ha messo lo zampino. La premier si presenta al consesso nella forma abituale: puntuta, severa, guardinga, consapevole del successo raggiunto sull’affaire iraniano ma attenta a non commettere falli di distrazione.
Governo
Così sceglie le parole giuste da dedicare al quasi amico Matteo Salvini: “Sarebbe un ottimo ministro degli Interni, ha ragione quando dice che in assenza del procedimento giudiziario avrebbe chiesto e ottenuto il ministero, ma anche Piantedosi è un ottimo ministro e non penso che allo stato attuale questa cosa sia all’ordine del giorno”. Non cambia idea sul rimpasto: non sono previsti avanzamenti di carriera. Il leader della Lega “avrebbe ragione”, ma nei fatti “stia sereno”. La cattiva notizia per il partner di governo arriva alla domanda sul terzo mandato, con l’impugnazione della legge regionale campana decisa dal Consiglio dei ministri. Con l’onore delle armi: “Sapete che non c’è un’unica posizione all’interno della maggioranza da questo punto di vista”.
La stoccata sul Veneto
La stoccata, naturalmente, arriva sul Veneto. “Penso che la candidatura di Fratelli d’Italia sia un’opzione che deve essere tenuta in considerazione”, dice la premier riferendosi alla successione di Luca Zaia. Addolcendola nel finale: “Ritengo però – aggiunge – che di queste vicende si debba discutere con grande serenità con gli alleati, ed è quello che faremo. Ci saranno diverse elezioni regionali quest’anno, ampie, importanti, delicate, abbiamo già cominciato a parlarne con Matteo Salvini, con Antonio Tajani, con gli altri e continueremo a farlo”. In pratica, l’annuncio di una nuova battaglia campale: la Lega potrà essere spodestata anche nel suo vero bastione? O sarà costretta a reagire tentando una candidatura autonoma dal centrodestra, una scossa che inevitabilmente potrebbe avere effetti deflagranti anche a Roma? Il vicepresidente del Consiglio sa che in Veneto si gioca una partita determinante per la sua leadership. Difficile che sia accomodante.
Giustizia
L’altra spina è la solita: la giustizia. Un tema affrontato con decisione da Meloni, che tiene il punto: “Si può sempre migliorare, c’è disponibilità al dialogo, se ne parla. Ieri ho letto il pronunciamento del Csm e mi stupisce sempre il tono apocalittico con il quale si risponde a qualsiasi tentativo di riforma della giustizia sempre come se stesse per finire il mondo, come fosse un attacco, anziché collaborare per migliorare le norme”. E poi: “Escludersi da qualsiasi collaborazione vuol dire impedire a noi di avere il contributo anche positivo che può arrivare dai vertici della magistratura, è una contrarietà pregiudiziale che io non condivido. La magistratura dovrebbe contribuire a migliorare le proposte che facciamo”. Secondo la premier, “la separazione delle carriere serve a rafforzare la terzietà del giudice. Il Csm garantisce l’autonomia della magistratura, averne due può rafforzare quelle garanzie”.
Arianna
Un’inquietudine che ha lo stesso chiodo fisso: “Mi ha molto incuriosito questo continuo voler raccontare intorno alla figura di Arianna Meloni cose che non erano vere alla prova dei fatti. Quando per mesi ti ritrovi che Arianna ha fatto questo e poi non l’ha fatto… Spero sia una strategia, altrimenti sarebbe cialtronaggine, cialtroneria, e forse è pure peggio. Penso che ci possa essere l’idea se non altro, ma non posso parlare della magistratura, a livello politico sicuramente, di gettare fango su qualcuno”. Infine il messaggio diretto: “Che poi io possa avere diversi avversari, non mi pare una grande notizia. Che ci possano essere mondi, ambienti, gruppi di potere che magari in passato avevano rapporti migliori con il potere politico e oggi possono essere innervositi dal fatto di non essere tenuti adeguatamente in considerazione, mi sembra anche questo abbastanza scontato”. Insomma, anche durante la celebrazione della vittoria, il “Generale” Giorgia non dimentica le prossime battaglie.
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