Nomine, è ancora scontro, il M5s diserta il vertice. «La legge è un caposaldo»

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Il M5s non ci sarà al vertice di maggioranza di dopodomani, il segretario regionale Leonardo Donno e il capogruppo Marco Galante hanno declinato l’invito del Pd. La legge che fissa i paletti alle nomine regionali continua a provocare frizioni tra i due partiti: giovedì, i Dem hanno deciso che la norma va profondamente modificata, i pentastellati invece la difendono a spada tratta.

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La riunione di lunedì è stata convocata proprio per individuare una linea comune nel centrosinistra, per poi tornare in Consiglio e cambiare la legge ma il Movimento ha alzato le barricate. Ieri, per ribadire il loro sostegno alla legge, è intervenuto persino il vicepresidente nazionale, Mario Turco: «Abbiamo condiviso la norma sulle nomine, approvata recentemente dalla Regione Puglia, perché è un impegno preso con i cittadini che rientra nel Patto per la legalità fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle per garantire trasparenza e meritocrazia», ha chiarito in un una nota firmata con Donno. La posizione del M5s rende più complicato il piano Pd, perché in Aula senza il loro voto i numeri sono molto ballerini.

Continua, quindi, il braccio di ferro sull’emendamento per la trasparenza sulle nomine – presentato e votato durante il Consiglio regionale sul Bilancio dalla consigliera “dissidente” del Movimento Cinque Stelle Antonella Laricchia – inizialmente bocciato e poi reinserito con una correzione fatta dall’Ufficio di Presidenza a seguito di un’istruttoria. Questo aveva indotto il 31 dicembre scorso il governatore Michele Emiliano a promulgare la legge ma a presentare un esposto alla Procura, per un’eventuale ipotesi di reato di falso. Da qui anche il dibattito interno al centrosinistra, con i dem pugliesi che giovedì hanno dichiarato «politicamente inopportuna quella norma» e la Laricchia che ha anche scritto alla segretaria Elly Schlein per criticare la posizione del Pd locale. Turco e Donno, ieri, hanno ribadito il «pieno sostegno ai nostri consiglieri regionali che si sono espressi a favore della norma. Crediamo fortemente che sia questo il percorso da seguire per migliorare l’efficienza delle nostre amministrazioni pubbliche, migliorare i servizi a favore dei cittadini ed evitare qualsiasi forma di baratto a discapito della collettività».

I due esponenti del M5s, però, non chiudono del tutto le porte ad eventuali modifiche. «Qualora ci fossero proposte di modifica da parte di alcune forze politiche che hanno anche in questi giorni sollevato dubbi sulla costituzionalità della norma, siamo pronti a confrontarci, ma sempre tenendo ben presente – concludono Turco e Donno – che restano fondamentali i principi di legalità, meritocrazia e trasparenza. Ricordiamo, infatti, che l’intervento voluto dal M5S con il Patto per la Legalità, si è reso necessario proprio per ripristinare quella trasparenza che negli anni purtroppo non è stata al centro della direzione seguita dalla politica e che ha indotto i cittadini a perdere fiducia. Noi crediamo, invece, che i cittadini debbano potersi appropriare e fidarsi delle istituzioni». A stretto giro è arrivata la replica del segretario regionale del Pd, Domenico De Santis: «Accogliamo con favore la disponibilità dei 5Stelle – dice – volta ad aprire un confronto sul tema della trasparenza. Nell’incontro della maggioranza consiliare ragioneremo delle priorità legislative dei prossimi mesi e discuteremo della nostra idea per sanare i profili di incostituzionalità, di incoerenza con altri articoli del bilancio e di conflitto di competenze tra Giunta e l’assemblea legislativa. Stiamo ragionando su una proposta che prende spunto dal regolamento adottato dal comune di Bari su iniziativa dell’assessore 5 Stelle Nicola Grasso, da Michele Laforgia e a cui ha approfonditamente lavorato anche il gruppo del Pd ed è stato approvato da tutta la coalizione di maggioranza. È nostro interesse garantire trasparenza e meritocrazia affinché i cittadini si sentano rappresentati e garantiti».

Giovedì scorso, al termine della riunione, il Pd ha raggiunto un accordo fondato su tre punti: modificare in maniera sostanziale la legge sulle nomine regionali; abrogare del tutto la norma che ostacola la candidatura dei sindaci alle prossime Regionali; ragionare sulla possibilità di cambiare il sistema elettorale ma alla condizione che la soglia di sbarramento per le liste resti al 4%. Sono i tre capisaldi. Per quanto riguarda la legge sulle nomine, per convincere i quattro consiglieri pentastellati, quelli filo-governativi, a votare per la modifica l’intenzione del Pd è di proporre di “copiare” la norma adottata qualche mese fa dal Comune di Bari per la scelta dei manager delle municipalizzate, un testo scritto proprio dal M5s. Una sorta di esca.

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