In conferenza stampa il governatore campano spara a zero contro il governo, ma sul Pd neppure una parola. E non è un caso. Obiettivo? Scegliere insieme a Schlein il suo successore
“Come va a finire? E io che ne so, questo mi pare uno scenario da X,1,2. Sentiamoci tra qualche giorno”, ci dice con metafora da allibratore Lello Topo, figlio di Ciccio, autista di Antonio Gava, ma soprattutto ex consigliere regionale campano e oggi a Strasburgo eurodeputato di comprovata fede deluchiana, nel senso ovviamente di Vincenzo De Luca. Ieri l’istrionico presidente della Regione Campania ha convocato una conferenza stampa show. “Il governo ha paura degli elettori e della democrazia”, “Meloni ha fatto una norma ‘contra personam’. Ha ancora senso la scritta che troviamo nei tribunali, La legge è uguale per tutti?”. E ancora: “Con due guerre in corso il presidente del Consiglio ha voluto trovare il tempo per interessarsi della Campania, è motivo di orgoglio per noi”. Una mitragliata di dichiarazioni per ribadire che, nonostante il ricorso alla Corte Costituzionale deciso dall’esecutivo contro la legge regionale che gli permetterebbe di correre per un terzo mandato alla guida della regione, lui resta in campo. “Vado avanti”, ha detto. “Il terzo mandato verrà spazzato via come l’autonomia differenziata”.
Al di là delle sparate, però, il governatore non ha azzardato nessuna mossa. De Luca – confessa chi gli è vicino – non poteva certo rimanere in silenzio. Ma ieri più che politica ha fatto spettacolo. Uno show necessario a prendere tempo. Citava il filosofo greco Parmenide, ma pensava a Quinto Fabio Massimo, il generale romano detto il “temporeggiatore” che diceva: “Festinatio improvida et caeca ”, e cioè “la fretta è sconsiderata e cieca”. Attaccare per trachecchiare insomma. Nessun gesto estremo, come pure qualcuno aveva paventato. Altro che dimissioni improvvise per andare subito a elezioni e spiazzare tutti, a partire dal suo partito il Pd, che ancor prima del governo non lo voleva ricandidare. “La posizione del partito è contraria al terzo mandato”, ripetono da tempo i luogotenenti di Elly Schlein. Nei mesi scorsi De Luca proprio su questo era andato su tutte le furie e aveva cominciato a bombardare verbalmente il Nazareno come solo lui sa fare. “Il Pd non è credibile per governare, il 90 per cento della segreteria non rappresenta nulla”. Solo per citare una delle tante dichiarazioni. Ieri invece verso Elly Schlein e in vertici del partito neppure una parola fuori posto. Non è un caso. De Luca non si aspettava il ricorso del governo. Pensava che la Lega, interessata alla ricandidatura di Luca Zaia, che in Veneto condivide con lui lo stesso problema, avrebbe evitato il ricorso. Così non è andata. E dunque, in questo momento, il presidente campano tratta. Senza muoversi, senza farsi da parte ma pronto a farlo. A una condizione: scegliere il suo successore insieme al Nazareno, cancellando ogni ipotesi di una candidatura grillina alla Roberto Fico. In attesa di un esito positivo nelle negoziazioni con il Pd, il presidente resta in campo. E se il giudizio della Consulta arrivasse dopo il voto, sarebbe ancora pronto a candidarsi anche da solo contro il centrodestra, ma anche contro un candidato di Pd e M5s. Potrebbe non vincere, certo, ma sancirebbe senza’altro la sconfitta dei rossogialli. Non a caso ieri il suo massimo sostenitore era Fulvio Martuscello, coordinatore regionale di Forza Italia e aspirante governatore del centrodestra: “De Luca è molto forte, resterà in campo e se la giocherà”.
De Luca però sa anche che il giudizio dei giudici costituzionali potrebbe arrivare prima del voto. E potrebbe anche andare male, privandolo dell’unica leva che ha per far sentire la sua voce dentro il partito: la minaccia di candidarsi da solo. Insomma, sparate a parte oggi la sua posizioni è più fragile. Per questo adesso il presidente, forte dell’intera squadra dei consiglieri regionali del Pd schierati dalla sua parte come opliti spartani intorno a loro Leonida, si prepara a cercare con il Nazareno un candidato comune. Perché le incertezze che valgono per De Luca valgono, al contrario, anche per il Pd: è vero che il giudizio della Consulta può arrivare prima del voto, frenando il governatore, ma può arrivare anche dopo. E, soprattutto, l’esito non è scontato. Inoltre De Luca ha sempre la carta delle dimissioni per affrettare le eventuali elezioni. Per ora resta in mano, ma domani? Al Nazareno si rimugina. I riformisti, o quelli che un tempo si chiamavano così, spingono Schlein alla trattativa. E d’altronde che le cose dentro il partito fossero in movimento lo si era capito già in mattinata. Ancor prima della conferenza stampa del governatore, in un’intervista alla Stampa, il presidente del Pd Stefano Bonaccini aveva spiegato in modo eloquente già tutto: “Io credo convenga a tutti sedersi intorno a un tavolo e fare un passo avanti. Vincenzo De Luca è stato ed è un bravo presidente che ha fatto e sta facendo cose molto importanti. Valorizzare queste cose e individuare insieme una candidatura vincente per la Campania è dovere di tutti”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link