SCARLINO. La crisi di Venator Italy rischia di lasciare molti lavoratori senza un’occupazione. Ma non solo, l’eventuale chiusura della fabbrica chimica potrebbe dissestare tutto il tessuto connettivo economico della Maremma. Per questo le istituzioni del territorio si sono riunite per un consiglio comunale e hanno inviato una al consiglio di amministrazione dell’azienda una lettera, dove chiedono trasparenza e risposte concrete.
«Come pubbliche amministrazioni – si legge nella lettera – abbiamo fatto tutto quanto era nelle nostre possibilità per sostenere l’azienda: decisioni difficili, interventi rapidi e misure che pensavamo indispensabili per garantire un futuro all’impianto. Ma oggi ci troviamo di fronte a una situazione di profonda incertezza, con la mancanza di un piano industriale chiaro, continui rinvii e un preoccupante silenzio sul futuro di Venator».
Il consiglio comunale ha visto la partecipazione del viceprefetto aggiunto Michele Bray, dei parlamentari del territorio Marco Simiani e Fabrizio Rossi, la senatrice Simona Petrucci, l’assessore regionale all’economia e al turismo Leonardo Marras, il presidente della Provincia Francesco Limatola, i sindacati e Confindustria Toscana Sud. Oltre ai sindaci e consiglieri di maggioranza e minoranza degli enti comunali.
L’obiettivo delle istituzioni e di tutta la Maremma è avviare un tavolo di crisi in Regione e dopo portare la vicenda all’attenzione del governo. La lettera è stata firmata da tutti i sindaci, dal presidente della Provincia, dall’assessore Marras, dai parlamentari Rossi, Simiani e Petrucci. Le istituzioni del territorio chiedono chiarezza e azioni immediate per salvaguardare l’impianto, i lavoratori e l’intero territorio.
«Se Venator intende continuare a operare, deve dimostrarlo ripristinando l’attività produttiva, reintegrando i lavoratori e investendo sul futuro del sito – si legge nella lettera – Se invece l’azienda intende abbandonare il territorio, lo dica chiaramente e si impegni a facilitare l’ingresso di nuovi attori pronti a investire e rilanciare l’impianto. In ogni caso, Venator dovrà farsi carico della bonifica del sito per restituirlo al territorio nelle condizioni originarie».
La crisi non riguarda solo i dipendenti diretti dell’azienda, ma anche le famiglie legate all’indotto e l’intero tessuto economico e sociale della Maremma. «Le ripercussioni – sottolineano i firmatari – toccano il PIL provinciale e mettono a rischio la stabilità di un’intera comunità».
«Non accetteremo ulteriori attese o promesse disattese. Ora è il momento di agire con responsabilità e trasparenza – continuano – Pretendiamo un incontro con i vertici aziendali nella sede di Scarlino per discutere il futuro di questo impianto e della nostra comunità».
Un appello all’unità
La lettera è un richiamo all’unità e alla determinazione: istituzioni, cittadini e imprese lavoreranno insieme per garantire che il territorio non sia lasciato indietro. «La nostra forza è nell’unione – dicono i firmatari – non arretreremo di un passo fino a quando non avremo risposte chiare e soluzioni concrete per salvaguardare l’economia, il lavoro e la dignità della nostra terra».
Le istituzioni stanno attuando con concretezza e velocità ogni azione possibile per tutelare i lavoratori e il territorio.
«Occorre garantire la cassa integrazione per tutti i lavoratori della Venator fino alla piena ripresa della produzione industriale. L’Unione europea sta facendo la sua parte con l’attivazione dei dazi antidumping sul biossido di titanio proveniente dalla Cina – dice Marco Simiani – Ma una azienda fondamentale per l’industria italiana e per lo sviluppo economico ed occupazionale del territorio non può continuare a sopravvivere nell’incertezza. La Regione sta facendo la sua parte per attivare il tavolo di crisi, che deve fare piena chiarezza suo futuro al sito industriale».
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