A San Michele al Tagliamento il funerale del 58enne lecchese Umberto Quinterio. Nel 2013, chiuso il suo allevamento, aveva sceltio di vivere sulla strada: il paese veneziano che lo aveva accolto è diventato l’ultima tappa
Una notte, una donna vede un uomo sdraiato sotto il porticato di un centro commerciale, mentre cerca di ripararsi come può dal freddo di dicembre: gli si avvicina, capisce che se fosse rimasto lì fuori non avrebbe superato la notte e decide, assieme al marito, di ospitarlo in una casa sfitta di loro proprietà. Dopo un mese, però, trovano l’uomo riverso a terra senza vita, stroncato da un infarto. Termina così, in una casa di San Michele al Tagliamento, nella Città Metropolitana di Venezia, il cammino del pastore-pellegrino 58enne Umberto Quinterio.
La scelta radicale e i probelmi di salute
Nato a Merate, in provincia di Lecco, nel 2013, dopo che l’allevamento per cui lavorava come pastore aveva chiuso i battenti, decide di vivere una vita senza più imposizioni e scadenze: lascia ogni bene materiale e si mette in viaggio. A fargli da bussola è soltanto il libro che tiene sempre tra le mani: «Racconti di un pellegrino russo». «Deve essere stato un parroco a fargli conoscere questo testo che poi gli cambiò la vita – afferma il prete della parrocchia di San Michele al Tagliamento, don Emanuele Fiocchi –. Aveva deciso di ripercorrere gli stessi passi del pellegrino russo, passando di santuario in santuario. La sua ultima meta avrebbe dovuto essere Roma, per il Giubileo, ma quando arrivò nel nostro Comune il 7 dicembre scorso le sue condizioni di salute erano già fin troppo precarie: aveva difficoltà respiratorie, non riusciva quasi più a camminare, necessitava di assistenza».
L’ospitalità a San Michele
Il parroco di San Michele al Tagliamento trova subito un riparo per la notte a Quinterio, in attesa di potergli dare una sistemazione migliore. Il pellegrino rimane in uno dei locali della parrocchia per un paio di notti, poi però torna in strada, ed è qui che incontra la donna che poi gli metterà a disposizione la propria casa. «Parlando con lui abbiamo capito che era una persona buona e di grande fede – racconta la famiglia ospitante – certo di questi tempi non c’è persona che ci si possa fidare di ospitare in casa propria a cuor leggero, non è stata una scelta presa d’impulso. Lui però era evidentemente in uno stato di salute precario e aveva a malapena bisogno di un tetto sulla testa, noi avevamo una casa, seppur sfitta, con tutte le utenze attive: insomma, ci siamo sentiti di ospitarlo, anche perché per farlo non avremmo dovuto toglierci il pane dalla bocca, stavamo donando per un periodo un qualcosa che per noi era un bene superfluo».
Il funerale e il contatto con la famiglia
Nella casa di questa famiglia Quinterio è rimasto, come detto, per circa un mese: sono stati proprio i proprietari dell’immobile a rinvenire il suo corpo esanime il giorno dell’Epifania. Il funerale è stato celebrato questo pomeriggio, giovedì 9 gennaio, alla chiesa di San Michele Arcangelo, a San Michele al Tagliamento. «Ci tenevo che i suoi familiari sapessero della sua scomparsa – afferma l’uomo che l’ha ospitato nell’ultimo mese – perciò ho chiesto al giornale Merate Online di pubblicare un articolo sulla sua scomparsa chiedendo a chiunque l’avesse conosciuto di mettersi in contatto con i giornalisti della testata per arrivare a me. A quell’appello hanno risposto le due sorelle di Umberto». Una delle due sorelle oggi ha raggiunto il Comune nel Veneziano per porgere un ultimo saluto al fratello di cui non aveva più notizie da almeno 15 anni. «So che durante la pandemia era tornato a Merate – afferma don Emanuele Fiocchi – ma mai nella casa di famiglia. Aveva fatto perdere ogni sua traccia il giorno in cui aveva deciso di seguire la via della fede». Umberto Quinterio è stato cremato e la sua urna farà presto ritorno a Merate, nel luogo in cui è partito. «In paese tutti si erano affezionati a lui – ha dichiarato il sindaco di San Michele al Tagliamento, Flavio Maurutto – pur essendo rimasto qui per poco tempo, ha lasciato un segno di gioia. Era una persona a modo, che sapeva parlare bene, a cui la gente si è affezionata ben presto. Per tutte le persone che ha incontrato ha sempre avuto una parola di gentilezza, di speranza, di solidarietà».
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