Regime gestito o amministrato? Ecco la nostra scelta strategica

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Ci troviamo all’inizio dell’anno fiscale, il momento in cui agiamo da sostituto d’imposta per i nostri clienti e paghiamo al fisco italiano l’imposta sul capital gain.

Anche quest’anno cogliamo l’occasione per rispolverare le basi del regime gestito di cui gode la nostra Gestione Patrimoniale, e spiegare le ragioni per cui abbiamo deciso di sceglierlo.

Regime Gestito vs Amministrato

Ricapitoliamo velocemente le caratteristiche del regime gestito, ovvero quello che si applica alla Gestione Patrimoniale Moneyfarm.

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  • Come si calcola la performance: La performance della gestione patrimoniale si ottiene sommando i guadagni e le perdite di tutti gli investimenti inclusi, come i fondi o altri strumenti. In pratica, i risultati positivi compensano quelli negativi, dando un unico risultato finale.
  • Cosa succede se si guadagna: Se a fine anno c’è un guadagno netto, si pagano le tasse sulla plusvalenza generata durante l’anno fiscale. Ad esempio, se il portafoglio ha guadagnato 1.000 euro, dopo aver compensato possibili passate minusvalenze, verranno calcolate le imposte su quella somma.
  • Cosa succede se si perde: Se invece si chiude l’anno fiscale con una perdita (minusvalenza), questa può essere usata per ridurre le tasse nei quattro anni successivi. Per esempio, se avete perso 1.000 euro, i successivi 1.000 euro di guadagni nei prossimi quattro anni non saranno tassati.
  • Compravendite all’interno della gestione: Le compravendite fatte all’interno della gestione non vengono tassate, e non generano minusvalenze.
  • Utilizzo delle minusvalenze: Se decidete di chiudere la gestione con una perdita, il credito d’imposta può essere trasferito esternamente.
  • Aliquote applicate: Le tasse sui guadagni sono del 26%, ma scendono al 12,5% per i rendimenti derivanti da titoli di stato emessi da paesi presenti nella cosiddetta white list.

Alternativa al regime gestito è il regime amministrato. Per esso vale il principio di cassa. 

  • Tassazione sui singoli strumenti: Le tasse si calcolano per ogni strumento finanziario, come un’azione o un fondo, e non sul risultato complessivo della gestione.
  • Tasse al momento della vendita: Si pagano le imposte solo quando si vende uno strumento e questo ha generato un guadagno.
  • Dividendi tassati subito: Anche i dividendi vengono tassati nel momento in cui vengono distribuiti, cioè quando arrivano sul conto dell’investitore.

Potete trovare un ulteriore approfondimento dei vantaggi e delle caratteristiche del regime gestito in questo approfondimento.

Per aiutarvi a capire il motivo dietro la nostra preferenza per il regime gestito abbiamo voluto aggiornare la nostra ricerca del 2023 sul tema. Questa ricerca ha l’obiettivo di analizzare l’impatto fiscale derivante dall’applicazione dei due regimi (amministrato e gestito), utilizzando i movimenti reali effettuati sui portafogli in Gestione Patrimoniale Moneyfarm nel corso degli ultimi 13 anni. Abbiamo quindi applicato la tassazione di entrambi i regimi ai portafogli Moneyfarm, calcolando il carico fiscale medio annuo dalla data di lancio fino ad oggi, al fine di valutare quale regime risulti più vantaggioso in differenti scenari.

Un aspetto fondamentale da considerare è il periodo in cui viene effettuata l’analisi. La prima versione di questa ricerca è stata condotta nel 2023, dopo un anno negativo per gli investimenti, mentre quest’anno la situazione è diametralmente opposta. Tale differenza incide sul confronto tra i due regimi e sulle conclusioni emerse.

I risultati dell’analisi

Il grafico sottostante mostra i risultati dell’analisi assumendo che per entrambi i regimi fiscali la fine del 2024 coincide con la fine dell’orizzonte temporale di investimento, e quindi con la liquidazione dello stesso. 

Cosa ci dicono i numeri? Le evidenze mostrano come l’impatto fiscale medio per ogni singolo portafoglio Moneyfarm, considerando la reale movimentazione delle linee, sia stato migliore nel regime gestito.

Nel grafico precedente le uniche linee di investimento che non vengono mostrate sono l’attuale linea di rischio 6 di Moneyfarm (r6-equity80), nata nel 2019, e l’attuale linea P7 100% azionario, nata a dicembre 2024.

Se restringessimo l’orizzonte temporale, considerando l’avvio della linea 6 (r6-equity80) nel 2019 (che, prima di dicembre 2024, corrispondeva alla nostra precedente linea P7), i risultati rimarrebbero coerenti anche per questo portafoglio, come evidenziato nel grafico sottostante.

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Il cuscinetto fiscale del 2022: un vantaggio strategico

Il 2022 è stato un anno particolarmente difficile per i mercati finanziari, caratterizzato da rendimenti negativi che hanno generato minusvalenze significative. Nel regime gestito, queste minusvalenze si sono tradotte in crediti fiscali, utilizzati poi per compensare le plusvalenze degli anni successivi, riducendo sensibilmente l’impatto fiscale. Questo “cuscinetto fiscale” ha quindi permesso ai nostri clienti di risparmiare sulle imposte nel 2023 e nel 2024, valorizzando ulteriormente l’efficienza fiscale del regime gestito.

Per approfondire questo aspetto, ecco l’impatto fiscale medio dei due regimi sulla nostra linea di rischio 6.

I dati mostrano che l’impatto fiscale medio annuo dal 2012 al 2024 risulta complessivamente inferiore per il regime gestito rispetto a quello amministrato. Questo deriva principalmente da due aspetti.

  • La presenza di una gestione attiva con ribilanciamenti e sostituzioni degli ETF o cambi di strategia (ricordiamo che nel corso del 2024 l’attuale linea 6 ha visto un aumento rilevante della quota azionaria con una rimodulazione degli ETF sottostanti).
  • L’effetto del credito fiscale accumulato nel 2022 e recuperato nei successivi 2 anni.

P6 e il ribilanciamento

Approfondendo il ribilanciamento del nostro portafoglio P6 del 2024, l’aumento della quota azionaria ha rappresentato un evento interessante per analizzare le implicazioni fiscali. 

Secondo le nostre elaborazioni, questo ribilanciamento avrebbe generato passività fiscali significative nel regime amministrato. Nel regime gestito, invece, anche nel caso di non liquidazione a fine anno, l’impatto fiscale sarebbe stato più contenuto, dimostrando ancora una volta l’efficienza di questa modalità per i nostri clienti, anche in situazioni di cambiamenti strutturali.

No Liquidation at the end of 2024
Liquidation at the end of 2024

La ricerca ha pertanto evidenziato che prendendo un medesimo orizzonte temporale di investimento, ovvero assumendo una liquidazione a fine dello scorso anno, il regime fiscale gestito abbia creato un vantaggio per i nostri clienti. Questo è strettamente correlato al nostro stile di gestione attivo.

Detto questo, abbiamo voluto anche elaborare due ulteriori scenari simulati, volti ad analizzare l’impatto fiscale di un investimento nel lunghissimo periodo a seconda dell’approccio di gestione utilizzato.

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Simulazione 60/40 dal 2004: l’impatto della gestione attiva

Abbiamo condotto una prima simulazione su un portafoglio 60/40 (azionario/obbligazionario) considerando un orizzonte temporale ventennale e confrontando i due regimi fiscali al variare di:

  • Frequenza e impatto dei ribilanciamenti annui (turnover).
  • Sostituzioni integrali di strumenti all’interno dell’investimento per migliorie tecniche, operative o economiche (ETFs switches).

Il grafico soprastante evidenzia degli aspetti fondamentali.

  • Scenario “statico”: con un ribilanciamento periodico limitato, il regime amministrato risulta più conveniente grazie all’assenza di tassazione annuale.
  • Scenario dinamico: il regime gestito dimostra il suo valore. La flessibilità di apportare modifiche tattiche al portafoglio – come ad esempio la sostituzione di ETF con opzioni più efficienti o meno costose – compensa ampiamente i costi fiscali annuali, risultando in un vantaggio finale netto.

Moneyfarm, storicamente, ha un turnover annuo medio di circa l’80%. Questo significa che ogni anno circa il 40% degli investimenti viene modificato, ovvero 40% venduto e 40% comprato. In pratica, il turnover misura quanto è cambiata la composizione degli investimenti nel portafoglio in un anno.

Questo scenario, poi, non considera la possibilità del cliente di cambiare nel corso del tempo l’allocazione del suo investimento, né la possibilità per lo stesso cliente di attingere al capitale liberamente durante l’orizzonte temporale. Questi elementi di flessibilità sono un ulteriore vantaggio che ci porta a preferire il regime fiscale gestito.

Simulazione de-risking sul lungo periodo

Per analizzare i vantaggi di un approccio dinamico al risparmio, abbiamo creato un piano di investimento ventennale con una diminuzione graduale del rischio, in cui per i primi 10 anni adottiamo un’allocazione simile a un portafoglio 80/20 (azionario/obbligazionario). Nei successivi 5 anni, l’allocazione si sposta su una struttura 60/40, per poi concludere il ciclo ventennale con un’allocazione 30/70. 

Questa simulazione illustra come l’allocazione dinamica degli asset si comporti nei due regimi fiscali, amministrato e gestito, assumendo dei ribilanciamenti al 20%, al 40%, all’80%, e, a differenza del precedente scenario, nessuna sostituzione di ETF.

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Sebbene l’effetto interesse composto favorisca il regime amministrato negli scenari più statici, il divario tra i due regimi si riduce significativamente al termine del periodo ventennale. Questo accade perché il regime amministrato, pur beneficiando inizialmente di un vantaggio fiscale, deve fare i conti con l’impatto fiscale sulle plusvalenze realizzate nel lungo periodo, riducendo il vantaggio iniziale.

Poi, nel caso di un turnover dell’80% annuo (dei ribilanciamenti, quindi, del 40%), con una gestione attiva e dinamica degli asset, il regime gestito mostra il suo valore grazie alla gestione più efficace delle compensazioni fiscali. 

Considerando la nostra proposta, che consente frequenti modifiche nelle allocazioni degli asset (sia per quanto riguarda la variazione dei livelli di rischio, sia per l’adozione di strategie di investimento come Esg e non-ESG), una gestione dinamica con un turnover annuo dell’80% dimostra che il regime gestito offre una maggiore flessibilità. 

In altre parole, la nostra gestione attiva del portafoglio, unita alla possibilità di reagire tempestivamente ai cambiamenti del mercato e alla possibilità di flessibilità lasciata al cliente, fa sì che il regime gestito risulti vantaggioso.

Ecco perché per noi il regime gestito è una scelta vincente

In sintesi, la scelta del regime fiscale dipende da molteplici fattori: frequenza dei ribilanciamenti, orizzonte temporale, performance dei mercati e necessità di liquidazione. 

Noi non pensiamo esista un regime fiscale migliore in senso assoluto. Investire comporta sempre dei rischi, e le simulazioni servono solo a fornire scenari ipotetici, senza alcuna garanzia sui risultati futuri o pretesa di offrire consulenze personalizzate.

Tuttavia, riteniamo che il regime gestito sia il più efficiente per la tipologia di gestione e per la frequenza dei ribilanciamenti propri della Gestione Patrimoniale Moneyfarm e che consenta agli investitori più flessibilità, con la possibilità di adottare un approccio realmente orientato agli obiettivi di vita e finanziari, con possibilità di ridurre il rischio all’avvicinarsi della fine dell’orizzonte temporale.

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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.



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