incompetenza e delirio al MUR

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Il Ministero dell’Università e della Ricerca, guidato dalla ministra Anna Maria Bernini, continua a riservare sorprese, e non in senso positivo. 

Le recenti FAQ del MUR in merito alla terza edizione del Fondo Italiano per la Scienza (FIS3) gettano benzina su un sistema universitario già in fiamme e alle prese con mille difficoltà. Incompetenza? Pressappochismo? Entrambi, a giudicare dal delirio che si è creato a partire dal FIS3 su assegni di ricerca, contratti di ricerca e precariato universitario nel suo complesso.

Contratti di ricerca bloccati: “NO”, ma con stile

Partiamo dalla pietra dello scandalo. 

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Il FIS3 è finanziato con 435 milioni di euro, di cui il 50% per gli Starting Grant (Principal Investigator 2-7 anni dal PhD), 20% per i Consolidator Grant (7-12 anni dal PhD) e 30% per gli Advanced Grant (oltre 12 anni dal PhD). Cifre importanti, certo, ma inutilizzabili in assenza di personale. Un paradosso tutto italiano: promettere risorse “premiali” in un periodo segnato da tagli. Il risultato è una paralisi del sistema che ha delle ricadute nefaste sulle spalle dei precari e delle precarie.

La FAQ 2.34, in particolare, fornisce chiarimenti in merito alla possibilità di stipulare assegni di ricerca per reclutare Principal Investigator e componenti di un gruppo di ricerca. La risposta? “NO”! Dal 31 dicembre 2024, infatti, gli assegni di ricerca sono ufficialmente inutilizzabili, essendosi esaurita la seconda proroga annuale, disposta a inizio del 2024 dal Decreto “Milleproroghe”m in attesa di “razionalizzare” – cioè di precarizzare ulteriormente – il lavoro di ricerca. Cosa resta quindi? Ce lo spiega la FAQ 2.13, che stabilisce che le forme contrattuali previste per chi è impiegato nei progetti FIS sono il (nuovo e più tutelato) contratto di ricerca e l’RTT.

Eppure, non è ancora possibile bandire contratti di ricerca, dal momento che, dopo la firma della prima ipotesi di sequenza contrattuale del CCNL “Istruzione e Ricerca” dello scorso 9 ottobre, mancano ancora alcuni passaggi chiave: il parere del MEF sul CCNL, la sua firma definitiva, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, senza considerare i tempi tecnici, spesso molto lunghi, che gli atenei impiegheranno per predisporre i regolamenti interni per il conferimento di contratti di ricerca.

Risultato: non è possibile assumere personale per i progetti, né con un assegno di ricerca, né con un contratto di ricerca. Chi è già precario, insomma, rimanga pure tale; e chi sperava in un contratto, pur se attraverso una competizione distorsiva e ingiustamente premiale come quella del FIS3, può mettersi l’anima in pace.

Paradosso: quello stesso Ministero che con la Controriforma Bernini (ddl 1240) sta cercando di delegittimare e svuotare la Riforma Messa-Verducci (L. 79/2022) ci porta (per distrazione? incompetenza?) a un passo dall’applicazione della stessa. Siamo ad oggi quasi pienamente nel quadro normativo della L. 79/2022: RTDA e assegni sono stati aboliti, i contratti sono inseriti quasi a regime nel sistema e le Università, rimproverate dalla Ministra in sede degli Stati “Generali” della CRUI, non possono neppure spendere quelle (poche) briciole vincolate che sono rimaste per la comunità ricercatrice. La milestone 4.2 del Piano PNRR sulla carriera dei ricercatori è stata raggiunta e il FIS3, con i suoi 435 milioni, mostra che l’Italia può allinearsi agli standard Horizon. Lo stesso MUR dimostra che non esiste alcun presupposto che autorizzi l’approvazione del ddl 1240 e che la priorità è la piena attuazione del contratto di ricerca. Il Ministero è così confuso da colpirsi da solo.

Università in ostaggio e responsabilità evidenti.

Non solo FIS3, ma l’intera programmazione degli atenei è in stallo. Dal 1° gennaio 2025, nell’attuale quadro normativo, non esistono strumenti contrattuali chiari per gestire il post-doc. 

Bernini, però, sembra non preoccuparsi minimamente del bando FIS3, né il suo Ministero di comprendere lo stallo derivante dalla mancata attuazione del contratto di ricerca – parte di una milestone PNRR si ricordi – e dallo scadere degli assegni di ricerca.

Nel frattempo, ricercatrici e ricercatori devono barcamenarsi tra mille difficoltà per preparare i progetti FIS3 senza figure contrattuali da rendicontare o bandire. Il tutto mentre al Senato si discute il mercimonio del “preruolo”, con tagli che nessuno, men che meno la Ministra Bernini, vuole rivendicare apertamente. Ministra e dirigenti sembrano continuare a suonare, mentre la nave dell’università affonda: chi prende decisioni, ma senza assumersi le responsabilità, saprà almeno che i primi ad affogare mentre l’università viene colpita saranno proprio ricercatrici e precari?

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Sarebbe comico se non fosse tragico. Il Ministero, in pieno stile burocratico-teatrale, continua a pubblicare FAQ che invece di chiarire, complicano; che invece di rispondere, creano ulteriori dubbi, perplessità, scoramento. Nel frattempo, la comunità accademica si chiede se è più conveniente continuare a sperare o iniziare a disperare. 

Bernini e il suo entourage, nel frattempo, rimangono impassibili, fornendo l’ennesima riprova di come la loro gestione del sistema universitario italiano sia caratterizzata da incompetenza e mancanza di visione strategica, oltre che di reale e tangibile conoscenza dell’università nel suo complesso.

L’ADI continuerà a monitorare e denunciare tali storture, con la speranza che al Ministero qualcuno inizi finalmente ad ascoltare chi l’università la vive – ed evidentemente la conosce – ogni giorno.

 



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