«È materia dello Stato si pronunci la Consulta»

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Alla fine arrivò il giorno della resa dei conti. Con il Veneto della Lega e con la Campania di De Luca. Con la premier Meloni che, in mattinata, anticipa l’ufficialità del ricorso del governo alla Consulta contro la legge campana del terzo mandato. «La impugneremo nel Cdm di oggi pomeriggio» annuncia durante la conferenza stampa con i giornalisti confermando ciò che è noto da giorni. A frenare il provvedimento (i cui termini per opporsi scadevano oggi) le diverse posizioni nel centrodestra. Che pure conferma la premier: «Non c’è un’unica posizione all’interno della maggioranza». Poi spiega: «Partendo dal caso della Campania c’è un tema di metodo. Gli uffici di palazzo Chigi hanno fatto una ricognizione per gli approfondimenti per capire, in base all’articolo 122 della Costituzione, se la questione compete allo Stato nazionale o se le Regioni nella facoltà di autodeterminarsi. La nostra conclusione è che – specifica – la questione riguarda un principio fondamentale e quindi la materia di competenza dello Stato nazionale, ed è la ragione per la quale noi impugniamo». 

Poi la conferma che non tutti nel centrodestra non la pensano allo stesso modo. Ovvero la Lega che vorrebbe la ricandidatura di Luca Zaia (che scade in autunno come la Campania) ma il Veneto è rivendicato da Fdi. «Diciamo che non c’è un accordo tra i partiti della maggioranza, soprattutto perché per come la vedo io, penso che sarebbe incoerente per quello che riguarda i presidenti di Regione rispetto a quello che riguarda i sindaci delle grandi città. Anche noi abbiamo previsto il tetto alla norma sul premierato». Poi non nasconde le mire sul Veneto. «Penso che quella di Fratelli d’Italia sia un’opzione che deve tenere essere in considerazione. Penso però – aggiunge la premier riferendosi al Veneto – che di queste vicende si deve discutere con grande serenità con gli alleati, ed è quello che faremo. Ci saranno diverse elezioni regionali quest’anno, ampie, importanti, delicate, abbiamo già cominciato a parlarne con Matteo Salvini, con Antonio Tajani, con gli altri e continueremo a farlo». 

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De Luca e terzo mandato il consiglio dei ministri si rivolge alla Consulta

Quasi in diretta all’ombra del Vesuvio, De Luca decide di rompere gli indugi e convocare per oggi una conferenza stampa. Tanto ormai, quello attendeva, c’è l’ufficialità della mossa del governo contro la legge campana. Con il Pd che, di certo, non si rammarica. «La decisione del governo, anticipata dalla premier nel corso della conferenza stampa, di impugnare la legge campana che consentirebbe a De Luca di correre per un terzo mandato è un passo che mette definitivamente bene anche a qualsiasi ipotesi di ulteriori mandati per Zaia in Veneto è finito un ciclo politico», spiega il senatore dem Andrea Martella. 

Il Governo

Alla fine il Consiglio dei ministri dura poco più di un’ora e anche lì vengono rimarcate le differenze di vedute. Proprio il ministro per gli Affari regionali, il leghista Roberto Calderoli, i cui uffici hanno firmato il dossier sulla Campania, rimette ai colleghi la decisione. «Come è noto, nel Cdm non è previsto il voto. Altrettanto nota, infine, è la differenza di opinioni che su questo tema c’è tra le forze di maggioranza. Non a caso, durante la riunione, il ministro Calderoli ha sottolineato di essere favorevole, come la Lega ha sempre ribadito, a una modifica della legge nazionale su cui però, al momento, non c’è intesa», tengono a far sapere dalla sede nazionale della Lega. Un modo per far capire a Zaia come sino all’ultimo il suo partito ha tentato di difenderlo. 

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Mentre in Campania, al contrario, si apre una scenario pieno di insidie. Il timore di molti consiglieri, infatti, è che la decisione dei giudici arrivi fuori tempo massimo. A ridosso delle elezioni, che si terranno in autunno, o anche dopo. E se il verdetto della Consulta arriva dopo le urne, c’è il rischio che le elezioni vengano annullate. Caos istituzionale e addio al seggio per i neo eletti consiglieri regionali che ora temono di scendere in campo in una partita complicata. Troppo. Specie se De Luca non farà, come dovrebbe ribadire oggi, un passo indietro. E la corsa per la poltrona più alta di palazzo Santa Lucia potrebbe vedere, oltre al governatore uscente, un nome Pd-M5s e uno del centrodestra. Tre big, troppi. Uno scenario insidioso per tutti.
 





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