Il Bonus Mamme – introdotto dalla Legge di Bilancio 2024, art. 1, commi 180-182 e che prevede una indennità mensile fino a 250 euro per complessivi 3 mila euro annui – spetta a tutte le madri lavoratrici della scuola, anche le precarie: dopo la sentenza di Lodi dello scorso mese di Novembre, su ricorso presentato dai legali Anief, a confermare l’orientamento dei giudici stavolta è stato il Tribunale di Prato che ha dato il suo parere favorevole rispetto al ricorso presentato da una collaboratrice scolastica.
“Come Anief – dice il suo presidente nazionale Marcello Pacifico – abbiamo da tempo avviato dei ricorsi per le mamme precarie della scuola, quindi per docenti, collaboratrici scolastiche e assistenti nei vari ruoli delle sedi scolastiche. In uno di questi, il Tribunale di Milano ha sollevato questione di legittimità costituzionale della norma sul bonus da assegnare alle lavoratrici mamme in tutti i casi in cui esclude le donne precarie: in attesa del parere della Consulta, i giudici stanno comunque dando ragione alle lavoratrici escluse dalla decontribuzione previdenziale, che le priva fino a 3 mila euro annui, poiché continuano a riscontrare il contrasto della norma italiana con il diritto dell’Unione europea (a partire dalla Direttiva 70/1999), esattamente come ha sempre denunciato dall’Anief. Nel frattempo, è sempre possibile aderire al ricorso e inviare la diffida per interrompere la prescrizione dei crediti vantati”, conclude il sindacalista autonomo. Il ricorso gratuito Anief riguarda il mancato accesso al bonus mamme del personale docente, Ata ed educativo con contratto a tempo determinato.
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L’80% DEI LAVORATORI DELLA SCUOLA È DONNA
Ben otto lavoratori della scuola su dieci sono donne: lo dicono i dati statistici del rapporto Aran pubblicato pochi giorni fa sugli occupati nella Pubblica amministrazione al 2021. È donna, infatti, il 77,4% del personale scolastico rispetto al 22,6% di uomini: si tratta di ben 977.814 donne e solo 286.212 uomini. “Sono donne – commenta anche il presidente Anief – che dovrebbero essere valorizzate e premiate, perché svolgono un lavoro particolarmente impegnativo e gravoso da tutti i punti di vista, con conseguenze anche penali per situazione che a volte si vengono a concretizzare senza alcuna responsabilità da parte della lavoratrice”.
COSA È IL BONUS MAMME
Il Bonus Mamme è stato istituito per favorire le lavoratrici madri a tempo indeterminato, consiste nell’esonero fino a 3.000 euro annui dei contributi previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti. Il Tribunale di Lodi ha già ritenuto che questo diritto debba spettare anche alle lavoratrici a tempo determinato, riconoscendo la misura a una docente madre di due figli con contratto di lavoro precario. Ciò per l’adozione del principio di non discriminazione, la quale impone che i lavoratori a tempo determinato non possano essere trattati in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato comparabili. Lo Stato italiano dovrà reperire 200 milioni di euro per il 2024 e ulteriori 200 milioni di euro per il 2025, necessari a garantire l’estensione del beneficio anche alle madri precarie. Se ciò non accadrà, ogni lavoratrice madre di due o più figli potrà ricorrere in giudizio.
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