Approvato piano per eliminazione nutrie in Liguria, popolazione più consistente nel bacino del Magra

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Approvato in Regione il Piano di controllo della nutria, strumento applicativo, a livello regionale, del Piano
nazionale di gestione dell’animale adottato con decreto del ministro della Transizione ecologica nel 2021. “Il piano definisce le modalità per la realizzazione degli interventi finalizzati al contenimento e, se possibile, all’eradicazione della specie in Liguria […] in quanto entità alloctona invasiva e, pertanto, in grado di alterare gli equilibri all’interno degli ecosistemi in cui è presente. Secondo quanto stabilito dalla normativa statale di riferimento, è escluso il ricorso a metodi alternativi all’abbattimento”, si legge nel Piano di controllo stesso, alla sua prima redazione e applicazione in Liguria e di durata quinquennale. Ulteriore obbiettivo è “condurre una sorveglianza attiva della specie, con il monitoraggio della dinamica spaziale mediante la raccolta di informazioni sugli effetti delle attività di controllo e sulla presenza o la colonizzazione di nuove aree”.

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Nelle premesse del documento si fa un po’ di storia della presenza dell’animale, originario del Sud America, in Italia. Dall’importazione nel 1929 per dare inizio a un allevamento finalizzato alla produzione di pellicce, si arriva decenni più tardi al venir meno di tale interesse commerciale, che, si spiega “ha determinato la ripetuta immissione di soggetti nell’ambiente, sia volontaria che accidentale”. Introduzioni in natura a seguito dei quali “si è avuta la naturalizzazione di nuclei popolativi auto riproduttivi con graduale espansione dell’areale distributivo e crescita demografica della specie su estese porzioni del territorio italiano. Lo stesso fenomeno si è verificato anche in diversi Paesi europei ed extra europei”, si legge ancora. Per quanto concerne la Liguria, si riporta ancora nel documento, la situazione distributiva della nutria, risultante all’anno 2020, dà presente la specie nei bacini dei fiumi Magra (Sp), Bormida (Sv) – ed è in queste due aree che in una prima fase verrà attuata l’attività di controllo – e Scrivia (Ge). “Attualmente, la popolazione più consistente, dell’ordine alcune centinaia di individui, si trova nel bacino del fiume Magra, dall’area della confluenza con il fiume Vara fino alla foce, e nelle zone umide delle piane alluvionali circostanti il corso d’acqua. L’area in cui è segnalata la presenza della specie si sovrappone ampiamente con il territorio del Parco naturale regionale Montemarcello Magra Vara”, si osserva, riferendo altresì che “le problematiche causate dalla specie in queste aree sono riferibili a danni alle colture agricole e, soprattutto, a danni alle opere arginali del Canale Lunense”. E a proposito di aspetti conflittuali, il Piano evidenzia quelli riferiti all’impatto sulla biocenosi (si rilevano ad esempio deterioramento qualitativo degli ambienti umidi, distruzione di nidi di nidi, predazione di uova ecc.), o ancora i danni alle produzioni agricole e i rischi idraulici legati alla costruzione delle tane.

Il Piano di controllo è coordinato dal Nucleo regionale di vigilanza faunistico- ambientale della Regione Liguria. Nel territorio del Parco di Montemarcello, Magra e Vara gli interventi saranno coordinati dall’ente Parco attraverso il Nucleo regionale di vigilanza faunistico-ambientale della Regione. E il Consorzio Canale lunense potrà offrire collaborazione operativa nell’attuazione del piano nelle aree di propria pertinenza, mettendo a disposizione attrezzature di cattura (gabbie trappola) e personale formato. Attuazione del Piano afidata al personale del Nucleo regionale di vigilanza, coadiuvato da cacciatori iscritti negli Ambiti territoriali caccia delle aree interessate; guardie venatorie volontarie munite di licenza di caccia; proprietari o conduttori dei fondi nei quali si attua il piano, in possesso di licenza per l’esercizio venatorio – figure che saranno selezionate a seguito della frequentazione di appositi corsi di preparazione, svolti conformemente a un programma tipo approvato da Ispra e organizzati dalla Regione. Nel territorio del Parco potrà operare il personale del Nucleo regionale coadiuvato esclusivamente da coadiutori al controllo abilitati previo corso di formazione a cura della Regione in collaborazione con l’ente di Via Paci; conduttori/proprietari di fondi debitamente formati, senza utilizzo di armi da fuoco; mentre il Canale lunense, per le aree di pertinenza, potrà incaricare proprio personale strutturato, con qualifica di operatore autorizzato (anche qui previa partecipazione ai corsi sopra menzionati), e disporre l’acquisto di attrezzature di cattura.

Nutria

Nutria lungo il Canale lunense

 

Per quello che riguarda i metodi di eliminazione degli esemplari, sono previsti cattura mediante gabbie-trappola (“rappresenta il metodo preferenziale di riduzione numerica della nutria in virtù della rispondenza a requisiti di buona selettività, efficacia e ridotto disturbo”, si spiega), seguita da soppressione con determinate armi da fuoco o ad aria compressa o tramite esposizione a biossido di carbonio ad alta concentrazione o al monossido di carbonio; oppure abbattimento diretto, precisando che “non è consentito l’abbattimento diretto con armi da fuoco in prossimità di garzaie o siti di riproduzione coloniale di uccelli acquatici durante il periodo riproduttivo (1 marzo-31
luglio)”. Nel Parco di Montemarcello, Magra e Vara potrà essere utilizzata esclusivamente la modalità della cattura mediante gabbie-trappola. Non sono infine previsti tetti alla quantità di animali eliminabili: “Tenuto conto che l’obiettivo auspicabile, anche se di difficile attuazione, è l’eradicazione della nutria dal territorio regionale e visto lo status giuridico della specie, non sono previste limitazioni numeriche al prelievo”, si osserva a questo proposito nel Piano di controllo, integralmente consultabile QUI.





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