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L’ho perso di vista, come del resto una buona parte dei ragazzi che in 26 anni ho avuto il piacere di avere come allievi all’Istituto Agrario di Piacenza, anche se poi molti li ho ritrovati come affermati tecnici dell’agro-alimentare nella mia veste di giornalista. Ma dato che apprezzo il buon vino, anzi di ottima qualità, sono rimasto in contatto con un ex mio allievo, divenuto cantiniere “di razza” presso una notissima casa vitivinicola in quel di Albarola di Vigolzone. Da lui ho poi appreso che un altro mio allievo, Nicola Libelli (forse supportato dal detto “nemo propheta in patria sua), è diventato il responsabile della cantina tedesca “Dr. Bürklin-Wolf”, costituita addirittura nel 1597 nella parte settentrionale del Palatinato, in un territorio dove i romani hanno iniziato a coltivare la vite circa 2000 anni fa e dove parlare di vino, significa discorrere di Riesling, anzi, di un Riesling tra i migliori del mondo.
Libelli, dopo la laurea nel corso di Enologia dell’Università Cattolica del prof. Stefano Poni con una tesi dedicata alla defoliazione precoce, si è recato per uno stages a Logroño, «un gemellaggio con quella università per un’analoga ricerca». Questa zona è centro di produzione e di commercializzazione del vino Rioja, il primo vino spagnolo a cui sia stata assegnata la categoria di denominazione di origine calificada che comporta un prezzo superiore a quello della media nazionale e l’obbligo di essere venduto solo imbottigliato, oltre ovviamente a quello di essere prodotto nella zona delimitata, nel caso specifico la conca dell’Ebro nella regione La Rioja, poco più di 30.000 ettari di vigneti in cui si coltivano alcune particolari uve di tipi diversi la cui sapiente mescolanza nella vinificazione produce la personale qualità dei migliori rossi da invecchiamento di Spagna.
Da qui Nicola che ha sempre ritenuto essenziale viaggiare per conoscere altri luoghi produttivi e nuove esperienze enologiche, si è recato in California nel periodo della vendemmia dove ha conosciuto una ragazza tedesca Ivonne Lucas, quindi con un Erasmus, per un’altra vendemmia nella zona del Palatinato, dove tra un calice ed un assaggio, ha ritrovato Ivonne proprietaria di una cantina nei pressi di quella in cui oggi lavora e che è divenuta sua moglie.
Nel 2010 si è recato presso l’Università di Geisenheim in Assia- Renania, vicino a Francoforte per un corso in inglese e tirocinio presso un’azienda nel Palatinato, fino a che l’anno successivo è stato assunto come primo assistente del mastro cantiniere Fritz Knorr direttore della celeberrima cantina Bürklin-Wolf ora diretta da Bettina Burklin-Von Guradze. 82 ettari (per circa mezzo milione di bottiglie) dal 2005 gestiti in Agricoltura Biodinamica a Forst, nel Mittel Haardt.
Geograficamente il Pfalz è il proseguimento dell’Alsazia. Attraversato da quelli che i tedeschi chiamano monti Haardt (e i francesi Vosges), è un territorio lungo, 85 km, e stretto di grandi e antiche tradizioni dove si trovano resti di ville rustiche romane, le aziende agricole-vitivinicole del tempo e dove, negli anni ’30, è stata fondata la prima Strada del Vino europea.
È la maggior regione produttrice di vino tedesca, oltre che la seconda per dimensioni dopo il Rheinessen, con oltre 23.000 ettari coltivati, e la seconda in termini di ore di sole, dopo il Baden. Ah, è anche la regione più rieslingosa al mondo, visto che qui si concentrano circa 5.500 ettari del nostro vitigno preferito, più della Mosella.
Ma non vige la monocoltura tipica della Mosella, perché le varietà a bacca scura occupano quasi il 40% della superficie, tra queste: dornfelder, spatburgunder (pinot nero), portugieser e saint-laurent. Qua e là non manca un pizzico di merlot e cabernet sauvignon. Quindi tanto Riesling, ma anche la regione più rossista di Germania. E ci sono pure i vini rosati, altra prerogativa della zona, prodotti soprattutto dal vitigno portugieser. Se i Riesling targati Mosel-Saar-Ruwer esprimono prima di tutto eleganza e leggerezza, quelli del Pfalz sono più potenti e concentrati, un po’ meno acidi, tendenzialmente più secchi e alcolici: il Riesling spostato su un versante più caldo, panciuto e pastoso, più meridionale, ma senza perdere di vista le austere agilità e snellezza teutoniche
Lì Nicola ha appreso tanti segreti della produzione dal maestro cantiniere: “Fritz Knor sembrava sempre come se avesse tutto il tempo del mondo. La fretta e la frenesia gli erano estranee. Era una persona infinitamente paziente. Quando improvvisamente morì durante una breve vacanza, con lui se ne andarono quattro generazioni di maestri cantinieri Knorr al Bürklin-Wolf e così Bettina Bürklin, la proprietaria, ha proposto a Nicola, suo vice, di prendere il posto del suo maestro.
E Nicola ha appreso molto bene che essere capo-cantiniere non significa concentrarsi solo sul lavoro in cantina e sa esattamente cosa è necessario fare all’aria aperta affinché i vini abbiano il sapore dovuto: limpido, puro, fine e complesso, con tutta la potenza vibrante, la tensione e la struttura che ci si aspetta da alcuni dei più grandi terroir nel mondo che il Palatinato può effettivamente offrire.
Lungo la Deutschen Weinstraße: 85 chilometri di vigne che collegano Schweigen-Rechtenbach, confine al sud con l’Alsazia, e Bockenheim su a nord, nella patria del Riesling, al cui successo internazionale contribuiscono il microclima unico, sia per escursione termica che per temperature, ma anche il sottosuolo dalla composizione estremamente variabile, Nicola ha trovato una dimensione ideale.
L’azienda della moglie è collocata solo ad un chilometro da dove lui lavora, ma oltre ad occuparsi di cantina e vigneti, è sovente in giro per l’Europa per degustazioni, perché i vini prodotti in questa azienda sono esportati in 45 paesi, in quelli del Nord fino negli Usa e, tramite la Pellegrini di Cisiano Bergamasco, anche in Italia e a Piacenza. Così Nicola che è piacentino “Doc” almeno una volta l’anno torna dai genitori a Piacenza e noi possiamo annoverare un altro “figlio del Po” che ha avuto successo, anche se qui, ricorda, «l’effetto del fiume non si sente; abbiamo tantissime ore di luce e i boschi sono fondamentali per mantenere l’umidità». Così da queste zone, grazie anche ad un giovane piacentino, nascono i Riesling più famosi del mondo.
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