Turismo delle radici, nel 2026 attesi 7,3 milioni di visitatori

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09 Gennaio

11:51
2025



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Il turismo delle radici si conferma uno dei segmenti in maggiore crescita nel panorama turistico italiano. Nel 2024, sono stati stimati 6,6 milioni di visitatori arrivati in Italia per scoprire i luoghi d’origine dei propri avi, un dato che si prevede in ulteriore crescita nei prossimi anni: quasi 7 milioni di arrivi attesi nel 2025 e 7,3 milioni nel 2026.

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A riferirlo è uno studio del Centro Studi Turistici per Assoturismo Confesercenti, pubblicato in anteprima sul Sole24Ore. In termini di presenze si passerà così dai 34,4 milioni di pernottamenti del 2024 a poco più di 37,9 milioni attesi nel 2026, con un aumento di 3,5 milioni di persone. Un fenomeno che, inevitabilmente, avrà un impatto economico significativo, con la spesa turistica che dovrebbe passare dai 5 miliardi di euro del 2023 a oltre 5,5 miliardi nel 2026.

Dallo studio emerge, inoltre, come questi viaggiatori siano spesso caratterizzati da una maggiore capacità di spesa e da un forte interesse per prodotti locali, tra cui specialità enogastronomiche, artigianato e oggetti artistici. Questo ha un effetto benefico soprattutto sui piccoli borghi, centri e località turistiche meno noti, che diventano protagonisti di un flusso turistico altrimenti concentrato nelle destinazioni principali. In più – come viene sottolineato sul Sole24Ore – questi discendenti di emigrati al loro rientro si fanno promotori della “terra d’origine” dove, a volte, investono in attività imprenditoriali.

UN BORGO SICILIANO AL CENTRO DEL MONDO PER LA VISITA DELLA FIRST LADY AMERICANA

Le regioni più coinvolte dal turismo di ritorno sono Veneto, Emilia-Romagna, Campania, Calabria, Abruzzo, Puglia e Sicilia. Proprio la Sicilia di recente ha beneficiato di un’attenzione mediatica speciale legata al turismo delle radici, grazie all’ultimo viaggio all’estero della moglie del presidente uscente degli Stati Uniti, Jill Tracy Jacobs Biden. Lo scorso dicembre, la First Lady si è recata a Gesso, un piccolo borgo nel Messinese, per ripercorrere la storia dei suoi bisnonni, Gaetano Giacoppo (il cui cognome poi negli States diventò Jacobs) e Concetta Scaltrito, emigrati negli Usa a fine Ottocento. Questo evento ha acceso i riflettori su un aspetto affascinante del turismo delle radici: la possibilità di riscoprire borghi e storie familiari che attraversano continenti e generazioni.

CHI SONO E QUANTI SONO I DISCENDENTI DI EMIGRATI ITALIANI NEL MONDO

Secondo la Federazione Italiana Emigrazione-Immigrazione, il numero dei discendenti di emigrati italiani nel mondo è stimato fra i 60 e gli 80 milioni. La loro presenza è soprattutto di origine meridionale (2,6 milioni, pari al 48,1% del totale). Questi emigrati e i loro discendenti rappresentano un enorme potenziale in termini di domanda turistica.

Un trend che è stato intercettato in anticipo dagli addetti ai lavori italiani, tanto che l’Enit aveva proclamato proprio il 2024 quale anno del Turismo delle radici. E quali sono le caratteristiche di questo turismo, dislocato nei cinque continenti? Sono estremamente diverse, ma con un fattore comune: l’appartenenza a una cultura italiana.

Si tratta di persone «che si stanno riappropriando della lingua – aveva affermato Ivana Jelinic, ceo di Enit – mandano i loro figli in Italia a studiare e percepiscono come disvalore la perdita delle proprie radici. Bisogna considerare che c’è una percezione dell’Italia completamente diversa dalla nostra: siamo all’estero il Paese più desiderato dai turisti e per questo segmento registriamo un valore di appartenenza, per riscoprire luoghi fuori dal turismo di massa, iconici, dove ritrovare la storia dei propri avi».



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