Il 2021 era stato l’anno d’oro per le IPO fintech in Europa, con 15 società che avevano raccolto complessivamente 28 miliardi di dollari, complice il boom degli investimenti durante la pandemia. Operazioni di grande successo, come quelle di Wise e LendInvest, avevano fatto sperare in una lunga stagione di quotazioni pubbliche. Ma quella bolla si è sgonfiata rapidamente e oggi il panorama è ben diverso.
Nel 2024, i mercati europei sono rimasti in stallo. Londra, che era la capitale delle IPO fintech, ha registrato solo un miliardo di dollari raccolti, scivolando al 20° posto tra le piazze finanziarie mondiali, superata da Paesi come Oman e Malesia (Bloomberg). E anche se Klarna ha riacceso le speranze con il suo filing per un’IPO, la scelta di quotarsi negli Stati Uniti dimostra che l’Europa rischia di perdere i suoi gioielli tecnologici.
Sifted, la piattaforma media dedicata al mondo startup, parte del network del Financial Times ha analizzato le possibili IPO del prossimo futuro, con molte conferme e qualche sorpresa.
Revolut: in bilico tra Londra e gli Stati Uniti
Revolut è uno dei nomi più attesi. Nel 2024 ha raggiunto una valutazione record di 45 miliardi di dollari e ottenuto la licenza bancaria nel Regno Unito. Il CEO Nik Storonsky ha però dichiarato che una quotazione a Londra potrebbe non essere razionale, a causa della scarsa liquidità del mercato britannico. Il dilemma, dunque, resta aperto: Londra o USA?
N26: un percorso più lento
La neobank tedesca N26, un tempo ritenuta vicina alla quotazione, ha rallentato i suoi piani. Dopo che nel 2020 si parlava di IPO nel 2023, ora il CEO Valentin Stalf ha rimandato il tutto di almeno altri 3-5 anni.
SumUp: calma e crescita sostenibile
SumUp, fintech specializzata in soluzioni di pagamento, ha dichiarato che una IPO resta una possibilità, ma senza fretta. Per ora, l’obiettivo è creare valore sostenibile e continuare a innovare per i propri clienti.
Monzo: segnali incoraggianti
Monzo ha registrato il suo primo anno in attivo e ha appena assunto due nuovi top manager, segnale che sta preparando il terreno per una futura IPO. Sebbene la società non abbia fornito dettagli ufficiali, gli osservatori ritengono che sia solo questione di tempo.
Qonto: un percorso ancora lungo
La francese Qonto, specializzata in servizi bancari per le imprese, continua a crescere rapidamente, con oltre 450mila clienti. Tuttavia, il CEO ha chiarito che una IPO non è nei piani immediati.
Starling Bank: quotazione “quando sarà il momento giusto”
Starling Bank, che ha chiuso il terzo anno consecutivo in utile, ha ribadito il suo interesse per una IPO a Londra, ma senza fretta. Forte della sua capacità di generare capitale, può permettersi di aspettare il momento migliore.
Thought Machine: forte interesse per Londra
Specializzata in software bancario cloud, Thought Machine ha dichiarato pubblicamente di voler effettuare una IPO a Londra. La società non ha però rilasciato ulteriori aggiornamenti sui tempi previsti.
Zilch: IPO entro due anni
Zilch, fintech attiva nel “buy now, pay later”, ha raccolto oltre 300 milioni di sterline e ha già dichiarato che l’IPO avverrà entro 18-24 mesi, anche se non ha ancora deciso la sede.
Bunq: espansione prima della quotazione
La neobank olandese Bunq ha recentemente raccolto fondi per espandersi nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Sebbene l’IPO sia un obiettivo del fondatore, non è in programma nel breve termine.
OakNorth: occhi puntati sugli Stati Uniti
OakNorth, banca digitale focalizzata sulle piccole e medie imprese, è tra le fintech più redditizie. Dopo aver ottenuto l’approvazione per operare negli USA, sembra orientata verso una quotazione oltreoceano.
Zopa: un IPO “quando il mercato sarà pronto”
Zopa ha chiuso il 2024 con un utile e un nuovo round di finanziamento. Anche se l’IPO è nei piani, il CEO ha dichiarato che non ci sarà alcuna fretta: meglio aspettare condizioni di mercato favorevoli.
Payhawk: obiettivo IPO, ma i conti pesano
Payhawk, fintech focalizzata su pagamenti aziendali, ha dichiarato di voler puntare a una IPO. Tuttavia, le perdite quadruplicate registrate nel 2023 potrebbero rallentare il processo.
E in Italia?
Se guardiamo al panorama fintech italiano, la situazione appare ancora poco matura rispetto ai principali Paesi europei. Le startup fintech italiane stanno crescendo, ma poche sembrano pronte per una quotazione in borsa. Realtà come Satispay, specializzata in pagamenti digitali, o Scalapay, attiva nel settore del “buy now, pay later”, potrebbero essere candidate interessanti nel medio termine. Tuttavia, per ora, il focus resta sull’espansione e sul consolidamento del modello di business.
Un altro ostacolo per le fintech italiane è rappresentato dal mercato azionario domestico. Se in passato Borsa Italiana ha accolto con successo alcune società tecnologiche, oggi appare meno attraente rispetto a piazze internazionali come Londra o il Nasdaq. Per le startup italiane più ambiziose, la strada dell’IPO potrebbe passare inevitabilmente per l’estero.
Mentre molte fintech europee si preparano a una possibile quotazione, resta da capire se sceglieranno di farlo nei mercati domestici o se continueranno a guardare agli Stati Uniti come destinazione privilegiata. Nel frattempo, l’Italia dovrà lavorare per creare un ambiente più favorevole alla crescita delle sue fintech, se vuole davvero competere con le grandi piazze europee.
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