GLI SQUILIBRI DELLA FIORENTINA. AL MERCATO OK I BUONI GIOCATORI, MA PER TORNARE A SOGNARE CI VUOLE DI PIÙ

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Il tanto atteso mese di gennaio è quindi venuto e ormai entrato nel vivo. E la squadra allenata da Palladino, quasi ve ne fosse ancora bisogno, ha dimostrato anche nell’ultima partita col Napoli, quanto le serva il mercato invernale adesso ufficialmente iniziato. I difettucci viola, chiamiamoli così, si sono infatti evidenziati tutti nella rotonda sconfitta rimediata ad opera dei partenopei. Gli squilibri della Fiorentina sono tutti lì, chiari alla vista come acqua di fonte e, come dicono gli avvocati, non vi è chi non veda quali siano le lacune da correggere per non mandare in vacca una stagione iniziata nel migliore dei modi: l’assenza di un equilibratore tra centrocampo ed attacco, dopo l’infortunio capitato ad Edoardo Bove e la mancanza cronica di un altro giocatore che segni con continuità oltre a Kean, il quale ha realizzato ben 15 dei 31 gol totalizzati finora dalla squadra, troppi se si guarda all’armonia del rendimento generale. Perciò occorre un altro attaccante che supplisca alla evidente scarsezza di gol degli altri attaccanti ed esterni viola. Questo tralasciando i problemi della difesa che dopo aver mantenuto ottimi numeri è peggiorata notevolmente.  

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Ma gli squilibri viola sono anche di ordine gestionale e, come vedremo, persino dialettico. Infatti è davvero discutibile la gestione di alcuni elementi della rosa, a cominciare da Gudmundsson, le cui assenze hanno ormai un’aura di mistero poco gaudioso. L’islandese soffre di infortuni che lo tengono fuori per periodi spropositati, anche col Napoli non è entrato per un guaio alla caviglia che gli ha impedito anche di allenarsi negli ultimi giorni (infatti solo ieri è rientrato in gruppo), vedremo poi quanto durerà questo suo ennesimo stop. Si registrano poi voci su un suo presunto mancato inserimento nell’ambiente viola e c’è chi sostiene non ci sia un buon feeling tra il giocatore ed il tecnico. Ora, per 28 milioni di euro, questo l’investimento del club sul calciatore, se non hai feeling te lo fai venire, che tu sia il giocatore o l’allenatore.

E c’è ancora il caso Pongracic, difensore acquistato per oltre 15 milioni al posto di Milenkovic che intanto miete successi in Premier. Adesso pare che la Fiorentina voglia comprare Marì dal Monza, ma prima di prendere lo spagnolo, sarebbe forse il caso di capire se Pongracic non possa neppure fare la riserva in questa squadra e comunque spiegare cosa abbia che lo blocca, se un infortunio cronico o problemi di altra natura. 

E veniamo infine agli squilibri dialettici. Quelli di un dirigente apicale, Pradè, che pubblicamente definisce ‘suicidio’ una scelta tattica dell’allenatore, senza dare ulteriori spiegazioni.

Tutto ciò accade nella Fiorentina di inizio 2025, una squadra che aveva iniziato la stagione in modo più entusiasmante di ogni più ottimistica attesa. E’ pur possibile che le aspettative fossero gonfiate, ma fino a poco tempo fa i risultati erano oggettivamente esaltanti.

Per tutto ciò, in questo mercato di gennaio si misurerà il vero grado di ambizione della società, gli investimenti non sono procrastinabili. Folorunsho, Marì, insomma i giocatori che paiono più vicini, sono dei buoni elementi, ma nessuno sembra poter essere l’uomo della provvidenza o la panacea di tutti i mali viola, e lo stesso Valentini, già aggregato, è un giovanotto che arriva all’altra parte del mondo e avrà bisogno di tempi ragionevoli per inserirsi.  

E’ probabile che per tornare a sognare piazzamenti importanti, ci vorrebbe qualcosa di più.

Per concludere, colpiscono e infastidiscono le polemiche su alcuni cori e atteggiamenti ai limiti del razzismo provenienti dal tifo viola. Ebbene, qualcuno, come sempre, dirà che lo stadio non è una sacrestia e che si tratta di cori goliardici e infine che il giudice sportivo comunque  non ha punito il tifo viola.

D’accordo che lo stadio non è una chiesa, ma ciò non significa che lo si debba trasformare nella sentina, nel gabinetto dove sfogare ogni  bassezza umana. Lo stadio è un luogo pubblico che rappresenta il club e la città.

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Ed il fatto che gli addetti del giudice sportivo non abbiano udito i cori, non significa che questi non  vi siano stati (e lo sa chiunque abbia il bene dell’udito), che poi ormai ogni cosa che si dice in uno stadio, figurarsi se la si canta o urla, con telecamere smartphone e social, non può più passare sotto silenzio.

Tanto dovevamo come uomo onesto e libero anche se campato finora da giornalista sportivo, ma non del tipo remissivo.





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