Agricoltura, verso la 97ª FAZI di Montichiari (24-26 ottobre 2025). Le sfide per l’anno in corso

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Le date sono già segnate sul calendario: 24-26 ottobre 2025, 97ª edizione della Fazi di Montichiari, rassegna dedicata all’agricoltura e alla zootecnia nel cuore della Pianura Padana, una delle aree più vocate in Europa.

L’agricoltura europea sta attraversando una fase di profonda trasformazione, alle prese con alcune criticità (i cambiamenti climatici, le oscillazioni dei mercati, l’incognita dei dazi americani), ma con la consapevolezza di essere uno dei punti cardini della sicurezza alimentare a livello mondiale, grazie all’autosufficienza raggiunta in quasi tutti i settori dell’agricoltura.

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“L’Italia, in particolare, è una delle realtà dove l’agricoltura riesce a coniugare tradizione ad elevato valore aggiunto, simbolizzata dalle grandi produzioni Dop e Igp, insieme ad una specializzazione che assicura elevata redditività per ettaro – dichiara il presidente del Centro Fiera di Montichiari, Gianantonio Rosa -. Tale scenario spinge la Fazi ad offrire ai visitatori una proposta di alto profilo tanto sul piano espositivo quanto sul piano dei contenuti. L’agricoltura europea è chiamata a proseguire il proprio percorso nell’ambito della transizione ecologica e digitale e come polo fieristico abbiamo la responsabilità di offrire ai visitatori e agli stakeholder elementi concreti per investire nella giusta direzione”.

Digitalizzazione. La digitalizzazione, in particolare, è l’architrave per un cambio di passo dell’agricoltura. Ne è convinta la stessa Unione europea, che punta all’innovazione digitale per facilitare la comunicazione fra imprese e Pubblica Amministrazione, per la raccolta e la condivisione dei dati, così da facilitare l’individuazione di nuovi modelli di agricoltura, per rispondere ai cambiamenti climatici e migliorare la resilienza del settore, per monitorare le produzioni, le scorte e i sistemi di tracciabilità e rintracciabilità.

Il futuro della Pac. Il 2025 vedrà l’avvio del dibattito sulla Politica agricola comune del futuro (2028-2035). Sarà determinante difendere il budget a livello europeo, anche per la concomitanza di nuove politiche che potrebbero richiedere sforzi finanziari (su tutte la Difesa comune), e pianificare nuove formule per assicurare un futuro alle imprese. I cambiamenti climatici, si è visto negli ultimi anni, rappresentano una variabile in grado di incidere in profondità sulle produzioni, sulle rese e sui redditi degli agricoltori.

Redditività, manodopera e ricambio generazionale. E proprio il tema della redditività e di un nuovo equilibrio all’interno delle catene di approvvigionamento sarà un nodo da sciogliere in tempi ragionevoli, se si vuole garantire un futuro alle imprese e favorire il corretto ricambio generazionale. La Commissione Agricoltura dell’Ue ne è consapevole, al punto che il nuovo commissario Christophe Hansen ha messo in allarme ai recenti Agrifood Days: “L’età media degli imprenditori agricoli in Europa è di 57 anni, nel prossimo decennio prevediamo che la metà degli agricoltori europei andrà in pensione”. Questo significa che, se non si riuscirà ad assicurare redditi soddisfacenti alle imprese europee, l’ingresso dei giovani non avverrà. O sarà molto complicato, anche in aree ad alto valore aggiunto come la Lombardia.

La carenza di manodopera sta spingendo agricoltori e allevatori a implementare il tasso tecnologico in azienda. Un aspetto che richiede, tuttavia, nuove professionalità (si pensi alla capacità di leggere le mappe di prescrizione, per fare un esempio) e che vede i giovani più agevolati nell’utilizzo di tecnologie digitali.

Sostenibilità, produttività, salute animale e costi di produzione. La sostenibilità resterà il mantra del 2025, perché gli aspetti ambientali saranno sempre più al centro delle scelte dei consumatori, disposti a modificare le proprie propensioni alimentari in base all’effettivo grado di rispetto dell’ambiente, delle risorse idriche, dell’impatto complessivo sulle emissioni.

A livello mondiale aumenterà la richiesta di proteine animali e vegetali e gli scambi internazionali dovrebbero vedere l’Unione europea incrementare i volumi, anche se non per tutti i segmenti produttivi. Essenziale, quindi, costruire politiche internazionali che tutelino le produzioni Ue attraverso accordi di libero scambio (chiedendo la reciprocità di alcuni parametri), consapevoli del ruolo dell’Europa sui temi di food security e food safety.

Il 2025 sarà cruciale anche per le sfide che riguardano la salute animale: peste suina africana (si sta registrando un ridimensionamento a livello mondiale, con un decremento del 73% del numero dei focolai a livello mondiale, secondo la Fao, come evidenziato dal sito Teseo.Clal.it), influenza aviaria, blue tongue.

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Altrettanto fondamentale sarà mantenere per le imprese agricole e per le filiere agroalimentari i costi di produzione sotto controllo e il balzo dell’energia nelle ultime settimane potrebbe innescare una nuova ondata inflattiva.

L’incognita dei mercati. Quanto ai mercati – frena la Fazi di Montichiari – è complesso fare previsioni, a causa di dinamiche che potrebbero stravolgere qualsiasi andamento. Sommessamente, gli indicatori rilevano una sostanziale stabilità del comparto lattiero caseario, con una domanda vivace a livello internazionale e produzioni che potrebbero essere in ripresa a partire dal secondo trimestre dell’anno. I listini dovrebbero mantenersi su un quadrante positivo, probabilmente con qualche aggiustamento al ribasso, ma senza crolli. Per l’Italia dei formaggi si apre una doppia sfida: rilanciare i consumi interni e incrementare le esportazioni, dopo un 2024 sugli scudi.

Il mercato delle carni bovine è fortemente esposto allo scenario internazionale. Mancano capi da ristallo, in particolare in Italia, mentre si stanno affermando nuove rotte internazionali dalla Francia (uno dei principali player in Ue) verso il Nord Africa. Resta l’incognita del Mercosur, che potrebbe agevolare l’export dal Brasile verso l’Unione europea e che rappresenta uno dei cardini della contrarietà degli agricoltori europei all’accordo fra Ue e Sud America.

La suinicoltura potrebbe registrare mercuriali in rallentamento per effetto di un incremento delle produzioni, tenuto anche conto che la fase più acuta della peste suina africana dovrebbe essere alle spalle. Il settore, tuttavia, dovrà accelerare sul versante del benessere animale e dell’automazione, in quanto la carenza di manodopera investe tutti i comparti agricoli.

L’avicoltura dovrà fare i conti con l’incognita dell’influenza aviaria. Le prospettive a lungo termine (al 2035) dell’Unione europea indicano una nuova fase dell’aviaria, che potrebbe non avere più dei picchi stagionali. I consumi di carne bianca in Ue e su scala mondiale dovrebbero essere in aumento, trascinando i mercati.

Le prospettive per la Fazi 2025. “Per la Fazi di Montichiari – commenta il direttore del Centro Fiera, Ezio Zorzi – le prospettive della 97ª edizione della rassegna sono rassicuranti. Da anni registriamo il tutto esaurito, con nove padiglioni al completo, accanto alle aree esterne, con una trasversalità dell’offerta espositiva che offre risposte concrete ad agricoltori, allevatori, agronomi, contoterzisti, professionisti nel settore delle rinnovabili. Siamo di fronte ad un settore maturo, che investe e che ha capito che la sostenibilità si raggiunge solamente migliorando l’efficienza e l’economia circolare. Siamo prudentemente ottimisti anche per l’edizione che andrà in scena dal 24 al 26 ottobre 2025”.

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