Lo sviluppo dell’agrivoltaico si gioca qui e ora. Si parte dai 540 progetti (per una potenza totale pari a 1,5 GW) ammessi alle graduatorie degli impianti iscritti ai Registri e alle aste previste dalla misura del PNRR “Sviluppo Agrivoltaico”, ha fatto sapere il GSE. Si tratta di fondi per 775,6 milioni di euro.
Ma si va oltre, verso un modo nuovo e innovativo di conciliare agricoltura ed energia, che sta generando un lusinghiero interesse. A settembre, alla chiusura del bando PNRR per incentivare lo sviluppo dell’agrivoltaico innovativo, specificava il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, erano giunte dagli operatori 643 richieste di partecipazione alle procedure di selezione delle iniziative, per il 56% delle quali dal Sud Italia, per progetti con potenza complessiva di oltre 1,7 GW.
Sviluppo dell’agrivoltaico: comincia la seconda fase
Pubblicate le graduatorie degli impianti iscritti ai registri e alle aste previste dalla misura del PNRR “Sviluppo Agrivoltaico”, con cui sono stati ammessi i già citati 540 progetti, ora comincia una fase particolarmente delicata per lo sviluppo dell’agrivoltaico nel 2025 e nel 2026.
«L’asta dell’agrivoltaico pone le basi per la nascita e lo sviluppo di tale tecnologia ma soprattutto l’introduzione del concetto di agrivoltaico avanzato. Si tratta di un evento decisamente importante che pone un grosso cambiamento al concetto di fotovoltaico come lo abbiamo inteso sinora e che vedrà nuove figure specialistiche. A valle della pubblicazione dei risultati sono immediatamente emerse criticità e opportunità.
Innanzitutto, gli operatori hanno ancora diversi dubbi sulle regole e sulla modalità dei controlli che saranno svolti dal GSE e le risposte ricevute sono a volte poco chiare. Si potrebbe delineare lo scenario in cui gli operatori potrebbero non confermare la volontà di procedere con la tariffa ottenuta ed in particolare a causa di possibili ritardi sulla fine lavori del cantiere, ATI che non finalizzate per colpa del soggetto agricolo, ritardi da parte degli enti nella chiusura di alcune pratiche minori legate agli iter autorizzativi eccetera», spiega Alessio Pinzone, senior director Energy di RINA Prime Value Services.
Per quanto riguarda le opportunità, lo stesso Pinzone, da esperto di settore, specifica che questo bando darà la possibilità di poter affrontare «sperimentazioni e scelte un po’ più ardite (grazie al contributo del 40% che aiuterà decisamente i flussi finanziari) dando la possibilità a determinati operatori di sperimentare formule che potrebbero replicarsi sui futuri agrivoltaici».
Sarà un’opportunità anche per il settore agricolo «che dovrà evolversi verso un concetto di gestione agricola totalmente nuova in quanto dovrà svolgere attività in un ambiente non più rurale ma industriale con tutto quello che ne concerne».
I prossimi passi
In generale, quali devono essere i prossimi passi, a livello normativo-politico-legislativo-industriale affinché l’agrivoltaico possa davvero manifestare le proprie potenzialità per contribuire alla transizione energetica e, insieme, tutelare le finalità agricole?
«Dopo la chiusura del bando ora bisognerà capire quale sarà il futuro di questa tecnologia che essendo più costosa del fotovoltaico tradizionale dovrà prevedere un approccio dedicato. Il testo unico a tal proposito ha introdotto alcune semplificazioni in tal senso ma, per impianti di grande taglia ancora non sufficienti», evidenzia Pinzone, prevedendo che la grande differenza potrebbe farla il FER-X che si attende in una formula transitoria nella primavera 2025. «Sebbene a oggi non lo preveda nelle varie bozze circolate, potrebbe – e a mio parere, dovrebbe – considerare un contingente dedicato all’agrivoltaico separato da quello del fotovoltaico».
Prospettive di sviluppo dell’agrivoltaico: spazio all’agrivoltore
Tra le prospettive di sviluppo dell’agrivoltaico sono comprese anche opportunità occupazionali e professionali, prima tra tutte la nascita dell’agrivoltore. Si tratta di una nuova figura professionale, in via di definizione, ma che ha un potenziale interessante per contribuire allo sviluppo dell’agrivoltaico.
Chi è l’agrivoltore
Resta da comprendere chi è l’agrivoltore. È un termine ideato da Antonio Lancellotta, socio fondatore di AIAS (Associazione italiana agrivoltaico sostenibile), nonché amministratore di “Le Greenhouse”, primo consorzio italiano delle aziende che lavorano in agrivoltaico, nel corso di un TEDx nel 2023, parlando nel caso specifico di agrovoltore.
Lo stesso Lancellotta ha messo il termine a disposizione di AIAS e, come spiega, presentando un brevetto di nome per l’agrivoltore che sta seguendo il suo iter; l’associazione ha concessione libera e gratuita.
Cosa fa un agrivoltore?
«Un po’ come l’agricoltore, che si occupa del territorio, del paesaggio, della comunità, allo stesso modo agisce l’agrivoltore, occupandosi anche della componente tecnologica del fotovoltaico. Quindi è un professionista di settore chiamato a maturare delle informazioni e delle competenze trasversali, nell’ottica di una corretta progettazione, realizzazione e gestione dei sistemi agrivoltaici per ottimizzare le sinergie tra componente agricola ed energetica che fanno parte del territorio e lo caratterizzano. L’agrivoltore, come l’agricoltore, è custode del territorio».
Facendo riferimento a questa figura, è sempre Lancellotta a specificare durante il convegno AIAS tenutosi in occasione del MacFrut 2024, che L’Associazione sta tutelando col marchio “Agrivoltaico Sostenibile” diverse categorie di servizi e prodotti tra le quali rientrano i percorsi formativi che sta mettendo a punto con partner accademici.
«Si tratta di un profilo di cui c’è e soprattutto ci sarà bisogno nel prossimo futuro, anche in occasione degli importanti finanziamenti legati al PNRR».
Le competenze richieste
È possibile diventare agrivoltore? Se sì, che preparazione prevede?
«L’agrivoltore richiede competenze molto specialistiche – risponde Pinzone –. Innanzitutto, una competenza agronomica e una capacità imprenditoriale nell’ambito agricolo/zootecnico e allo stesso tempo la capacità di offrire un servizio e quindi lavorare per terzi rispettando specifiche tecniche e linee guida necessarie da rispettare in ambiente con rischio di elettrocuzione. Sarà poi necessario che abbia una forte conoscenza di tutta la normativa di sicurezze e che sappia rispettarla oltre ad avere una capacità gestionale delle sue attività e quindi un’organizzazione tale da essere in grado di produrre report, monitorare in chiaro le attività, coordinarsi con le attività di manutenzione, relazionarsi con l’operatore energetico e altro ancora».
Il percorso scolastico
A livello di formazione scolastica, si delineano corsi o qualifiche dedicate? «Attualmente, non esiste alcun corso che sia in grado di formare tali figure – specifica Pinzone –. Persino il percorso di studi che porta alla laurea in agronomia non è sufficiente in quanto incentrato ad attività in pieno campo che a volte mal si sposano con un agrivoltaico. Inoltre le varie sperimentazioni presenti oggi riguardano impianti di piccola taglia, che sono molto più semplici da gestire e non richiedono un approccio industriale come lo sarà per i grandi impianti».
Per il momento non si delineano corsi dedicati in quanto, «fino a quando non ci saranno i primi impianti di grande taglia in funzione, gli operatori energetici e quelli agricoli non sanno nel dettaglio quali saranno le reali problematiche che si troveranno in campo».
Opportunità occupazionali
Lo sviluppo dell’agrivoltaico avanzato e dei relativi progetti, quali opportunità occupazionali apre all’agrivoltore? «Potenzialmente si tratta di una grande opportunità che se ben sfruttata vedrà la nascita di strutture organizzate con all’interno figure legate al mondo agricolo ed al mondo ingegneristico oltre a specializzazioni in ambito contrattuale e fiscale. Chiaramente si tratta di una sfida per questo mercato ed una grande scommessa per chi deciderà di strutturarsi in tal senso considerando le continue evoluzioni normative del nostro paese», spiega ancora il Senior Director Energy di RINA Prime Value Services.
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