Rientro amaro, per alcuni degli studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza. Sono partite ieri, infatti, le sospensioni per i ragazzi coinvolti in alcune delle occupazioni di questo autunno. Dal Cavour al Virgilio.
Nel liceo classico di via Giulia, per il momento la sanzione è scattata solo per uno studente. Punito per aver partecipato a una serie di mobilitazioni all’interno della scuola. Compreso un momento di protesta nel cortile dell’istituto in cui gli studenti bruciarono una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per il ragazzo sono partiti ieri 10 giorni di sospensione. Ora si attendono le misure disciplinari per gli altri giovani coinvolti nell’occupazione di dicembre.
Anche al liceo Cavour, per i 10 studenti colpiti dalle sanzioni, il conteggio dei giorni di sospensione è partito ieri (anche se con obbligo di frequenza). I ragazzi della scuola, ieri mattina, poco prima dell’avvio delle lezioni, hanno organizzato un sit-in davanti all’edificio «contro le misure di repressione». Al centro della contestazioni proprio le sanzioni disciplinari per gli studenti: fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di sant’Egidio e due libri da leggere: Il maestro e Margherita di Bulgakov, e Contro il fanatismo di Amos Oz.
I DANNI
Ma il tema delle sanzioni va di pari passo con quello del risarcimento danni: chi paga per le conseguenze delle proteste?
Per evitare che solo pochi studenti siano individuati come responsabili delle occupazioni, i collettivi stanno attivando raccolte fondi anonime. Al Morgagni la colletta ha già superato i 4700 euro. Al Virgilio in pochi giorni è arrivata oltre i tremila. Mentre al Visconti l’iniziativa è partita ieri. Solo due studenti sono stati individuati come responsabili della protesta, «sulla base di una foto postata su Instagram durante i giorni d’occupazione», hanno scritto nella petizione. E, dunque, toccherà a loro due pagare l’intera somma destinata alla riparazione dei danni: 7200 euro. «In caso di mancato risarcimento dell’intera cifra (secondo noi lontana dalla reale entità dei danni), gli studenti andrebbero incontro a un processo penale all’interno del quale lo stesso ministro Valditara si costituirebbe parte civile», aggiungono gli studenti del collettivo Visconti nel testo della raccolta fondi. Da qui, la richiesta di allargare il più possibile il bacino di contribuenti, per arrivare alla somma richiesta dalla scuola. Un meccanismo, quello della raccolta fondi anonima, che gli studenti sperano di utilizzare anche per evitare altre sanzioni: l’obiettivo è ripagare i danni e, quindi, non ricevere sospensioni che andrebbero a incidere direttamente sul voto di condotta (e a condizionale l’intero rendimento scolastico).
Ma se per alcuni studenti la ripresa ha portato con sé conti salati e sospensioni, più dolce è stato il rientro per gli alunni del liceo Gullace di Roma. Tornati nella loro sede centrale dopo due mesi di chiusura.
LA RIAPERTURA
La sede di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa agli studenti da inizio ottobre per consentire i lavori di messa in sicurezza sismica. Gli alunni erano stati spostati nella sede succursale di via Deportati del Quadraro. Ma un doppio incendio scoppiato al termine di un’occupazione ha reso inagibile anche l’altra struttura. Così gli studenti, dopo un primo mese di didattica a distanza, sono stati smistati in altri istituti.
Da ieri, Città Metropolitana ha permesso la riapertura dell’edificio, che torna ad accogliere 22 aule. «Abbiamo fornito 250 banchi e 250 sedie mancanti, abbiamo fatto gli interventi di manutenzione per ripristinare le avvolgibili non funzionanti e verificato il funzionamento dei servizi igienici», ha spiegato Daniele Parrucci, delegato di Città Metropolitana all’edilizia scolastica. Predisposto e autorizzato dai vigili del Fuoco anche il progetto antincendio adeguato al massimo affollamento. «Ho anticipato alla Preside e al responsabile del servizio di prevenzione e protezione, il piano di emergenza della scuola in esercizio provvisorio che verrà allegato al verbale di consegna – ha aggiunto Parrucci – L’impresa ha predisposto idonee recinzione per evitare l’accesso nell’area di cantiere e liberato le vie di esodo esterne».
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