Le priorità: sostenere consumi e lavoro

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Ernesto Dalle Rive, presidente e Dg di Nova Coop

Consumi, relazioni sindacali, politiche di sostegno alle famiglie, rapporti con i l’industria: questi i temi affrontati con Ernesto Dalle Rive, presidente di Ancc, per capire le sfide del prossimo anno

“Tra il possibile arrivo di dazi in Usa, che potrebbero penalizzare alcuni dei nostri mercati più significativi, scatenando anche guerre commerciali, il decadimento del confronto politico su come sostenere le famiglie, i volumi che non ripartono, l’incertezza economica accentuata dalle guerre, il quadro non è proprio ottimistico, ma stiamo lavorando per continuare a garantire a consumatori e soci tutto quello che serve per conciliare economia ed etica, consumi e reddito”. Così Ernesto Dalle Rive, da ottobre, presidente di Ancc, oltre che storica figura di riferimento di Nova Coop, ci racconta le priorità del 2025 di Coop e gdo. “Dal mio punto di vista, uno dei temi centrali riguarda il rapporto tra capitale e lavoro per garantire sicurezza sotto tutti i punti di vista, capacità di indicare percorsi di carriera attraenti per i giovani e non solo, inclusività, un’offerta sana e a prezzi giusti e redditi adeguati”.

Partiamo dal lavoro. Dopo la firma del Ccnl, a che punto siamo? Cosa state facendo?
È uno dei temi più interessanti e spinosi sul tavolo al nostro interno e di tutto il retail da tempo, per diversi motivi. Uno riguarda il fatto che, dopo la pandemia, il mercato del lavoro è cambiato profondamente: le persone hanno esigenze spesso non coniugabili con le esigenze della gdo e siamo tutti in una fase di discussione su come proporsi attraenti e trattenere i talenti. È evidente che dobbiamo qualificare la nostra offerta occupazionale, individuando percorsi di crescita e formativi, opportunità, che arricchiscono i nostri collaboratori e il loro valore aggiunto all’azienda. Altrimenti corriamo il rischio di perderli. Un’altra questione riguarda il lavoro indiretto, quei lavori a bassa qualifica, ma ad alta intensità, con retribuzioni più competitive in aziende terze rispetto al costo di una gestione diretta. Penso alla logistica, alla telefonia, alle pulizie: anche questo tipo di mercato oggi non esiste più e l’esplosione dei costi di gestione obbliga la gdo cooperativa ad analizzare in profondità e in modo rigoroso i processi, anche per evitare costi reputazionali. È un tema che sentiamo molto: per questo stiamo verificando come l’intelligenza artificiale possa impattare su alcuni processi, qualificando alcune attività che, personalizzate, possano aumentare la produttività, nello sforzo di evitarne la terziarizzazione. Ma il tema vero, strategico, è un altro.

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A cosa si riferisce?
La discussione lunga e faticosa con i sindacati verso la firma del contratto ci ha messo di fronte a un’evidenza che si riproporrà ogni volta che rinnoveremo un contratto: siamo più attenti al bilancio o alla ricerca di un giusto livello di compensazione tra esigenze delle imprese e quelle dei lavoratori? È una situazione che ci porta sulla difensiva: storicamente, come Coop abbiamo sempre cercato di recepire il più possibile le giuste attese dei nostri lavoratori, ma, in un confronto moderno, dobbiamo collegare sempre più il costo del lavoro a quello della produttività. Si tratta di aprire la discussione su altri argomenti come l’innovazione, l’etica, per poter essere un’impresa che propone contratti innovativi. Questo può renderci più attrattivi di quello che siamo. E anche i sindacati in questo devo giocare la loro parte.

Questo approccio riguarda tutti i ruoli aziendali?
Certo. Il tema strategico è definire un modello innovativo di relazioni industriali. Per il percepito di cui godiamo da parte del consumatore, abbiamo la necessità di aiutare i processi di crescita interna dal momento in cui il lavoratore entra per la prima volta in azienda. In concreto, vuol dire mostrare subito i nostri tratti distintivi ai neo assunti e rafforzare la nostra cultura nella gestione dei modelli organizzativi, nella composizione morfologica degli organici, nel tipo di occupazione che proponiamo, facendo emergere la nostra capacità di offrire percorsi interni, che devono essere alimentati e sostenuti dalla cornice di una cultura comune. Se questo tratto non c’è, lavorare da noi è come lavorare in altre imprese. Grande rispetto per tutti, ma noi vogliamo distinguerci: siamo diversi e su questo stiamo lavorando.

Parliamo di consumi. Come vede il consumatore del 2025?
Bella domanda! Se avessi la risposta, sarei impegnato a trasferirla ai miei collaboratori! Il vero punto è capire che tipo di mercato avremo, quale sarà l’atteggiamento dei consumatori e quali incertezze peseranno sulle politiche di acquisto. È evidente che stiamo vivendo scenari socio-economico e geo-politici preoccupanti. In questo senso, temiamo molto un mercato depresso il prossimo anno, per la percezione ancora alta della spinta inflattiva (al netto dei dati reali) e l’incertezza come fatto permanente, mentre cresce la propensione al risparmio. Certo un fatto positivo per i consumatori, tra l’altro sempre più anziani, ma significa meno soldi da spendere in consumi, in una competizione sempre più accesa: siamo sempre più cavalli che corrono nello stesso ippodromo, con consumatori che, per mantenere i livelli di consumo a cui erano abituati, ricorrono in maniera consistente a offerte e sconti non sempre in linea i loro diritti di avere cibi buoni e sicuri al prezzo giusto. A questo si aggiunge la sensazione di essere visti come un bancomat dal quale prelevare o da cui aspettarsi politiche a sostengano dei consumi. Un ruolo, che, invece, spetta alla politica e al Governo e istituzioni.

Cosa chiede, quindi, al Governo?
Mi piacerebbe affrontare in maniera organica tutti i problemi della gdo, non uno alla volta: dalla detassazione del costo del lavoro ai rinnovi contrattuali, dalla riconversione green alla logistica, per citarne alcuni. Ci sono aspetti che, se visti nell’insieme, possono consentire politiche e interventi più mirati ed efficaci, mentre, singolarmente, diventano parte di un gioco di potere e di forza, senza favorire l’evoluzione del settore. Da questo punto di vista, mi augurerei che possa diventare nostro alleato anche il mondo produttivo. Insieme potremmo diventare interlocutori a tutto campo nei famosi tavoli di filiera (anche se purtroppo spesso le visioni sono diverse con difficoltà nel trovare punti comuni). Vorrei che l’industria fosse più capace di sintonizzarsi con la gdo e creare una grande alleanza che si concentri sulla difesa dei volumi come tema centrale.

E l’industria di marca cosa dovrebbe fare?
Dovrebbe essere più disponibile a investire in politiche di sostegno al reddito delle famiglie invece di scaricare sulla gdo l’onere dei costi, rendendoci l’anello debole della catena. Non mi riferisco solo al carrello anti-inflazione, ma anche a una politica prezzi diversa, non solo a base di offerte e sconti.

Quindi la sfida che vi aspetta nel 2025 è …
Quella di mantenere inalterato il radicamento sociale, saldando in maniera sempre più stretta il legame che ogni giorno porta Coop a essere scelta da centinaia di migliaia di persone dal Veneto alla Puglia. In questo legame con il territorio, vedo tanta energia e valori, come il lavoro, la solidarietà, la creazione di ricchezza e la sua distribuzione, che continuano a motivarci.





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