La legge finanziaria azzera i finanziamenti per i paesi sotto i 5 mila abitanti. Potevano essere usati per strade e scuole

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di
Floriana Rullo

A rischio anche programmi di abbattimento delle barriere architettonicheed efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile». Anci PIemonte:«Si possono usarei fondi strutturali liberi»

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I tagli ai finanziamenti dei Comuni, previsti nella legge di bilancio 2025, preoccupano le piccole comunità con meno di 5mila abitanti. Una sforbiciata netta e totale, che era annunciata, attesa ma che non fa dormire sonni sereni ai primi cittadini delle piccole cittadine piemontesi. Nonostante il taglio sia stato graduale. Già due anni fa era arrivato il primo, che aveva asciugato le casse comunali. Si era così passati dagli 80mila euro stanziati per l’efficientamento energetico ai 58mila.
 
Una vera cura dimagrante per i circa 500 paesini del Piemonte che si affianca agli obblighi di accantonamento, la manovra prevede un ampio elenco di definanziamenti a fondi per rigenerazione urbana, progettazione, piccole e medie opere pubbliche. Fondi che non verranno più stanziati, ma che venivano usati «per l’avvio da parte dei piccoli comuni di un programma pluriennale per potenziare gli investimenti per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale e per l’abbattimento delle barriere architettoniche a beneficio della collettività. E interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile».
 
I tagli rischiano di mandare alcuni paesi in default. Infatti quel denaro, che doveva essere usato per migliorare l’efficientamento energetico dei paesi – grazie a pannelli solari, coibentazioni dei tetti o più banalmente il cambio delle lampadine con quelle a basso consumo –, in caso di risparmi poteva essere anche utilizzato per altri interventi come le migliorie su strade e scuole ma anche per manutenzione di edifici, messa in sicurezza del territorio, piccole opere. Un modo per non gravare ulteriormente sue tasche dei cittadini con tasse e tributi in paesini, spesso in montagna, che già vivono lo spopolamento e si trovano a fare i conti con la perenne mancanza di servizi e la condivisione, grazie ai consorzi, di figure come i segretari comunali.

«Per questo abbiamo fatto un emendamento da parte di Anci, che non è stato accolto in fase di conversione della Finanziaria 2025» spiega nella sua duplice veste Davide Gilardino: sindaco da ormai undici anni di Ronsecco, piccolo paese di 500 anime immerso tra le risaie del Vercellese, e da qualche mese presidente di Anci Piemonte. «Sono diminuiti i fondi per gli investimenti (e quindi non per i servizi) ai comuni con meno di mille abitanti. Denaro che riguarda l’efficientamento energetico. Lavoreremo con il Governo per trovare risorse da utilizzare su linee di investimento diverse – assicura Gilardino –. Un’attenzione che dev’essere riservata in modo proporzionale a tutti i comuni sotto i 5 mila abitanti che, in molti casi, hanno una ridotta possibilità di reperire risorse proprie».




















































Un problema che secondo il sindaco non si può fermare alle piccole comunità ma deve riguardare tutti i paesi d’Italia. «La strada che si può percorrere – anticipa Gilardino – guarda all’utilizzo di fondi strutturali liberi ai quali ciascun comune possa accedere a seconda delle necessità: finora lo stanziamento era vincolato all’efficientamento energetico, ora l’idea è di guardare alle manutenzioni del patrimonio abitativo comunale, alla viabilità, al dissesto idrogeologico, alla sicurezza del territorio».
«I sindaci devono poter intervenire e prendersi cura dei propri paesi. Come Anci Piemonte stiamo presentando una proposta al governo che riguardi tutti i comuni sotto i 15000 abitanti per un piano di investimenti strutturali relativi al patrimonio edilizio e viario comunale».

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