Bioetica applicata

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CLINICA

1947 codice di Norimberga “il consenso volontario del soggetto è assolutamente

– necessario”.

1964 la dichiarazione di Helsinki regola e diritti degli esseri umani coinvolti nella

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– sperimentazione dei farmaci. L’ultima versione della dichiarazione di Helsinki è stata

progettata con sezioni specifiche dedicate al consenso informato, all’uso del placebo e

alla conduzione di ricerche sui gruppi vulnerabili, indirizzi specifici per la registrazione della

ricerca e per la pubblicazione e la divulgazione dei risultati

1997 convenzione di Oviedo: costituisce uno dei capisaldi dei fondamenti giuridici sia nel

– campo delle sperimentazioni cliniche che della comune pratica clinica; riguarda la tutela

dei diritti, della sicurezza e del benessere dei soggetti in sperimentazione e regolamenta

l’attività dei comitati etici

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legge 11 gennaio 2018 n. 3. Delega al governo in materia di sperimentazione clinica di

– medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza

sanitaria del ministero della salute.

IL SEGRETO PROFESSIONALE E IL SEGRETO D’UFFICIO

Il segreto professionale è l’obbligo, per un professionista, di mantenere la riservatezza su dati

sensibili di cui viene a conoscenza in virtù della propria attività professionale. Il segreto

professionale vincola i medici e gli infermieri a non divulgare informazioni sulla salute dei propri

pazienti.

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Il segreto d’ufficio e il dovere degli operatori, imposto come impiegati pubblici, di non comunicare

all’esterno dell’amministrazione notizie o informazioni di cui siano avvenuti a conoscenza

nell’esercizio delle loro funzioni, ovvero che riguardino l’attività amministrativa in corso di

svolgimento o già conclusa.

Il segreto professionale deve essere rispettato sia come obbligo professionale sia come obbligo

deontologico. Viene definito come l’obbligo di un professionista di mantenere la riservatezza di

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informazioni riguardanti i propri pazienti, siano esse dichiarate da quest’ultimo o dedotte durante

l’attività lavorativa. Il segreto d’ufficio è un po’ come il segreto professionale ma applicato agli

impiegati pubblici. Nel momento in cui metto in atto quella che è la mia professione, la mia azione

porta a delle conseguenze che in certe circostanze devono essere limitate. Al fine di evitare

situazioni spiacevoli è opportuno saper analizzare il caso clinico. Il metodo per analizzare un caso

clinico può partire sia dall’inizio sia dalla fine. Partendo dall’inizio abbiamo la teoria etica a cui

faccio riferimento, l’origine della persona, la visione che io ho dell’uomo e dai modelli della

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medicina, tutto questo può basarsi su dei principi che necessitano di regole le quali permettono di

agire in quel determinato modo. Esempio: per alcuni medici nascondere la prognosi infausta ai

malati di cancro è corretto perché toglierebbe un ulteriore peso alla persona mentre per altri è

sbagliato perché non permetterebbe alla persona di essere a conoscenza della propria

condizione di salute e organizzare gli ultimi mesi della vita.

LE TEORIE ETICHE

PREMESSE:

Il professionista Sanitario, influenzato da innovazioni tecnologiche, scientifiche e

• economiche, deve mantenere la dimensione umana della relazione con la persona

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La dimensione etica dell’agire professionale, deve avere, come riferimento, uno schema

• concettuale di riferimento e un impatto valoriale operativo, per comprendere i vari dilemmi

che si presentano nella operatività quotidiana, per identificare i valori e le norme che lo

guidano nelle decisioni e poter giustificare le proprie azioni, in un contesto pluralistico, con

visioni antropologiche e culturali spesso contrapposte.

Stabilire cosa è lecito, nel proprio agire professionale, partendo da una visione

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• antropologica di riferimento, che contempli la conoscenza e il rispetto delle visioni

antropologiche degli altri, e che abbia come impatto valoriale comune, il rispetto della

dignità della persona.

La bioetica è l’etica applicata alla biomedicina: biologia e medicina, dimensioni morali

• della scienza della vita e della cura della salute, attraverso una varietà di metodologie

etiche in un contesto interdisciplinare.

Lo studio sistematico e l’interdisciplinarietà della bioetica consentono di procedere nel

• giudizio, avvalendosi di un metodo e dell’aiuto di diverse discipline, che permettono di

sviluppare una visione plurima e puntuale di aspetti riguardanti le vita e la salute delle

persone.

DEFINIZIONI:

Etica normativa o prescrittiva: quando si giudica un’azione o omissione, lecita o meno, in

• base al riferimento morale.

Etica generale: quando si tenta di elaborare un giudizio etico valido per tutti

• Etica applicata: quando il giudizio diventa pratica, ovvero nel momento in cui ci si chiede,

• in una determinata situazione clinica, in un dilemma vissuto, nell’esercizio del proprio ruolo,

se quell’azione o omissione sia giusta o meno. Deriva dall’applicazione di una determinata

teoria.

Metodo dall’alto verso il basso: i giudizi sono dedotti dalle teorie , da cui derivano principi

• da rispettare e regole da seguire.(Metodo deduttivo)

Metodo dal basso verso l’alto, partendo dall’azione: ci si riferisce ad una norma, un

• principio, una particolare visione antropologica, una teoria.

Il paradigma dei principi, aiuta a essere obiettivi

L’ETICA HA LA SUA BASE NEI PRINCIPI CHE DEVONO ESSERE RISPETTATI.

Uno dei modelli più semplici che l’operatore può utilizzare per analizzare un caso clinico è il

principalista. Partendo dai principi decido se l’azione è lecita o meno se lo rispetta o no.

Modello principalista:

Il riferimento ai principi è forte, rende il ruolo del professionista quasi passivo

• Facile da applicare, fornisce uno schema concettuale di riferimento, utile a orientare i

• professionisti sanitari, un alfabeto morale grazie al quale giustificare le proprie decisioni.

L’etica prevede dei principi, voluti dal presidente americano del 1978, questa commissione stilò

questi principi da utilizzare sempre e non solo in ambito sanitario

Principio di autonomia

– Da considerare quando si devono applicare a persone coinvolte nella sperimentazione o

percorsi diagnostico-terapeutici. Vuol dire che io persona decido da sola di cosa voglio

che mi sia fatto o meno; quindi, agisco in modo consapevole e prendo una decisione.

Come si fa ad essere sicuri che la persona è davvero consapevole e sicura che quella

scelta sia il suo bene? L’unico modo per garantire questo principio, che venga applicato in

modo corretto, è legato all’informazione che deve essere corretta, completa, adattata

alla persona che ho davanti, al suo grado di comprensione, deve essere chiara e priva di

condizionamenti e lo strumento che garantisce questo principio è il consenso informato.

Questo è nato con l’obiettivo di fare una sorta dio contratto tra chi eroga il servizio e chi lo

riceve. Il consenso è nato con questo obiettivo e spesso invece viene utilizzato come

strumento di difesa per il professionista; gli deve dire cosa si vuole fare, perché, le

alternative, le conseguenze, le complicanze di fare o non fare quella cosa.

Di beneficienza e non maleficenza

– Sono due facce della stessa medaglia. Il motto per applicarlo è non faccio agli altri quello

che non voglio sia fatto a me stesso. Devo mettere sulla bilancia i benefici che procura

l’atto ma anche i lati negativi e vedere cosa prevale. Es. accanimento terapeutico faccio

più male che bene, uguale trattamenti sperimentali di cui non sappiamo abbastanza.

Valutare rischi e benefici introduce il 3 e 4 principio

Di giustizia

– Quando intendo fare una cosa devo valutarne le conseguenze, tutte le azioni che faccio

portano a una conseguenza e devo capire se questa è positiva o negativa; devo garantire

a tutti il meglio che gli posso dare. Devo essere imparziale, sono tutti uguali davanti ai miei

occhi

ORIENTAMENTI ETICI

Teorie che prendo di riferimento per fare le mie scelte.

Legge di Hume= lui era un filosofo scozzese e a partire da questa legge sono nate le varie teorie. È

detta anche il problema dell’essere o del dover essere. Diceva che c’è una netta divisione tra ciò

che accade e riuscire a capire se quel fatto vuol dire aver fatto il bene o il male. I fenomeni si

possono dimostrare in modo oggettivo ma da questi non si possono dedurre i valori, non posso

capire se ho fatto il bene o il male.

Da questo nascono i filoni dei non cognitivisti, che credono nella legge di Hume, credono che fatti

e azioni sono spiegabili in modo oggettivo ma non posso dire se sono giuste o sbagliate; i

cognitivisti negano la legge e affermano che c’è una spiegazione razionale tra ciò che accade e

le regole morali che hanno guidato quell’azione, quel fatto.

Elio Sgreggia è uno tra i primi italiani ad essersi occupato di etica e bioetica e individua 4 modelli:

SOGGETTIVISTA

– Di tipo non cognitivista, si attiene alla legge di Hume. Laddove non è possibile formulare il

giudizio morale il bene o il male si fonda sulla scelta autonoma del soggetto. La libertà

dell’individuo è la cosa da tutelare più di tutto il resto finché non va a ledere la libertà degli

altri. Ognuno deve scegliere secondo quello che ritiene sia il proprio bene.

PRAGMATICO – UTILITARISTA

– Non cognitivista. I valori morali li rifiuta. L’azione è buona se il beneficio supera il costo e

quando produce il bene della persona, ancora meglio se produce il bene di più persone.

SOCIOBIOLOGISTA

– Non in accordo con Hume. Nel corso degli anni la società e la cultura evolvono, i valori

evolvono con la società. Ciò che un tempo appariva sbagliato, oggi sembra quasi lecito,

non desta vergogna. Il rischio di questo modello è quello del relativismo etico, è che io a

quel punto lì rischio di dimenticare i principi e valori etici a cui non devo rinunciare.

PERSONALISTA

– Parte dal cattolicesimo, è quello che viene maggiormente preso in considerazione dai

cattolici. In disaccordo con Hume. I valori e le norme sono importanti. Quello che conta

prima di tutto e sopra tutto è la persona, la tutela del valore della persona. La persona è più

delle sue parti, deve essere considerata tale dal momento del concepimento fino alla

morte. Questo modello ha una scala gerarchica dei valori dove al primo posto c’è la

persona. Principio di difesa della vita fisica. Questo pensiero dice che la vita va difesa

sempre, la tutela della vita al limite della morte che &e





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