Smotrich: «Colpire la Cisgiordania come Gaza». Wfp sotto tiro

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Quindici mesi dopo il 7 ottobre 2023, la rappresaglia senza fine con decine di migliaia di morti nella Striscia di Gaza, portata avanti da Benyamin Netanyahu e dal suo governo di estrema destra, sta incendiando anche la Cisgiordania. L’attacco armato compiuto ieri da tre palestinesi contro un bus e automobili di coloni israeliani nel villaggio di Al Funduq (Qalqiliya) – uccisi un ufficiale di polizia e due donne, 8 i feriti – è un segnale di ciò che potrebbe crescere e svilupparsi nella porzione più ampia dei Territori palestinesi sotto occupazione. Un territorio dove dopo il 1967 Israele ha insediato centinaia di migliaia di coloni tra quasi quattro milioni di palestinesi. Le stragi quotidiane di civili di Gaza nei bombardamenti di Israele accrescono la frustrazione dei palestinesi e alimentano la lotta armata in Cisgiordania. Il mondo sta a guardare e nessuno fa passi concreti per fermare l’offensiva di Israele e arrivare alla tregua.

A Doha i negoziati indiretti tra Israele e Hamas non fanno ancora progressi significativi e indiscrezioni di segno positivo continuano ad alternarsi a segnali di senso opposto. Lascia il tempo che trova l’ottimismo del Segretario di stato uscente Blinken che ieri ha chiesto «un ultimo sforzo» dopo che un dirigente di Hamas aveva riferito a Reuters che il movimento islamico ha autorizzato una lista di 34 ostaggi israeliani che saranno liberati quando e se sarà proclamato un cessate il fuoco. In realtà Benyamin Netanyahu non cerca la fine vera della guerra, vuole solo un accordo di breve durata che riporti a casa un certo numero di ostaggi, per poi riprenderla o continuarla in un altro modo, come sta avvenendo in Libano. Le famiglie degli ostaggi israeliani a Gaza ieri hanno condannato di nuovo Netanyahu per aver dato la sua approvazione a una proposta di cessate il fuoco parziale e non definitivo che, in caso di accordo, garantirà il rilascio solo di una parte dei sequestrati. Quindi si sono rivolte a Donald Trump per chiedergli di «fare di tutto» per liberare ogni ostaggio. In un’intervista radiofonica, Trump ieri ha ribadito che «ci sarà l’inferno» se gli israeliani (alcuni con cittadinanza Usa) non saranno rilasciati entro il suo insediamento alla Casa Bianca il 20 gennaio.

L’attacco armato ieri è avvenuto in due punti diversi. Uno a circa 200 metri a est di Al Funduq, l’altro all’interno del piccolo villaggio, di fatto una strada con ai lati edifici e abitazioni che i settler percorrono per raggiungere l’incrocio per l’insediamento coloniale di Kedumim – un bastione dell’ultranazionalismo religioso – e le bypass road costruite per loro. I tre palestinesi hanno fatto fuoco contro i veicoli israeliani, senza scorta militare. I tre israeliani sono stati uccisi nelle auto, non nel bus come era stato detto inizialmente. Quindi i palestinesi si sono allontanati con relativa facilità facendo perdere le loro tracce. Commentando l’agguato, Abu Obeida, portavoce delle Brigate Qassam, l’ala militare di Hamas, ha avvertito che «il nemico deve sapere che finché continuerà i suoi massacri e le sue aggressioni contro Gaza e la Cisgiordania, pagherà un prezzo pesante». Ha poi aggiunto che «l’occupazione e i suoi scagnozzi sono destinati al fallimento», con palese riferimento all’Autorità Nazionale di Abu Mazen che da un mese continua un’ampia «operazione di sicurezza» contro i combattenti di varie formazioni armate palestinesi a Jenin.

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La rappresaglia di Israele in Cisgiordania sarà pesante. Esercito e la polizia di Israele hanno lanciato, con l’approvazione di Netanyahu e del ministro della Difesa Israel Katz, una gigantesca caccia all’uomo. Diverse strade, villaggi e altre aree sono state chiuse e si prevedono incursioni di forze speciali nelle città palestinesi, in particolare a Jenin e Nablus dove ieri centinaia di persone hanno partecipato ai funerali del 17enne Mutaz al Madani, ucciso dal fuoco dei militari. Il ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha ripetuto l’appello a isolare i centri  «arabi»: i diritti dei coloni nella Cisgiordania occupata prevalgono sulla libertà di movimento dei palestinesi, ha detto. Persino più forti le parole del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich (vive a Kedumim) che ha invocato bombardamenti in Cisgiordania come a Jabaliya (Gaza). Per il ministro dell’Energia Eli Cohen: «Jenin e Nablus devono essere trattate come Shujaiya e Beit Hanoun», due città di Gaza ormai rase al suolo.

Nella Striscia dove sono già otto i bambini morti di freddo per le difficili condizioni di vita nei campi di tende per gli sfollati, le forze israeliane hanno lanciato nuovi attacchi aerei uccidendo ieri almeno 14 palestinesi e 49 tra domenica e lunedì. 4 delle vittime facevano parte di una famiglia colpita in un edificio di Sheikh Radwan (Gaza city). Bombe anche a ridosso della «zona sicura» per i civili a Mawasi. Il Programma alimentare mondiale (Wfp) accusa l’esercito israeliano di aver aperto il fuoco domenica su un suo convoglio di tre veicoli chiaramente identificati. «È stato preso di mira nonostante avesse ricevuto tutte le autorizzazioni necessarie dalle autorità israeliane», ha denunciato l’agenzia dell’Onu, vitale per il sostentamento della popolazione di Gaza. Non ci sono stati feriti.

 

 



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