Inizia un nuovo anno anche per il servizio sanitario nazionale che vede, nella legge di bilancio 2025, varie novità per tentare di risolvere i numerosi problemi che lo affliggono. Per il fabbisogno necessario al corretto finanziamento della sanità italiana siamo rimasti, ancora una volta, con la calza piena di carbone. Partiamo dal presupposto che utilizzare la parola “tagli”, spesso nella bocca delle opposizioni, è sbagliato poiché il fondo sanitario nazionale con la nuova legge di bilancio vedrà un incremento nel corso degli anni. Il punto è che si tratta di un incremento inconsistente rispetto al reale fabbisogno del Ssn così come è concepito oggi. Quindi si investe? Sì. Ma poco e male.
Il personale sanitario è sacrificabile
Secondo dati Eurispes-Enpam, dal 2014 al 2017, l’incidenza della spesa per il personale dipendente del Ssn sulla spesa sanitaria totale è scesa 31,4% al 30,1%. Nel 2018 nel comparto sanità viene utilizzato un 45% di unità annue a tempo determinato di tutta la PA (35.481 su 79.620). Al 31 dicembre 2022 il personale del Ssn ammonta a 625.282 unità, risultato in crescita dell’1,3% rispetto all’anno precedente di +8.083 unità. Di pari passo aumentano anche il precariato e il ricorso al personale a tempo determinato.
La politica di risparmio sulle risorse umane non è, nel tempo, la strada giusta da perseguire. Dati agghiaccianti, oggi, ci mettono davanti il fatto che circa un medico e un infermiere su due sono in burnout, ovvero, soffrono di sindrome da stress cronico. Non sono dati da sottovalutare perché tutelare chi si prende cura dei cittadini diviene autotutela per la propria salute.
La legge di bilancio 2025 valorizza, economicamente, il personale sanitario?
Aumenti nelle retribuzioni di medici e infermieri del servizio sanitario nazionale sono un atto dovuto, dopo anni di sacrifici e promesse disattese. Ma è davvero una svolta o si tratta di briciole? Vi rispondo, schiettamente, che questa manovra non risolverà lo scontento dei professionisti sanitari italiani. Per gli infermieri viene previsto un incremento dell’indennità specifica infermieristica di circa 7 euro netti nel 2025 ed 80 euro dal 2026. Per i medici dal 2025 l’aumento dell’indennità di specificità è di 17 euro netti al mese e di 115 euro dal 2026. Questi aumenti non andranno ad apportare grandi cambiamenti all’assetto del Ssn o infonderanno aumenti di motivazione nel personale o invoglieranno, ad esempio, un diplomando a scegliere una carriera infermieristica.
Per cercare di rendere più attrattive alcune aree, come quella dell’emergenza e urgenza che è in grave affanno la manovra prevede un aumento dell’indennità per il personale sanitario operante nei pronto soccorso. Questo con 50 milioni di euro lordi stanziati a partire dal 2025, suddivisi in 35 milioni per il comparto sanità e 15 milioni per la dirigenza medica. Investimenti che non vanno, tuttavia, di pari passo con gli atteggiamenti aziendali nei confronti del personale sanitario. Per rendere un luogo attrattivo non basta l’aumento dell’indennità ma servono politiche di tutela nei confronti del personale.
Lo sbaglio di concentrarsi sugli straordinari piuttosto che sul lavoro ordinario
Sempre la manovra 2025 prevede, per il personale infermieristico, che gli straordinari saranno soggetti a una tassazione agevolata al fine di incrementare il reddito netto percepito. Badate bene, si tratta di ore aggiuntive, quindi tempo ulteriore da togliere al recupero psicofisico e al tempo libero del lavoratore. Perché il sistema sanitario nazionale deve continuare a fare affidamento sul lavoro straordinario per funzionare? Mi chiedo, spesso, se chi legifera abbia mai fatto un turno in una terapia intensiva o in un pronto soccorso e sappia che cosa vuol dire fare degli straordinari in quei contesti.
La principale preoccupazione del personale sanitario, sia donne che uomini, è quella di trovare un equilibrio tra vita privata e lavorativa. Le donne con più difficoltà e sono proprio loro a doversi adattare al settore sanitario scegliendo, spesso, tra carriera e famiglia. Non è il settore ad aver perseguito una maggiore uguaglianza attraverso un reale cambiamento culturale, organizzativo e di politiche di supporto. Per questo contentini economici o detassazione di lavoro straordinario non porteranno a niente senza una seria riorganizzazione che ha come unità di misura l’essere umano.
È possibile praticare una professione di aiuto sino a 70 anni?
Un altro aspetto controverso della manovra è l’innalzamento dell’età pensionabile a 70 anni per i medici e il personale sanitario. L’obiettivo è contrastare la carenza di personale, ma la domanda che sorge è: a che prezzo? Il lavoro sanitario richiede energia fisica e mentale e pensare che un professionista sanitario, anche alla luce dei recenti dati sul burnout sopra indicati, continui a operare con la stessa efficacia fino a 70 anni appare quantomeno irrealistico.
Per le liste d’attesa la soluzione si ripone nel privato accreditato.
Al fine di ridurre i tempi di attesa, aumenta il limite di spesa per le Regioni nell’acquisto di prestazioni dal privato accreditato dello 0,5% per l’anno 2025 (61,5 milioni di euro) e dell’1% a decorrere dall’anno 2026 (123 milioni di euro annui). Inoltre, verranno istituite premialità alle regioni adempienti alla riduzione delle liste d’attesa: 50 milioni di euro per l’anno 2025 e 100 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2026. Dirottare fondi pubblici verso il privato, a mio parere continua a delegittimare un sistema sanitario pubblico già sottofinanziato. Le cifre, se guardate nel contesto generale, sono risorse che finiscono per alimentare la dipendenza delle Regioni dal privato, anziché investire in potenziamenti strutturali del pubblico: nuove assunzioni, strumenti diagnostici, riorganizzazione dei processi. Questo approccio accelera la frammentazione tra cittadini che possono permettersi le cure e quelli che resteranno intrappolati in un pubblico indebolito.
In un momento storico in cui la sanità pubblica è al centro delle preoccupazioni di milioni di italiani, è legittimo chiedersi: è questa la risposta che meritano i professionisti che ogni giorno tengono in piedi il sistema?
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