Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano 2024: i dati

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A viaggiare c’è più gusto. Cresce l’interesse per il turismo del palato, cibo e vino diventano sempre più un buon motivo per fare la valigia e partire. Lo confermano i dati del Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano 2024: un +12% sul 2023 e un +49% sul 2016 di chi è andato in vacanza per vino, olio e altri prodotti tipici.

Ma oggi si va oltre la semplice degustazione: “Sta cambiando la domanda, si cercano esperienze più strutturate, più coinvolgenti, come il wine trekking, i giri in bici tra i vigneti, le attività in spazi rurali, nei caseifici… – ci spiega Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico, docente presso l’Università degli studi di Bergamo e autrice del rapporto – Il vino, in Italia, rimane un forte punto di attrazione ma i produttori fanno bene a diversificare, puntando anche sull’ospitalità e non solo sulla vendita delle bottiglie”.

L’impatto economico e sociale del turismo enogastronomico in Italia è significativo: 40,1 miliardi di euro nel 2023, di cui 9,2 diretti, 17,2 indiretti e 13,7 di indotto. “Un settore con potenzialità ancora non del tutto espresse. Questo tipo di viaggi è la risposta naturale all’overtourism”: la “triade” aree rurali, piccoli borghi ed enogastronomia ha e potrà avere un ruolo rilevante nello sviluppo del turismo nazionale, anche in chiave di destagionalizzazione.

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La survey globale condotta da Expedia indica che il 63% dei viaggiatori ha intenzione di visitare le destinazioni minori nel corso dei viaggi del 2025. Anche per esplorare nuovi gusti. Una tendenza che va incoraggiata e c’è ancora tanto da fare: ““Urgono modifiche normative, investimenti pubblici per infrastrutture e centri museali, formazione e comunicazione dedicate, innovazione tecnologica, un nuovo modello di governance”, ha affermato Garibaldi.

Una delle immagini tratte dal Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano 2024

“Bisogna creare musei nazionali del cibo, dedicati a eccellenze italiane come il vino, l’olio e la pizza. Poi mettere in rete i produttori, creare e guidare percorsi turistici e supportare le aziende nella commercializzazione delle esperienze. Ed è fondamentale diffondere la digitalizzazione delle esperienze e l’adozione dell’intelligenza artificiale per la gestione turistica, garantendo supporto ai piccoli produttori per superare eventuali divari tecnologici”.

Turismo enogastronomico: a caccia di esperienze e di eventi

Si seguono i ritmi della natura, partecipando alla vendemmia o alla raccolta delle olive, cercando tartufi e ammirando la fioritura dei ciliegi. Dal 2021 si evidenzia una crescita costante nella partecipazione a esperienze a tema olio (+37,1%), birra (+13,2%) e formaggio (7,3%).

E non mancano certo gli eventi ad hoc, grandi o piccoli che siano: per esempio, le fiere del tartufo, come quelle di Alba o San Miniato (esperienze di truffle hunting, showcooking e laboratori sensoriali), la manifestazione Frantoi aperti in Umbria o sul Garda, Caseifici aperti nella zona di produzione del Parmigiano Reggiano, Cheese a Bra (Cuneo), la Festa dei Ciliegi di Vignola (Modena) o le passeggiate tra i ciliegi fioriti a Pecetto (Torino). Nel nostro Paese, in ogni stagione dell’anno, c’è sempre una sagra o un festival enogastronomico per mettersi a tavola…

Cheese a Bra è l’evento biennale dedicato al formaggio (iStock)

Senza contare gli eventi di alta gastronomia. E il 2025 sarà un anno d’oro: la premiazione The World’s 50 Best Restaurants, considerata l’Oscar mondiale della ristorazione, si svolgerà per la prima volta in Italia. Appuntamento a Torino il 19 giugno con i migliori chef del mondo.

Il Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano 2024: dati e tendenze

Dopo il rimbalzo post-Covid, il comparto Travel quest’anno ha iniziato a mostrare i primi segnali di flessione, il turismo domestico generalista è calato nell’ultima stagione estiva. Ma c’è una specifica categoria che continua a crescere e lo fa a doppia cifra: si tratta del turismo food&wine.
Lo dicono i dati del settimo Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano: il 70% degli intervistati dichiara di aver svolto almeno una vacanza negli ultimi tre anni con una motivazione primaria legata al cibo: le risposte evidenziano un +12% sul 2023 e +49% sul 2016. E si stima che ci siano 14,5 milioni di potenziali turisti del gusto, che optano prevalentemente per mete domestiche (64%).

Roberta GaribaldiRoberta Garibaldi
Roberta Garibaldi

“Ma il cibo è un interesse trasversale, l’esperienza enogastronomica è cercata anche da chi fa viaggi culturali o naturalistici, caratterizzerà anche il turismo giubilare del 2025”, spiega Garibaldi. Così come la tradizione gastronomica italiana ha un ruolo fondamentale nel turismo delle radici, tendenza in sviluppo negli ultimi anni, coronata nella proclamazione del 2024 “Anno delle radici italiane nel mondo”, con il programma Italea del Consolato Generale d’Italia, rivolto a chi dall’estero vuole organizzare un viaggio per esplorare i luoghi, le tradizioni e la cultura dei propri antenati.

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Altra tendenza, la crescita del valore aggiunto che l’enogastronomia rappresenta per la ricettività. L’evoluzione del food & beverage nell’ospitalità è testimoniata dai numeri: se nei primi anni 2000 questo servizio era visto come mero costo operativo, oggi il 40% degli alberghi nel Belpaese dispone di un ristorante interno. E per quanto riguarda il fine dining, 158 ristoranti stellati Michelin (il 40% del totale) sono ospitati all’interno di strutture alberghiere.

“E sempre più spesso le strutture ricettive offrono all’ospite i prodotti tipici come gadget di benvenuto; del resto il souvenir gastronomico è sempre quello più gettonato dai viaggiatori”, commenta Garibaldi.

Viaggi di gusto: le destinazioni e le cucine preferite

Si viaggia sempre più con e per il palato. Ma verso dove? “La destinazione preferita tra gli italiani, sia per i viaggi passati (39,3%) che per quelli futuri (33,9%), è la Toscana; a seguire, Emilia-Romagna e Puglia, che s’invertono nell’ordine se consideriamo le intenzioni di viaggio”, analizza Garibaldi.

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Dati strettamente correlati a quelli delle cucine più amate. Grazie alla collaborazione con The Fork, il Rapporto 2024 ha mappato le cucine regionali più diffuse. In Italia spicca quella toscana (17,3% dei ristoranti della piattaforma), seguita dalla cucina piemontese e da quella siciliana. All’estero emerge la forza della cucina campana/napoletana. “E se gli chef stellati sono e restano gli ambasciatori della loro terra, il ristorante del territorio è al primo posto nella scelta del viaggiatore”, spiega Garibaldi.

Social e intelligenza artificiale: come cambiano le scelte di viaggio

Una foto di un paesaggio spettacolare o un video di un gustoso piatto fumante catturano l’attenzione in un istante. Da qui l’importanza dei social nelle scelte di viaggio. Ma va considerata la fascia d’età: la Generazione Z predilige Instagram (70,2%), TikTok (48,9%) e YouTube (38,3%); i Millenials, invece, preferiscono Facebook. Se guardiamo alle generazioni successive (Generazione X e Boomers), il ruolo di questi media tende a diminuire, affiancandosi a fonti più tradizionali come riviste e guide specializzate.

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E ora, a costruire il proprio itinerario di viaggio personalizzato, verrà in aiuto anche l’intelligenza artificiale, capace di tenere conto di gusti individuali, restrizioni dietetiche e di budget. Non resta, dunque, che dare un occhio al cellulare e un morso alla leccornia tipica del luogo.





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