Pensioni, le novità 2025 spiegate dal presidente Inps Gabriele Fava. In esclusiva per Money.it

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Money.it ha intervistato in esclusiva Gabriele Fava, presidente Inps dal 18 aprile 2024, avvocato giuslavorista, fondatore dello Studio legale Fava & Associati è professore a contratto di Diritto del lavoro presso la Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Fava è stato anche Commissario straordinario di Alitalia Società Aerea Italiana S.p.A. e Alitalia Cityliner S.p.A e Presidente della Società Autostrade Alto Adriatico Spa. Dal 2018 al 2023 è stato componente del Consiglio di presidenza della Corte dei conti, in cui ha ricoperto anche l’incarico di Vicepresidente.

Un intervento molto importante perché fa chiarezza sulle ultime novità in materia di pensioni e assistenza, con l’entrata in vigore della nuova Prestazione Universale, nonché su quali sono gli obiettivi dell’Inps per il 2025.

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Le novità in materia di pensioni nella Legge di Bilancio non sembrano incidere in modo significativo rispetto alle regole ordinarie di pensionamento. Chi sperava in una riduzione dell’età pensionabile potrebbe rimanere deluso. Tuttavia, possiamo affermare che queste misure sono necessarie per mettere in sicurezza i conti dell’Istituto?

Innanzitutto voglio rassicurare i lettori: i conti dell’Istituto sono in sicurezza. Questa legge di Bilancio, che trovo equilibrata e prudente, ha previsto novità importanti in materia di pensioni. Il cosiddetto “bonus Giorgetti”, ad esempio, incoraggia i lavoratori che rinunciano ad andare in pensione prima dell’età di vecchiaia, pur avendo i requisiti per la pensione anticipata, consentendo di avere in busta paga, esentasse, la quota dei contributi previdenziali a proprio carico.

È un’iniziativa da leggere non solo in termini economici ma anche di age management, che consente a queste persone “diversamente giovani”, come mi piace chiamarli, di continuare a essere attivi e ciò oggi rappresenta un valore con l’aspettativa di vita che si è allungata. Sui conti dell’Inps avrà sicuramente un beneficio ma lo avrà soprattutto su quelli dei pensionati.

Importante novità, invece, per i giovani lavoratori che potranno cumulare la rendita pubblica e complementare per raggiungere gli importi soglia previsti dai canali di pensionamento nel sistema interamente contributivo, agevolando la flessibilità del sistema. Per i soggetti prossimi al pensionamento sono state inoltre confermate le misure di flessibilità dello scorso anno: Quota 103, Opzione donna e Ape sociale.

Più in generale, per garantire la sostenibilità del sistema nel lungo periodo la ricetta è solo una: aumentare la base occupazionale, attraverso il rilancio della competitività delle imprese che porterà anche verso il miglioramento della produttività.

Recentemente, ci sono state due importanti sentenze della Corte di Cassazione che potrebbero influire sulle pensioni. Ci riferiamo alla sentenza n. 24916 del 2024, in cui i giudici hanno stabilito che non è essenziale l’obbligo di 35 anni di contribuzione effettiva per accedere alla pensione anticipata, e alla sentenza n. 24950 del 17 settembre, che ha chiarito che non è necessario aver avuto accesso all’indennità di disoccupazione per fruire dell’Ape Sociale. State valutando una revisione dei requisiti per l’accesso a queste due misure?

Le pronunce della Corte di Cassazione forniscono una diversa lettura delle norme in materia di pensione anticipata e di indennità di Ape sociale rispetto a quella delle disposizioni attuative fornite nel corso degli anni dall’Istituto. Fermo restando che le sentenze passate in giudicato fanno stato tra le parti, un eventuale consolidamento dell’orientamento giurisprudenziale espresso, ovvero un pronunciamento delle Sezioni Unite della Cassazione in merito potrebbe condurre l’Istituto a sottoporre all’esame dei Ministeri vigilanti, cioè il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero dell’Economia e delle Finanze, la questione in termini di sostenibilità degli effetti derivanti da un cambio di interpretazione di norme, risalenti nel tempo, di natura speciale e la cui limitata efficacia temporale è connessa al sistema di contingentamento delle spese finalizzato alla verifica della sussistenza delle risorse economiche.

Sappiamo delle difficoltà nell’approvare una riforma strutturale delle pensioni, soprattutto considerando la situazione demografica del Paese. Tuttavia, alcuni ritengono che una riforma sia possibile, separando la spesa previdenziale da quella per le misure assistenziali. Lei ritiene che sia necessario e soprattutto fattibile dividere queste due voci?

Come ho sostenuto sin dalle audizioni parlamentari per la mia nomina non sono d’accordo a separare previdenza e assistenza.

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Oggi, da presidente dell’Istituto, penso anche non sia fattibile perché sarebbe molto oneroso per lo Stato. L’unicum di Inps a livello globale è rappresentato proprio dal gestire assieme le due componenti del welfare, una caratteristica che ha consentito al Paese, ad esempio, di dare risposte concrete a tutti gli italiani durante la pandemia. Questo approccio duale che è alla base del welfare generativo, cioè un sistema centrato sulla personalizzazione dei servizi, su cui con il Cda stiamo costruendo il nuovo corso dell’Istituto, peraltro, oggi è la strada che stanno seguendo le principali agenzie assicurative private. Avere un unico soggetto nella previdenza che nei servizi di welfare ha un valore enorme sia per i cittadini ma anche per lo Stato.

Il 2 gennaio è debuttata la nuova Prestazione universale per gli anziani non autosufficienti che aggiunge altri 850 euro all’indennità di accompagnamento. Come sta andando?

La nuova Prestazione universale per gli anziani non autosufficienti che aggiunge 850 euro mensili – importo definito “assegno di assistenza” – all’indennità di accompagnamento, prevista dal decreto legislativo 29/2024 sulle politiche in favore delle persone anziane, rappresenta una novità nella cura di queste persone e per le loro famiglie, perché punta alla personalizzazione del servizio nell’ottica del welfare generativo.

Si tratta di una misura destinata agli ultraottantenni in condizioni di disabilità grave, in situazione di fragilità economica ed è subordinata ad uno specifico bisogno assistenziale gravissimo.

È finalizzata a remunerare o il costo del lavoro di cura e assistenza, svolto da lavoratori domestici con mansioni di assistenza alla persona, titolari di regolare rapporto di lavoro, o all’acquisto di servizi destinati al lavoro di cura e assistenza forniti da imprese qualificate nel settore dell’assistenza sociale non residenziale, nel rispetto delle specifiche previsioni contenute nella programmazione integrata di livello regionale e locale.

Il riconoscimento della Prestazione Universale comporta l’assorbimento dell’indennità di accompagnamento (legge n. 18 del 1980) e delle prestazioni fornite dagli ATS negli ambiti di propria competenza (articolo 1, comma 164, legge n. 234 del 2021).

L’accertamento è effettuato a cura del Centro Medico Legale Inps sulla base delle informazioni sanitarie a disposizione negli archivi dell’Istituto, e della documentazione che deve essere allegata dall’interessato in sede di presentazione della domanda attraverso il servizio dedicato. Il Centro Medico Legale, nelle ipotesi in cui ritenesse insufficiente la documentazione allegata, inoltra al cittadino una richiesta di integrazione documentale, ai fini della verifica sanitaria.

La Prestazione Universale resterà sperimentale fino al 31 dicembre 2026.

L’Inps provvede al monitoraggio della spesa al fine di un’eventuale rideterminazione dell’importo mensile dell’assegno di assistenza qualora si verifichi uno scostamento fra il numero di domande pervenute e le risorse finanziarie individuate dal legislatore.

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In chiusura le chiedo cosa si aspetta dal 2025 dell’Inps.

Mi aspetto di rendere le prestazioni dell’istituto sempre più accessibili a tutti i beneficiari, soprattutto i più fragili e le loro famiglie. Per farlo prima di Natale abbiamo lanciato la nuova App dell’Istituto che consente di accedere ai servizi in modo semplice e intuitivo e di personalizzarli in base alle proprie esigenze. (Scarica l’App a questo link: IOS e Android). È uno step fondamentale verso l’attuazione del welfare generativo.

Un altro obiettivo è di raggiungere prima e poi portare a bordo il più alto numero di giovani. A novembre è partito un grande progetto di informazione e educazione previdenziale con il primo podcast diffuso in tutte le scuole superiori grazie ad un accordo con il Ministero dell’Istruzione e del merito. Nel 2025 andremo nelle università, negli istituti di istruzione e formazione professionale, nelle scuole militari, nelle imprese per parlare di previdenza. Coinvolgeremo anche i nonni chiedendo loro di darci una mano a parlare ai nipoti sull’importanza di avere una buona pensione. Il passaggio al sistema di calcolo contributivo delle pensioni, a distanza di quasi 30 anni dalla grande riforma pensionistica del 1995, rende assolutamente necessario un maggiore dialogo anche con il mondo giovanile interessato più di altri agli effetti relativi al nuovo calcolo delle pensioni.

Il pilastro su cui l’Inps vuole impostare il suo rapporto coi giovani è l’attenzione all’estratto conto previdenziale, che va gestito come un vero e proprio ’salvadanaio’ e consultato frequentemente, proprio come l’app della banca, lungo tutta la carriera lavorativa, sia per controllare la regolarità e correttezza dei versamenti contributivi che per le valutazioni in ordine al ricorso alla previdenza complementare. Con la campagna di educazione previdenziale vogliamo dimostrare ai giovani che avranno una pensione pubblica e che l’importo della stessa dipenderà dal loro percorso lavorativo; nel sistema contributivo, infatti, l’obiettivo principale è l’aumento del montante contributivo su cui sarà calcolata la pensione e l’età di uscita (più è alta, maggiore sarà l’importo della pensione).

Anche le prestazioni e i servizi per anziani sono uno degli obiettivi del nuovo anno. Siamo nel pieno della silver economy e l’Inps può dare un contributo significativo. Il quarto grande obiettivo è la valorizzazione del patrimonio immobiliare. L’idea, che nei prossimi giorni sarà presentata anche in Parlamento, è dedicare una quota parte degli immobili Inps non impiegati in attività strumentali ad ospitare studentati, senior e social housing e foresteria per i dipendenti Inps in mobilità.

Sin da quando mi sono insediato, nell’aprile scorso, sto lavorando, assieme al Cda e alla tecnostruttura ad un nuovo rapporto con le imprese: anche questo è un obiettivo strategico. Uno dei primi atti è stato il nuovo Piano della vigilanza che prevede non più solo controlli ex post ma controlli preventivi, ex ante, e definisce un percorso di accompagnamento e affiancamento delle aziende. Una parte significativa dei contributi di 26,6 milioni di cittadini passano prevalentemente attraverso 1,8 milioni di imprese in cui lavorano. Serve un nuovo patto con il tessuto produttivo.

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