Sembrava fatta, la nuova coalizione di governo, annunciata per il 6 gennaio. Invece è stata disfatta. «A sorpresa», come ha constatato il presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen, si è aperto da ieri tutt’altro scenario, un altro incubo nel cuore d’Europa: Herbert Kickl, leader estremista del Partito della libertà (Fpoe) di estrema destra, probabile prossimo cancelliere in Austria. O meglio prossimo «Volkskanzler», il termine di hitleriana memoria che il socio di Salvini nei Patrioti per l’Europa ha reintrodotto.
VAN DER BELLEN, ex capogruppo dei Verdi, ha tentato di evitare questa spaventosa deriva. Ma ieri, costretto dai fatti, a oltre tre mesi dalle politiche di fine settembre, ha conferito l’incarico di formare un nuovo governo a Herbert Kickl.
Del resto era uscito vincitore da quelle elezioni col 28% dei consensi, ma senza maggioranza, nessun partito allora disponibile ad allearvisi. Così l’incarico, era andato ai secondi, al Partito popolare (Oevp) del cancelliere uscente Karl Nehammer, che sabato sera ha gettato la spugna, lasciando il tavolo di negoziato con i socialdemocratici (Spoe) di Andi Babler. Si è dimesso dalle sue funzioni di capo di partito e del governo uscente. Al suo posto è già stato nominato segretario di partito Christian Stocker, disponibile a trattare con la Fpoe di Kickl, opzione da Nehammer sempre esclusa, ma prima della crisi attuale anche da Stocker. «È il mio compito costituzionale di trovare una maggioranza che possa governare questo paese» ha spiegato Van der Bellen, una scelta più obbligata che voluta. In passato aveva promesso che non avrebbe mai nominato Kickl cancelliere. A Kickl, vicino a Orbán e Putin, ha tracciato comunque una linea di condotta sullo stato di diritto a cui attenersi.
L’alternativa di nuove elezioni, con i sondaggi che danno la Fpoe in ulteriore crescita, sarebbe stata controproducente. Inutile anche un governo tecnico perché con la Oevp diventata disponibile a una nuova maggioranza poteva subito cadere.
MA PERCHÉ IL MURO, la «Brandmauer» contro Kickl è crollato prima ancora di stare in piedi? La costruzione è iniziata con colloqui informali personali tra Nehammer e il capo della Spoe Andreas Babler che in campagna elettorale sembravano sbranarsi. Superato il primo scoglio, ecco un mese di colloqui preliminari politici per valutare la fattibilità di un progetto comune, decidendo di coinvolgere anche i liberali Neos nei negoziati. Infine il negoziato vero e proprio, che coinvolgeva trecento persone per elaborare un programma di coalizione. Erano suddivisi in sottogruppi tematici, della partita anche le parti sociali, sindacati e confindustria. Su molti temi tra forze molto diverse si era trovato un compromesso. La mole del deficit austriaco reso noto solo fine novembre e l’incombente frattura di infrazione europea hanno complicato e ridotto fortemente i margini di trattativa.
Come risanare il debito è la questione rimasta aperta tra i tre della coalizione semaforo abortita. Ridurre la spesa pubblica o aumentare le entrate? Popolari e Neos per la prima, la Spoe anche per la seconda ipotesi. Babler dal canto suo aveva rinunciato a patrimoniale e tasse sull’eredità ma chiedeva che anche chi ha le spalle larghe, banche e imprese, dovesse dare un contributo, non solo il lavoro dipendente, pensionati e sanità.
APRITI CIELO. I primi a lasciare il tavolo, venerdì sono stati i Neos, per il rifiuto della Spoe di aumentare l’età pensionabile da 65 a 67. Oevp e Spoe hanno dichiarato di voler continuare il negoziato sabato mattina, ma la sera era già tutto finito a causa di attori esterni. Nehammer è stato fatto fuori dal suo stesso partito, tolto ogni potere di fare qualche concessione alla Spoe. Lo ha raccontato Babler, all’improvviso rimasto da solo nella stanza, ringraziando Nehammer per il sincero sforzo compiuto a trovare un compromesso, e lo scrive la maggior parte dei commentatori.
È prevalsa la forte componente economico-imprenditoriale che fin dall’inizio era contraria a trattative con il «marxista» Andreas Babler. Una situazione simile a quella che nel 2000 portò la Fpoe, allora di Joerg Haider per la prima volta al governo insieme al partito popolare che occupava il ruolo di cancelliere, con Haider rimasto fuori dal governo e una figura più marginale, Susanne Ries Passer, vicecancelliera.
Allora vinsero in realtà i socialdemocratici che trattarono con i popolari per una coalizione, i quali in contemporanea e in segreto discussero e si misero d’accordo per un governo comune con la Fpoe. Ora sarebbe la prima volta di un cancelliere della Fpoe, partito nato come rifugio degli ex nazisti passato per varie trasformazioni. Hanno già pronto un programma di governo da proporre ai popolari.
LA STRADA NON È TUTTA IN DISCESA comunque, c’è una quasi coincidenza sull’economia, divergenze anche forti sul resto. Intanto sono già iniziate le proteste, davanti alla Hofburg per il colloquio col presidente Kickl è stato accolta dal grido «Nazis raus», fuori i nazisti, scandito da un migliaio di manifestanti. Per il 9 gennaio è indetta una manifestazione antifascista da ong e associazioni.
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