Ecco come in Austria si va verso un governo di destra

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Tutte le sfide di Herbert Kickl, il leader dei nazionalisti, che proverà a formare un nuovo governo in Austria. Il punto di Pierluigi Mennitti

La magia del Neujahrskonzert, il tradizionale concerto viennese di Capodanno che è stato diretto quest’anno da Riccardo Muti, è svanita e la miseria politica austriaca si è ripresa il centro della scena. Dopo il fallimento delle lunghe trattative fra popolari (Övp), socialdemocratici (Spö) e liberali (Neon) il cancelliere ancora in carica Karl Nehammer ha rassegnato le dimissioni facendo tornare tutti alla casella di partenza. Un vicolo cieco dal quale si uscirà solo in due modi: o con una coalizione guidata dai vincitori delle elezioni dello scorso settembre, i nazional-populisti dell’Fpö, o con il ritorno alle urne.

Il presidente Alexander Van der Bellen ha quindi convocato Herbert Kickl, il leader dei nazionalisti, e gli ha affidato l’incarico di provare a formare il nuovo governo, segnando così un cambio di rotta significativo nella gestione della crisi politica austriaca. Il tentativo di dar forma a una coalizione tripartita era infatti dettato dalla volontà di tenere l’estrema destra fuori dal potere, nonostante la sua netta affermazione alle urne. Ma la litigiosità dei partiti coinvolti ha buttato all’aria il piano e imposto una nuova strada.

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L’ottantenne Van der Bellen non sembra tuttavia aver perduto la sua nota flemma e, pur sottolineando la difficoltà personale nel dare l’incarico a Kickl, sembra affrontare questa nuova crisi con la consueta calma. Ha sottolineato l’importanza di garantire al Paese un governo stabile e funzionante e, nonostante le sue precedenti riserve nei confronti dello stesso Kickl (nel 2019 lo aveva rimosso dalla carica di ministro dell’Interno), ha evidenziato come la priorità sia ora assicurare una leadership efficace per il paese.

Un elemento chiave per questa eventuale evoluzione è il cambio di posizione dell’Övp, alla ricerca di nuovi equilibri dopo le dimissioni di Nehammer. Sfumato il ritorno di Sebastian Kurz, l’ex cancelliere dimessosi nel 2021 per accuse di corruzione e di recente protagonista di incontri riservati con esponenti dell’Fpö, la guida è stata raccolta da Christian Stocker. Pur avendo in passato manifestato opposizione a una coalizione con l’Fpö, Stocker ha ora dichiarato la disponibilità del partito a partecipare a colloqui di coalizione. Secondo l’analista politico Peter Filzmaier, interpellato dalla tv tedesca Ard, questo atteggiamento non è nuovo: l’Övp ha già dimostrato in passato di poter superare le resistenze iniziali verso i nazionalisti per formare alleanze di governo.

Così il destino politico austriaco (governo di destra o nuove elezioni) e quello dei popolari appaiono totalmente intrecciati. L’Övp è in una posizione di debolezza, tra casse vuote, sondaggi negativi e divergenze interne sulla possibile coalizione con l’Fpö. Per il politologo Peter Hajek, accettare il ruolo di junior partner in una coalizione con Kickl cancelliere potrebbe segnare la fine del partito, considerando anche le passate esperienze negative in posizioni subordinate.

Ma Van der Bellen deve chiudere il cerchio. Pur ribadendo l’importanza di rispettare i principi fondamentali della democrazia austriaca, il presidente è ora pronto ad accettare la possibilità di un governo guidato dalla destra nazionalista, che potrebbe rappresentare una prima storica nella Repubblica alpina. Kickl  avvierà immediatamente i contatti con Stocker e insieme proveranno a mettere sul tavolo le carte per raggiungere quel compromesso che i partiti più centristi non sono riusciti a raggiungere. E Stocker da parte sua dovrà lavorare all’interno del suo partito per portare la maggioranza a condividere una nuova stagione di governo con i nazionalisti, questa volta però da alleato minore. Non è detto che ci riesca, anche se potrà probabilmente contare sul lavoro dietro le quinte di Kurz.

L’unica alternativa è il ritorno alle urne: un altro voto d’inverno dopo quello tedesco che si svolgerà il 23 febbraio, segno inequivocabile della crisi gemella che attraversa l’Europa centrale di lingua tedesca. Per l’Fpö c’è in fondo solo l’imbarazzo della scelta: o subito al governo o una probabile più ampia vittoria elettorale, come suggeriscono i sondaggi del momento. E alla fine toccherà anche al flemmatico presidente Van der Bellen farsi qualche domanda sulla efficacia della propria gestione della crisi.



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