Dal 1° gennaio 2025 una legge della vicina Repubblica dell’agosto 2021 impone il divieto di affitto di abitazioni in Classe G di prestazione energetica. Coinvolte 646mila unità abitative. Stessa sorte per le abitazioni in classe F a partire dal 1° gennaio 2028. Panico tra i proprietari che non hanno proceduto a lavori di riqualificazione energetica.
Dal 1° gennaio di quest’anno in Francia i proprietari di immobili non possono più affittare le abitazioni in classe G di prestazione energetica a meno che non procedano a riqualificarle energeticamente. Un identico divieto toccherà i proprietari di abitazioni in classe F a partire dal 1° gennaio 2028. Lo prevede la legge Clima e Resilienza del 22 Agosto 2021 conforme al Regolamento (UE) 2018/842 del Parlamento europeo e del Consiglio.
Abitazioni in Classe G e F
Secondo i dati del Ministero delle Abitazioni l’attuale divieto di locazione riguarda 646mila unità immobiliari. Più in generale sugli oltre 30 milioni di abitazioni francesi il 13,87% sono nelle classi G e F. Più precisamente: 5,73% in classe G e 8,14% in classe F, definite “Passoires thermiques”, termine immaginifico che potremmo tradurre come “colabrodi termici”. Al di là delle problematiche di affitto, le abitazioni nelle due peggiori classi energetiche sono 4,2 milioni, come mostra il grafico tratto dal quotidiano Le Figaro del 3 gennaio scorso che illustra la distribuzione percentuale del patrimonio abitativo in funzione delle classi energetiche.
‘Panico’ tra i proprietari
L’entrata in vigore del divieto d’affitto delle abitazioni in classe G, secondo il quotidiano parigino, ha colto di sorpresa molti piccoli proprietari. Molti credevano in un rinvio della obbligatorietà della legge. Altri non ci credevano proprio. Altri, specie i più anziani, ancora non ne sapevano nulla. Altri ancora si dicono pronti a liberarsi di abitazioni che richiederebbero cifre importanti per la loro messa in conformità con la legge. Cifre non remunerate adeguatamente dalle entrate, sovente aleatorie, degli affitti. Insomma, un vero bailamme per chi non saputo/voluto/potuto adeguarsi alla normativa in vigore che prevede sostanzialmente tre interventi per la riqualificazione energetica delle abitazioni: isolamento delle pareti e del tetto, lavori sull’impianto di riscaldamento e sostituzione delle vecchie finestre.
E in Italia?
La legge francese cui si accennava prima rappresenta l’applicazione in ambito civile del Regolamento (UE) 2018/842 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, relativo alle riduzioni annuali vincolanti delle emissioni di gas serra a carico degli Stati membri nel periodo 2021-2030 come contributo all’azione per il clima per onorare gli impegni assunti a norma dell’accordo di Parigi e recante modifica del regolamento (UE) n. 525/2013 (Testo rilevante ai fini del SEE).
Nulla di tutto questo in Italia dove invece si attende, specie per l’edilizia residenziale, l’applicazione della Direttiva sulla prestazione energetica degli edifici, EPBD o Case Green, prevista per gennaio 2026. Da noi il problema rischia di essere molto più serio di quello emerso in Francia.
Classe G e F in Italia
Secondo la quinta edizione del Rapporto annuale sulla Certificazione Energetica degli Edifici di Enea e CTI, basata sui dati Siape, Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica di Enea, gli immobili in Classe G sono il 25,8% del totale esaminato mentre quelli in classe F sono il 20,8%. Numeri molto più alti, di quelli francesi. In totale, il 46,% degli immobili certificati in Italia si colloca nelle due peggiori classi. Ma poiché gli immobili sotto ’controllo’ del Siape sono una minoranza del totale, il rischio che le classi F e G siano ancora più numerose di quello che traspare dalla banca dati di Enea.
Quando in Italia?
La versione finale della EPBD non riguarda le sorti delle abitazioni delle singole classi abitative ma l’insieme del parco immobiliare: infatti gli Stati membri dovranno ridurre il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 rispetto al 2020, vedi news. E infine dovranno provvedere affinché il consumo medio di energia primaria in kWh/(m2a) dell’intero parco immobiliare residenziale diminuisca entro il 2035 di almeno il 20-22 % rispetto al 2020. Come le prescrizioni comunitarie verranno attuate sarà tutto da scoprire.
Ennio Braicovich
Immagini: doc. Le Figaro
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