Ventenne concorda 2 anni e 3 mesi poi ci ripensa, ma finisce in carcere

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Coppia di turisti tedeschi rapinati e picchiati – No della cassazione – Imputato uno dei quattro banditi del “colpo” messo a segno tra Viterbo e VItorchiano

di Silvana Cortignani

Vitorchiano – Accusato di rapina con pestaggio ai danni di una coppia di turisti tedeschi, uno dei quattro co complici concorda in appello due anni e tre mesi invece dei tre anni e due mesi del primo grado, poi ci ripensa sperando in uno sconto ulteriore e dice “ero convinto che se non avessi concordato, mi avrebbero confermato gli oltre tre anni di carcere del primo grado”. La pena è comunque diventata definitiva e lo scorso 10 ottobre è finito dietro le sbarre. Per la cronaca, in primo grado il pm aveva chiesto 4 anni di carcere.


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Vitorchiano – I banditi ripresi dalla videosorveglianza durante la rapina


Sono uscite le motivazioni della condanna definitiva a due anni e tre mesi di reclusione e 505 euro di multa a carico dello studente ventenne d’origine ucraina che assieme a tre complici, la notte del 26 marzo 2023, rapinò e picchiò una coppia di turisti tedeschi con la scusa di dare loro un passaggio da porta Fiorentina al b&b di Vitorchiano dove alloggiavano.

Diventata definitiva la condanna, lo scorso autunno il ventenne è stato prelevato dai carabinieri a Canepina dove era ristretto agli arresti domiciliari e condotto presso il carcere di Mammagialla, dove è detenuto dal 10 ottobre 

In primo grado, a novembre 2023, era stato condannato a tre anni e due mesi di reclusione dal gup del tribunale di Viterbo, con lo sconto di un terzo del rito abbreviato. 

Lo scorso 19 settembre la cassazione, le cui motivazioni sono state pubblicate il 28 novembre, ha rigettato il ricorso contro la sentenza con cui, lo scorso 18 aprile, la corte d’appello di Roma, riformando la sentenza del gup viterbese Giacomo Autizi, lo aveva condannato, a seguito di concordato, alla più mite pena di due anni e tre mesi di reclusione e 505 euro di multa, per i reati di rapina aggravata e lesioni aggravate,

Secondo la difesa, il ventenne sarebbe stato “coartato, nella volontà di accedere al concordato, dalla prospettiva di totale conferma della sentenza di condanna“.

“Nel caso di specie – si legge nelle motivazioni – non si configura, nemmeno in astratto, l’invocato vizio relativo alla formazione della volontà del ricorrente di accedere al concordato in appello, posto che la prospettiva di vedere confermata la sentenza è elemento che seppur presente, non ha inficiato il processo di formazione di volontà della parte, ma ha fisiologicamente concorso alla determinazione del patto”.

Ergo: “Al momento in cui il negozio è stato perfezionato e recepito dal giudice, la dichiarazione della parte e la volontà sottostante non erano in nessun modo viziate, né, rispetto alla volontà dichiarata, può attribuirsi rilevanza ai motivi individuali, cioè alla convenienza soggettiva”.

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Alla declaratoria d’inammissibilità del ricorso consegue, come di consueto, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di 3mila euro in favore della cassa delle ammende. 

Silvana Cortignani


Presunzione di innocenza

Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.

6 gennaio, 2025





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