Nuovo Codice della Strada: tra percezione collettiva e regolamentazione

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Stando a quanto riportato dagli organi di stampa, sembrerebbe che con l’entrata in vigore del Nuovo Codice della Strada, intervenuta in data 14 dicembre 2024, siano mutate le abitudini sui consumi dei cittadini. Circostanza, quest’ultima, che avrebbe sollecitato la preoccupazione degli esercenti locali.

L’intento che il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti dell’attuale maggioranza di Governo, Matteo Salvini, vorrebbe perseguire con questa riforma, sembrerebbe essere quello di incidere in maniera significativa, riducendolo, sul numero di vittime della strada in Italia.

Fermo restando, che, al di là dell’impatto iniziale sulla percezione collettiva della portata delle singole disposizioni, la reale incidenza dissuasiva e general-preventiva delle nuove disposizioni sarà tuttavia, e con buona verosimiglianza, apprezzabile in concreto nel medio e nel lungo periodo.

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La Legge 25 novembre 2024, numero 177 recante: “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285”, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale numero 280 del 29.11.2024. E non sarà probabilmente ridondante, o addirittura disutile, ricordare che in data 20 novembre 2024, il Senato aveva approvato il nuovo e molto discusso codice della strada con 83 favorevoli, 47 contrari e un astenuto. Alcun effetto avevano in quella sede sortito i numerosissimi, oltre trecentocinquanta, emendamenti proposti dalle opposizioni.

Lo stesso Codacons, peraltro, aveva avuto modo di rilevare un aspetto fondamentale, ovvero quello per cui «qualsiasi nuova regola o inasprimento delle sanzioni verso i trasgressori resta lettera morta se sulle strade i controlli scarseggiano». Quasi a voler significare, in estrema sintesi, e probabilmente (la formula dubitativa appare doverosa) che questo nuovo codice della strada, pur presentandosi in astratto come potenziale misura utile, tuttavia, nel concreto, potrebbe necessitare di un bilanciamento tra le varie esigenze a confronto, ossia quella del legislatore e quella degli utenti della strada.

Volendo procedere per punti sintetici, il nuovo Codice della Strada vorrebbe intervenire, potenziandola, sulla sicurezza stradale attraverso la predisposizione di misure ad hoc, come, tra le tante, l’obbligo del dispositivo alcolock per i recidivi e nuove regole per i monopattini elettrici.

Il provvedimento, in buona sostanza e nella sua complessità, si articola in due distinte sezioni: la prima è dedicata alle modifiche specifiche al Codice della Strada (Titoli I, III e IV) e alla normativa, per così dire, extra-codice, concernente in particolare per la regolamentazione della micromobilità; la seconda inerisce, invece, una delega al Governo per la revisione del sistema normativo in materia di motorizzazione e circolazione stradale. È appena il caso di rilevare che il nuovo codice della strada, probabilmente anche in considerazione del trend giurisprudenziale in argomento, si propone di regolamentare, con maggiore specificità, i cosiddetti autovelox e i dispositivi per il controllo della velocità. Tanto più allorquando, con maggiore frequenza nel corso degli ultimi anni, la giurisprudenza abbia in varie occasioni tracciato una distinzione importante tra omologazione e approvazione dei dispositivi: circostanza che avrebbe determinato la cancellazione di numerose multe. E ancor di più allorquando, proprio talune recenti sentenze della Corte di Cassazione, abbiano da ultimo annullato talune sanzioni per l’uso di strumenti non omologati, ponendo così l’attenzione su quello che, probabilmente, è apparso come un vuoto normativo necessitante di maggiore chiarezza.

Interessante, sul piano della prevenzione, sembrerebbe inoltre l’introduzione dei corsi di educazione stradale nelle scuole superiori, trattandosi di una misura attesa da anni, che avrebbe il merito di riconoscere alle autoscuole un compito determinante nell’opera di sensibilizzazione delle nuove generazioni, da portare avanti non solo in aula, ma anche nei quartieri, al fine di promuovere una autentica cultura della sicurezza stradale che sia efficacemente consapevole.

Trattandosi di una riforma mirante a perseguire, negli intenti, l’incentivazione di una cultura della sicurezza stradale, perfettibile anche in considerazione delle criticità potenzialmente rilevabili, con buona verosimiglianza il suo successo, per così dire e se così volessimo definirlo, potrebbe dipendere dalla capacità di intraprendere forme di collaborazione intensa e di confronto continuo tra Istituzioni, Associazioni di Categoria, Cittadini e Forze dell’Ordine finalizzandole alla condivisione di percorsi che possano essere percepiti di interesse e utilità collettiva.

Giuseppina Di Salvatore

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