C’è un informativa della polizia giudiziaria alla procura sulle dichiarazioni di Gianluca Festa sull’inchiesta Dolce Vita. La Digos ha proceduto d’ufficio avviando un’attività informativa sul reato di diffamazione aggravata.
Il documento arrivato in procura sarà trasferito alla procura di Roma, competente su vicende che coinvolgono la procura di Avellino e i suoi magistrati in qualità di persona sottoposta ad indagini, di imputato o di persona offesa o danneggiata dal reato.
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L’indagine riguarda le dichiarazioni dell’ex sindaco di Avellino che ha pubblicamente dichiarato che ci siano state delle difformità nelle trascrizioni delle intercettazioni che lo riguardavano nel corso dell’inchiesta Dolce Vita. Per quella vicenda giudiziaria Festa era finito lo scorso aprile ai domiciliari. E ora sui media locali ha rilanciato le sue accuse: quell’inchiesta l’ha danneggiato finanche impedendogli di candidarsi. La Cassazione per alcuni profili aveva ritenuto i suoi arresti illegittimi. Poi la bomba sganciata in un’intervista al Mattino. «Sfido pubblicamente la procura ad ascoltare le intercettazioni e a confrontarle con le trascrizioni».
Frasi che hanno attirato l’attenzione delle forze di polizia che hanno avviato un’attività di indagine sia su chi le ha pronunciate che sugli stessi magistrati chiamati in causa che avrebbero commesso un’ipotetico falso. Le accuse rivolte al procuratore Domenico Airoma, al pm Vincenzo Toscano, e al Gip del Tribunale di Avellino Giulio Argenio sono dunque finite nell’attività d’indagine che è stata avviata d’ufficio dalla polizia giudiziaria. Festa sull’edizione del 31 dicembre del Mattino aveva detto: «Io voglio il riascolto pubblico: cosa ho detto davvero e cosa hanno avuto il coraggio di trascrivere».
L’ipotesi diffamatoria si sostanzia nelle dichiarazioni di Festa che sono state riassunte nel comunicato della Giunta dell’Anm regionale, l’associazione dei magistrati, che ha parlato di gravissimo attacco «da parte dell’ex sindaco che ha accusato i magistrati di avere costruito false intercettazioni nei suoi confronti in un procedimento aperto presso il locale tribunale».
Ma non era finita lì. Il giorno successivo su un’emittente locale Festa era tornato sull’argomento, «Sfido il procuratore Airoma ad ascoltare insieme, in piazza, le intercettazioni che mi riguardano: verrà così chiarito che le prove a mio carico non esistono», aveva detto nel corso di un’intervista a Franco Genzale, direttore di Itv, lasciando intendere che le accuse nei suoi confronti, per le quali venne arrestato il 18 aprile scorso nell’ambito dell’inchiesta «Dolce Vita» su dazioni di denaro da parte di tre imprenditori e su concorsi ritenuti truccati, sarebbero state trascritte in modo «scorretto».
Le dichiarazioni di Festa, rimesso in libertà dopo il pronunciamento di due sentenze della Corte di Cassazione che hanno annullato senza rinvio le ordinanze cautelari a suo carico, avevano già provocato la dura reazione della sezione irpina dell’Anm. In una nota, firmata dalla presidente Monica D’Agostino e dalla segretaria, Francesca Spella, veniva espressa «piena solidarietà al Procuratore capo, Domenico Airoma, al pm Vincenzo Toscano, e al Gip del Tribunale di Avellino Giulio Argenio, oggetto di violenti e irricevibili attacchi personali». Nella nota si sottolineava che «le affermazioni di un indagato in un procedimento per reati contro la pubblica amministrazione risultano gravissime in quanto si sostanziano dell’accusa di manipolazione e falsificazione di prove a suo carico: sono toni inammissibili in uno Stato di diritto». Auspicando la dovuta moderazione dei toni, l’Anm ribadiva che «la vicenda processuale dovrà essere svolta nell’aula di giustizia e non nella pubblica piazza».
E allo stesso modo la giunta esecutiva sezionale di Napoli della Anm auspicava «che non sia giammai influenzato, tramite i media, il libero e legittimo esercizio della giurisdizione».
Ora si arriva all’inchiesta. L’informativa degli organi di polizia appena giunto sul tavolo di Airoma passa alla Procura di Roma per competenza. Una volta ricevuta notizia di reato o una comunicazione su una notizia di reato è infatti obbligo della procura aprire un fascicolo che se riguarda lo stesso ufficio inquirente va trasferito a quello competente che aprirà un’indagine.
Va rilevato che sottoposti ad indagine sono gli stessi magistrati di Avellino chiamati in causa, i quali possono a loro volta costituirsi parte civile anche per l’eventuale risarcimento dei danni.
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