“Staccare la spina a Melucci ed ai suoi accoliti”

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di Alfredo Venturini della Segreteria Nazionale PSI

Non credo che in cima ai pensieri di ogni mio concittadino, a chi vive lontano da Taranto conservandone un ricordo affettivo e a coloro che quotidianamente ne osservano il declino, ci sia la collocazione politica e partitica di chi governa (è un eufemismo lo so) la Città.

Melucci e i suoi accoliti, la loro disinvolta “mobilità”, ci ha abituati a considerare irrilevante la loro collocazione: sarà sempre momentanea e disinvolta, mossa unicamente dalle ambizioni personali e da un uso strumentale delle Istituzioni, lontano dagli interessi veri della Comunità Tarantina e soprattutto dalla condizione economica e sociale degli ultimi, una condizione ormai strutturale.

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Una massa di disoccupati, precari, inattivi, pensionati poveri. Anziani sempre più soli, che non hanno il minimo necessario per vivere dignitosamente, perché impossibilitati ad accedere a un paniere di beni e servizi essenziali, giovani precari e in molti casi sulla soglia della povertà.

L’humus sul quale la politica mediocre esercita la raccolta cinica del consenso facendo leva sul bisogno.

Stanno li per promettere e soprattutto per gestire (anche questo ormai è un eufemismo) la “ricchezza che verrà”…

Nel 2024 l’indebitamento delle famiglie tarantine ha continuato ad aumentare, confermando la debolezza della dinamica della spesa delle famiglie.

In tre anni Taranto ha visto abbassare la saracinesca oltre seicento attività. Si tratta soprattutto di negozi di prossimità. Un trend impietoso che riflette una crisi senza precedenti.

La nostra città esprime 73 tavoli di crisi, con oltre 10.500 lavoratori. Senza considerare la siderurgia e il porto. Il tasso di occupazione è scoraggiante: 38,4% rispetto al 52,2% nazionale. Un dato ulteriormente corroso dall’uso degli ammortizzatori sociali. A Taranto e provincia i lavoratori e le lavoratrici che ne hanno dovuto fare ricorso sono quasi 25mila per un importo totale di oltre 10 milioni di ore.

Il tasso di disoccupazione in Italia è dell’8,1%, in Puglia del 12,1% a Taranto del 13,3%.

Taranto ha perso 3.000 abitanti solo nell’ultimo anno. Ogni anno, muoiono 2.500 persone a fronte di soli 1.300 neonati. La fuga dei giovani è un altro dato strutturale. Tra il 2002 e il 2021, il Sud ha perso 808.000 under 35, di cui 263.000 laureati. L’industria contribuisce alla ripresa del Sud con solo il 10%, contro il 24,5% del resto d’Italia. Sedici operai su 100 al Sud vivono in povertà assoluta.

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Secondo l’ISTAT, le famiglie in povertà assoluta sono passate dal 10,1% del 2001 al 10,7% del 2021, con un picco dell’11,2% al Sud. Il 41,4% delle famiglie povere risiede nel Mezzogiorno. Secondo la Caritas, un italiano su 10 è in stato di povertà, con il 9,4% della popolazione in povertà assoluta, un dato triplicato in 15 anni.

I primi mille giorni di vita influiscono in modo molto significativo sullo sviluppo e sulla vita di una persona.

Nei primi anni di vita si acquisiscono quelle abilità cognitive, socio-emozionali e fisiche essenziali per la vita

futura. Le situazioni di povertà, deprivazione e di esclusione sociale compromettono fortemente tali processi andando a incidere direttamente sulla vita dei bambini e, al contempo, anche su quella dei genitori, riducendo la loro capacità di proteggere, sostenere e promuovere lo sviluppo dei figli.

Paradossalmente sono proprio i bambini nella fascia 0-3 a registrare l’incidenza più alta di povertà assoluta pari al 14,7%, a fronte del 9,8% della popolazione complessiva. Praticamente oggi, più di un bambino su sette, nell’età 0-3 anni, è povero in termini assoluti, e con loro ovviamente i loro genitori. Nascere e crescere in una famiglia povera può essere il preludio di un futuro e di una vita connotata nella sua interezza da stati di deprivazione e povertà.

In questa drammatica situazione Melucci e i suoi accoliti decidono di privatizzare 9 asili nido comunali.

Di fronte a tanta ottusa scelleratezza poco importa se il “figliol prodigo” torni a mangiare alla tavola del padre dopo aver “sperperato il patrimonio vivendo in modo dissoluto (…) mettendosi al servizio di chi lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci”, (Vangelo secondo Luca Lc 15,1-3.11-32).

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Ammesso che lo faccia, il navigante non ha una rotta nel suo ostinato girovagare. Le sue valigie non troveranno mai pace…

Il segretario regionale del Pd pugliese, Domenico De Santis, in una recente intervista al Quotidiano, a proposito della inaffidabilità del sindaco Rinaldo Melucci, ha inteso chiaririre inequivocabilmente che “il Pd e il centro sinistra non accetteranno mai in coalizione coloro che sono in maggioranza con lui”.

Condividendone l’affermazione, aggiungo: chi lo accompagna, chi “è stato insignito del quarto ordine minore servendolo all’altare”  non avrà nulla di cui vantarsi se non una spregiudicata e dissoluta complicità!

Lo dico da socialista esprimendo una linea che marca la differenza da chi oggi siede in Consiglio Comunale. Una Politica che il PSI vuole rappresentare lontana dalle avventure e dalle responsabilità soggettive. Ma che vuole essere vicina al mondo degli ultimi, ai loro bisogni concreti e per noi irrinunciabili.

A Taranto, va costruita una visione alternativa di valori, di programmi e di governo, della quale i socialisti, e la loro cultura politica riformista, ambisce ad essere l’anima e la concretezza di una sinistra di governo.





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