Liste di attesa: chi ha ragione (o torto) tra Ministero e Regioni?

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella tira le orecchie sulle liste di attesa fuori controllo, mentre il ministro della Salute chiama in causa le lungaggini e le inefficienze delle Regioni

Liste di attesa in sanità fuori controllo. Ne ha parlato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno. “La scienza, la ricerca, le nuove tecnologie aprono possibilità inimmaginabili fino a poco tempo addietro per la cura di malattie ritenute inguaribili – ha detto il Capo dello Stato -. Nello stesso tempo vi sono lunghe liste d’attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita. Numerose persone rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari”.

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LISTE DI ATTESA IN SANITÀ: IL MINISTRO SCHILLACI CHIAMA IN CAUSA LE REGIONI

Si è sentito chiamare in causa il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha cercato di condividere con le Regioni la ‘tirata d’orecchie’ quirinalizia.  “Occorre uno sforzo maggiore anche da parte delle Regioni facendo buon uso delle risorse messe a disposizione e degli strumenti introdotti con la nuova legge per un sistema più efficiente”, ha detto il ministro, come riportato anche sul Corriere della Sera.

Schillaci non è nuovo a questi rimbrotti. Già in passato ha rimproverato alle Regioni “l’indolenza con la quale attingono ai fondi stanziati per il recupero di prestazioni non tempestive. Circa 100 milioni messi a disposizione (in parte dal precedente governo, in parte da quello attuale) per l’operazione recupero delle prestazioni non erogate non risultano spesi”, scrive sempre il Corriere. A novembre il ministro della Salute, durante un’interrogazione parlamentare, aveva detto che a partire da febbraio 2025 “sarà disponibile il cruscotto con gli indicatori di monitoraggio delle liste d’attesa, con i dati relativi a tutte le regioni e le province autonome”.

IL PIANO DEL MINISTERO DELLA SALUTE PER RIDURRE LE LISTE DI ATTESA

Una situazione particolarmente incresciosa per rispondere alla quale lo scorso giugno il Ministero della Salute aveva annunciato un piano per ridurle: esami anche il sabato e la domenica, un Cup unico regionale per controllare le agende di tutti gli ambulatori pubblici e privati-convenzionati, una piattaforma nazionale di monitoraggio e l’istituzione di un ispettorato per verificare il rispetto delle norme, un sistema per disdire facilmente le prenotazioni e lasciare il posto a qualcun altro e il divieto di sospendere l’attività di prenotazione.

Inoltre, se il cittadino non viene soddisfatto entro i tempi previsti (72 ore in caso di prestazione urgente, 10 giorni se in classe breve, 30-60 giorni per visite ed esami diagnostici, 120 giorni per quelli programmabili) deve automaticamente trovare risposta in una struttura privata convenzionata o nell’ambito dell’attività professionale svolta dal medico all’interno dell’ospedale.

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DAL LAZIO ALLA TOSCANA: LE AZIONI PER TAGLIARE LE LISTE DI ATTESA

I presidenti di Regione non ci stanno a condividere la ramanzina con il ministro. “Se è vero che le Regioni non utilizzano i fondi stanziati per il taglio delle liste di attesa, come afferma il ministro Schillaci? Noi li utilizzeremo entro quest’anno – ha detto al Corriere della Sera il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca -. Nel caso del Lazio però è una scelta vera e propria. Abbiamo deciso di dare la priorità a due operazioni senza le quali tamponare l’emergenza significherebbe ritrovarsi nelle stesse condizioni fra qualche tempo: entro il 2025 ci siamo impegnati a assumere 14mila operatori sanitari con fondi nostri.

Il problema delle liste di attesa nasce da qui. Ho la delega alla Sanità, se quanto ho detto non verrà realizzato, me ne assumerò direttamente la colpa. Per ora non sono preoccupato. I dati tendenziali dicono che la situazione migliora al pronto soccorso e per i tempi di accesso a visite e esami diagnostici. Comprendo però che il cittadino sia stufo di pazientare ancora”.

Anche dalla Toscana arriva qualche distinguo. “Proprio sulle liste d’attesa siamo fra i migliori in Italia – ha detto il presidente della Regione Toscana Euegenio Giani, parlando coi cronisti a margine di una inaugurazione a Careggi – conseguentemente riteniamo che anche i miglioramenti che ci sono stati fanno parte di un sistema che concentra le proprie risorse sulla sanità pubblica: nell’ultimo anno abbiamo messo 330 milioni in più rispetto al fondo sanitario nazionale. Siamo la Regione che mette più risorse proprie, quelle che magari dovrebbe spendere nel bilancio ordinario, per offrire più servizi in sanità. Proprio sulle liste d’attesa siamo la Regione che sta rispondendo di più nelle fasi dell’emergenza ai bisogni dei cittadini”.

D’altra parte, il governatore della Toscana intravede sulla questione del finanziamento al servizio sanitario anche uno scontro di campo: “Ci sono due scuole di pensiero sulla sanità – sostiene Giani-, da una parte c’è chi a Roma pensa, riducendo le spese sanitarie dal 7% al 6,3% sul Pil, che tanto ci penserà qualche clinica privata. E c’è l’altra scuola di pensiero, di cui la Toscana è avanguardia, che invece si sforza, crea risorse anche al di là di quello che viene dato dal governo per rendere forte e competitiva la sanità pubblica territoriale e ospedaliera”.

Leggi anche: Le Regioni mandano di traverso il G7 Salute al ministro Schillaci

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