I grandi aerei da trasporto russi hanno fatto la spola tra la base siriana e quella libica, alcuni sono ripartiti per il Mali dove sono schierati i militari dell’Afrika Corps russa. In Libia «accolti» 60 ufficiali del vecchio regime siriano
In attesa di certezze in Siria il Cremlino sfrutta l’unica sponda disponibile in Mediterraneo: la Cirenaica sotto il controllo di Khalifa Haftar. Da metà dicembre – segnala la CNN – grandi aerei da trasporto russi, dall’AN 124 al Ilyushin 76, hanno fatto la spola tra la base siriana di Hmeimim e quella libica di al Khadima.
L’inchiesta della rete satellitare americana conferma quanto era già emerso nei giorni successivi alla fuga di Assad – e ne avevamo dato conto sulle pagine del Corriere – con spostamento di missili antiaerei, radar, mezzi in direzione della Libia orientale. Trasferimenti, però, parziali mentre il contingente di Mosca ha iniziato a concentrare i propri equipaggiamenti nello scalo di Tartous e nella stessa Hmeimin: mossa – si è ipotizzato – in vista di uno sgombero successivo da condurre anche via mare con l’arrivo di alcuni mercantili. Nel frattempo, sempre in Libia, sono stati «accolti» circa 60 alti ufficiali siriani del vecchio regime.
Ricercatori che seguono il quadrante hanno però aggiunto un dettaglio: qualche velivolo ha fatto solo una sosta ad al Khadima ed è ripartito alla volta di Bamako, in Mali, paese dove sono schierati i militari dell’Afrika Corps russa in appoggio alla giunta locale. Negli ultimi giorni, poi, sono stati notati possibili lavori di ampliamento nell’installazione di Ma’atan As Sarah, nel sud della Libia e sotto il controllo di Haftar dal 2011. Uno snodo logistico interessante: il generale lo impiega per le azioni delle sue forze, è usato per rifornire le milizie ribelli sudanesi in guerra con Khartum e ha già visto la presenza dei russi in qualità di consiglieri. La posizione geografica la trasforma in un avamposto prezioso per le operazioni nel Sahel, la regione dove il Cremlino ha investito molto sul piano militare (prima con la Wagner, successivamente con l’Afrika Corps) ed economico. Grande sfida che ha permesso di estromettere i francesi.
Gli osservatori restano sempre molto prudenti sugli sviluppi e indicano alcuni punti:
1) Non è ancora detta la parola finale sulle basi in Siria, forse Putin spera di strappare qualcosa ai ribelli che hanno lanciato segnali non ostili e devono essere “buoni” con tutti.
2) Intanto Mosca prepara i “bagagli” nel caso debba lasciarle.
3) A Hmeimim sono ancora presenti alcuni caccia russi.
4) Le infrastrutture del porto cirenaico di Tobruk, al momento, sono insufficienti rispetto a quelle offerte da Tartous: dunque è complicato che possano essere utilizzate a pieno dalla Marina. Attualmente sono una decina le unità navali in Mediterraneo.
5) Haftar è un alleato imprevedibile, chiederà certamente nuove forniture alla Russia ma deve anche tenere conto delle pressioni occidentali. Secondo il quotidiano arabo Asharq al Awsat il leader non ha ancora deciso se concedere nuovi spazi alla Russia.
La CNN ricorda come appena una settimana fa il Capo di Stato Maggior italiano, generale Luciano Portolano, abbia compiuto una visita a Bengasi per un colloquio proprio con Haftar. A Roma, come al comando Nato, la possibilità di un ruolo allargato della Russia in Libia suscita grande allarme in quanto interessa il fianco sud dell’Alleanza e questo in una fase di grande tensione sulle rotte marittime.
Nel Baltico i finlandesi continuano le indagini sul “taglio” dei cavi di comunicazione subacquei con le accuse rivolte alla Russia mentre le unità dell’Alleanza atlantica sono impegnate a monitorare le navi avversarie, compresi alcuni mercantili che potrebbero partecipare all’evacuazione delle basi in Siria. Tra questi la Sparta che, dopo aver lamentato problemi ai motori, ha compiuto manovre poco chiare per poi dirigersi a sud della Sicilia. La Yantar, nave «per le ricerche scientifiche» (in realtà si dedica all’intelligence), ha incrociato al largo della Spagna dove è affondato il cargo Ursa Major – secondo Mosca per «un atto di terrorismo» – ed ha raggiunto, stando al segnalatore AIS, Alessandria d’Egitto.
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